Il ruolo chiave degli Enti Locali nel Piano Verde per l’Italia
Forse non ce ne siamo accorti perché la crisi ci ha distratti, ma negli ultimi 3 anni in Italia 360mila aziende hanno investito in tecnologie green e 240mila posti di lavoro (il 38% delle assunzioni nel 2012) sono stati creati da imprese dalla green economy. Ciò che serve ora è un grande Piano Verde nazionale articolato in 3 direttrici: le città, laboratori di esperimenti in green economy; la valorizzazione del territorio; l’uso efficiente delle risorse.
Di Piano Verde per la green economy si è discusso il 12 settembre a Roma nell’Assemblea programmatica nazionale dedicata a Regioni ed Enti Locali in preparazione degli Stati Generali della Green Economy, l’evento organizzato dal Consiglio Nazionale della Green Economy − in collaborazione con i Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico e con il supporto tecnico della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile − che avrà luogo il 6 e 7 novembre prossimi a Rimini nell’ambito di Ecomondo.
Nel corso dell’assemblea si è sottolineato che la green economy non è solo il passaggio da un’economia tradizionale a un’economia più verde, ma presuppone un cambiamento radicale nella società. Un cambiamento che sarà più radicale ed efficace se sarà generato dal territorio e dalle comunità locali che interpretano in modo più capillare i bisogni delle persone. La roadmap tracciata da Regioni ed Enti Locali prevede 5 tappe contenute in un documento.
1) Programmazione dei Fondi strutturali per sviluppare l’innovazione nelle imprese e nei territori. Nel ciclo 2007-2013 i fondi strutturali (FESR, FSE e FEASR) hanno messo a disposizione per circa 66 miliardi di euro e hanno intercettato settori che rientrano pienamente nel campo della green economy. Per rafforzare un percorso verde dei Fondi, il Piano propone che le Regioni convergano nel proporre misure coordinate a livello nazionale sulla green economy per fare massa critica; che le Regioni si coordinino per implementare un sistema di monitoraggio omogeneo; e che si utilizzino risorse per intervenire sulla Capacity Building degli Enti locali.
2) Mercati verdi pubblici e privati. Nel 2010 la spesa della PA per acquisto di prodotti e servizi ammontava al 16,3% del PIL (circa 252 miliardi di euro). È importante quindi considerare il potenziale degli acquisti verdi pubblici e privati di beni e servizi come leva di rilancio in chiave green del sistema produttivo e l’evoluzione green degli appalti pubblici. Per riuscirci serve: agevolare il raggiungimento dell’obiettivo del 50% di appalti verdi, tramite l’offerta di strumenti di supporto a Regioni e Enti Locali; promuovere la formazione presso le Pubbliche Amministrazioni e gli operatori economici e favorire il flusso di informazioni corrette e puntuali per creare una nuova cultura e sensibilità presso le stazioni appaltanti; puntare sulla sensibilizzazione del consumatore per sostenere iniziative di qualificazione green di prodotti; prendere la Città come ambito privilegiato di riferimento per operare sulla qualificazione di settori chiave dell’economia nazionale con interventi sull’innovazione e la ricerca (smart cities) e la rigenerazione urbana.
3) Credito e fiscalità ambientale. Risanamento e prevenzione idro-geologica, riqualificazione dei centri storici, ristrutturazione energetica nell’edilizia, trasporti urbani, rifiuti sono alcuni settori che hanno bisogno di capitali con ritorni a lungo termine. Serve allora: dare orizzonte temporale pluriennale ai bonus fiscali del 65% e 55%; riformulare il mix di strumenti fiscali di competenza nazionale, regionale e comunale al fine di privilegiare lo stimolo alla produzione e al consumo eco-compatibile; sviluppare forme di fiscalità proporzionali all’effettivo sfruttamento delle risorse ambientali ed energetiche; intervenire sulla disciplina del rapporto tra Enti Locali ed Esco al fine di favorire la realizzazione di interventi di efficienza energetica del patrimonio pubblico; attivare nuovi strumenti e prodotti finanziari.
4) Sviluppo di partnership pubblico-privato. Regioni e gli Enti Locali possono assumere un ruolo strategico per favorire lo sviluppo di partnership pubblico-privato a supporto delle imprese e delle aggregazioni di imprese relativamente ai temi dell’eco-innovazione. Serve allora dare impulso a livello nazionale per la trasformazione dei distretti industriali in eco-distretti; stabilire e incentivare forme di partecipazione pubblico private che facilitino la ricerca e lo sviluppo di innovazione green; di sostenere attività specifiche per la valorizzazione dei prodotti italiani anche sotto il profilo della qualificazione ambientale.
5) Tutela e valorizzazione dei territori. La green economy comprende anche le azioni rivolte a tutelare e valorizzare i territori, le aree naturali e gli ecosistemi, a prevenire il dissesto idrogeologico. Per raggiungere questi obiettivi il documento approvato dal Consiglio Nazionale della Green Economy propone di definire meccanismi e strumenti per sbloccare la possibilità di intervento degli enti locali consentendo, ad esempio, di derogare al patto di stabilità per spese di interventi di prevenzione, tutela e messa in sicurezza del territorio; prevedere premialità per gli enti pubblici in grado di dimostrare il proprio impegno al miglioramento degli aspetti ambientali, territoriali e paesaggistici; applicare per la gestione integrata dei rifiuti la direttiva quadro 98/08/CE e il principio di responsabilità del produttore; finanziare progetti sperimentali per favorire nuove opportunità di sviluppo economico sostenibile dei territori.
Pubblicato da Michele Ciceri il 12 Settembre 2013