L’impatto di un impianto offshore
Abbiamo già parlato dell’impatto ambientale dell’offshore. Oggi toccheremo ancora una volta questo tema ponendo sotto la lente d’ingrandimento i benefici che un impianto eolico offshore potrebbe portare alla comunità.
L’energia eolica offshore ha catturato l’attenzione di molti paesi. Mentre il Canada e gli Stati Uniti si stanno appena affacciando a questo settore, l’Europa può contare la bellezza di 1.502 turbine per una capacità produttiva di 4.336 megawatt connessi alla rete elettrica lo scorso giugno.
Da un punto di vista ambientale sappiamo che l’eolico offshore:
- fornisce energia pulita rallentando i cambiamenti climatici e l’acidificazione degli oceani
- può contare su venti più forti
- apporta benefici alla fauna marina perché riproduce un habitat simile a quello delle barriere naturali
- tutela i pesci dalla pesca a strascico, ottimo per l’ambiente ma fattore negativo per il settore ittico
- offre rifugio rifugio a mitili e alcune specie di granchi
L’unica problematica dell’energia eolica sorge alla fine del ciclo di vita delle turbine. Le turbine sono difficili da smaltire e il loro trattamento prevede tecniche piuttosto macchinose ma niente che le tecnologie moderne non possano affrontare.
Un impianto offshore ha un impatto positivo sull’ambiente e sull’economia. Allestendo un impianto eolico offshore da 130 turbine dalla capacità di 300 MW, l’impatto positivo sull’ambiente è chiaro, si produrrà abbastanza energia pulita da alimentare 130 mila abitazioni consentendo un grosso taglio delle emissioni nocive in atmosfera. Nella fase di costruzione si fornirebbe lavoro a 500 persone tra tecnici, operai, progettisti…
Per non parlare della creazione dei nuovi posti di lavoro e dei lavora stagionali che richiedono le opere di manutenzione. Una stima condotta negli Stati Uniti d’America, ha visto che allestendo un impianto eolico offshore di queste dimensioni, la comunità locale beneficerebbe di 250 milioni di dollari, per un movimento economico diretto di 400 milioni di dollari.
Pubblicato da Anna De Simone il 27 Dicembre 2012