Giornata Mondiale degli Oceani, in onore della settimana potenza economica mondiale. Se fosse uno Stato, l’oceano, scalzerebbe molti altri che sgomitano per la top ten, e invece questo potenziale patrimonio naturale e finanziario, si trova costretto a lottare per la propria esistenza e la propria salute. E’ infatti sotto continua minaccia e non siamo noi esseri umani totalmente estranei a questa assurda situazione, anzi!
I nemici dell’oceano, a cui dare un occhio durante la Giornata Mondiale degli Oceani, sono per lo più la pesca eccessiva, l’inquinamento, le esplorazione sottomarine per la ricerca e l’estrazione di petrolio e gas. Anche lo sviluppo intensivo dei trasporti marittimi e delle infrastrutture ha dato una mano a rovinare questo tesoro di biodiversità fluida e non scordiamo, anche se complessa da comprendere, l’acidificazione degli oceani.
E’ un fenomeno causato dai cambiamenti climatici e che quindi ci vede in parte coinvolti come “cattivi”, tra le vittime c’è invece in prima fila quella che poi in tanti vogliamo ammirare durante le ferie: la barriera corallina.
Quando ricorre la Giornata Mondiale degli Oceani
La Giornata Mondiale degli Oceani è l’8 giugno. Nelle 24 ore di questa giornata, indetta a livello globale, la parola d’ordine è fare festa all’oceano ma non con striscioni e jingle: creando in ogni modo possibile del presente, i presupposti per un futuro migliore.
Tutti noi siamo chiamati a fare almeno un gesto, nella Giornata Mondiale degli Oceani, perché l’oceano non si ammali in maniera irrecuperabile. Non è una preoccupazione che deve riguardare chi abita in zone costiere, o chi ha una attività che è inerente a questa realtà fluida ed estesa.
Se sta male l’oceano, ci rimettiamo tutti quindi tutti l’8 giugno siamo chiamati ad iniziare un anno di maggior impegno, fino alla prossima Giornata Mondiale degli Oceani. Si può iniziare lasciandoci coinvolgere in una delle tante iniziative, che siano 2.0 o con i piedi per terra, improntate alla sensibilizzazione e alla prevenzione dell’inquinamento marino. A partire da quel sacchetto di plastica in più che potevamo evitare si disperdesse nell’ambiente. Ve lo ricordate?
Giornata Mondiale degli Oceani: cosa si festeggia
La Giornata Mondiale degli Oceani vuole celebrare il ‘valore’ di questi ecosistemi che valgono almeno 24 mila miliardi di dollari: 2.500 miliardi di dollari l’anno. La stima è riportata dal WWF che con un breve calcolo elegge proprio l’oceano la settima economie mondiali.
Se ad alcuni possono sembrare una fissa da naturalista o un affare per il turismo, proprio le aree marine protette sono invece uno degli aspetti che crea maggior guadagno. Guadagno inteso anche, non solo ma anche, in moneta sonante. La VU University di Amsterdam per il WWF ha ottenuto una stima che sembra fatta apposta per stimolare la nostra partecipazione sentita alla Giornata Mondiale degli Oceani. Per ogni dollaro investito nella creazione di un’area marina protetta il valore dei benefici derivanti risulta tre volte ‘l’investimento’.
Questo si può valutare sia guardando i posti di lavoro creati, sia le coste tutelate e la proficua attività di pesca. Dopo questo risultato, il WWF è speranzoso di avere l’appoggio quasi unanime quando chiede nella Giornata Mondiale degli Oceani di porsi come “Mondo” l’obiettivo di raggiungere una percentuale di oceani tutelata dalle aree marine protette pari al 30%, entro il 2030.
Le previsione sono di benefici economici netti almeno di 490 miliardi di dollari ma, essendo ottimisti, anche di 900. Questo spalmato sul periodo 2015-2050. Per quanto riguarda “casa nostra”, anche se risulta assurda questa ottica quando si ha a cuore il pianeta, nella Giornata Mondiale degli Oceani possiamo ricordare che nel nostro angolo di oceano, nel Mediterraneo così ricco di biodiversità, c’è un così lento ricambio che non si riesce a smaltire l’inquinamento prodotto dalle nostre attività e resta comunque l’1% la percentuale di mare sotto protezione nell’intero Mar Mediterraneo.
Giornata Mondiale degli Oceani: iniziative per questo 2022
In occasione della giornata mondiale degli Oceani 2022, istituita dall’ONU e quest’anno dedicata al tema “Rivitalizzazione collettiva dell’oceano”, l’8 giugno Legambiente restituisce i dati rilevati durante la 29esima edizione di Clean Up The Med, versione mediterranea di Spiagge e Fondali Puliti, che si è svolta nel weekend del 13-15 maggio. Una grande iniziativa di volontariato ambientale promossa per il terzo anno consecutivo da COMMON (COastal Management and MOnitoring Network for tackling marine litter in Mediterranean sea), progetto europeo finanziato da Eni CBC Med, con 2,2 milioni di euro, che coinvolge Italia, Libano e Tunisia con l’obiettivo di tutelare le coste del Mediterraneo dai rifiuti marini, il marine litter, attraverso una loro gestione sostenibile.
Oltre 600 volontari, dagli 8 ai 70 anni, hanno partecipato alle attività di pulizia svolte in 20 spiagge situate in prossimità dei centri urbani e hanno portato alla raccolta di 200 sacchi di rifiuti, più di 1 quintale in totale. Il 65% dei rifiuti rinvenuti è costituito da plastica: cicche di sigaretta, bottiglie e bottigliette, seguite da tappi, bicchieri e frammenti eterogenei. Su oltre il 45% delle spiagge ripulite sono stati ritrovati guanti, mascherine o rifiuti legati alla cattiva gestione dei DPI (in Grecia in quantitativo maggiore, ma presenti anche in Algeria, Croazia, Libano, Italia e Spagna).
“Anche quest’anno l’iniziativa Clean Up The Med ha messo in campo uno straordinario lavoro di citizen science, un’estesa rete di collaborazione fra i cittadini dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e che hanno deciso di rendersi protagonisti indossando i guanti e iniziando a pulire le proprie coste — ha commentato Giorgio Zampetti, Direttore Generale Legambiente —. Un’edizione importante, visto che il 2022 si è aperto con il recepimento in Italia della direttiva europea SUP e nella stessa settimana è stata approvata finalmente la Legge “Salvamare” che permette ai pescatori di liberare il mare dai rifiuti. Risultati su cui ci siamo impegnati molto e che rappresentano senza dubbio un segnale positivo, ma per mettere in atto una vera e propria rivoluzione contro il marine litter nel Mediterraneo servono normative uniformi in tutti i Paesi costieri. Occorrerà quindi estendere il bando dell’usa e getta a tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, unito a norme più stringenti anche sugli altri rifiuti più comuni che si trovano sulle spiagge, insieme a buone pratiche di gestione e prevenzione dei rifiuti ”.
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