Fracking, parola quasi onomatopeica per indicare una tecnica estrattiva usata sia per il petrolio sia per il gas naturale che arriva dall’America porta molti danni. Sia a livello ambientale, acqua, aria e terreno, sia a livello di conflitti di interessi che, quando si parla di petrolio, non mancano mai. Il fracking è una tecnologia per estrarre il petrolio molto discussa, in tutto il mondo, in Italia la si chiama fratturazione idraulica ma la situazione non cambia e i rischi ambientali restano notevoli.
Fracking: significato
Il termine inglese è piuttosto criptico ma si tratta di una tecnica estrattiva non certo “indolore”, anzi. E’ stata messa in pratica per la prima volta in America nel 1947 dalla compagnia Halliburton e negli anni è stata affinata, soprattutto nello stato del Texas, non certo l’unico dove viene applicata.
Il fracking si basa sull’idea di sfruttare la pressione dei liquidi per creare delle vere e proprie fratture nel terreno.
Questa sorta di squarci che riusciamo ad aprire negli strati rocciosi più profondi sono delle fessure simili a quelle che possono essere presenti anche in natura. Quando però a crearle siamo noi, lo facciamo in modo studiato e strumentale, in modo da arrivare a dei giacimenti petroliferi situati in precisi punti sotto terra.
Create le fessure con la pressione dei liquidi, con metodi che andremo meglio a vedere, poi esse vengono allargate sempre utilizzando fluidi, acqua in questo caso, sotto pressione. Per mantenere aperti questi accessi al petrolio, servono però sabbia, ghiaia e granuli di ceramica.
Fracking: traduzione
Tradotto, il fracking suona come “fratturazione idraulica”, in alternativa si può usare anche nel nostro Paese il nome inglese, noto a chi opera nel settore, oppure sempre in inglese, la parola “hydrofracking” che ci ricorda come l’acqua sia tra le protagoniste del metodo. Proprio l’acqua, infatti, trattata, assieme ad altre sostanze, è ciò che viene utilizzato per far uscire il petrolio, oppure il gas, a seconda, che è situato in giacimenti “incastonati” nella roccia sotto terra. Si mira ad un recupero rapido e completo, senza farsi troppi problemi, purtroppo, per quanto riguarda le conseguenze di questa tecnica.
Fracking: petrolio
Uno dei due casi in cui il fracking viene maggiormente utilizzato, è l’estrazione di petrolio. Si procede per fasi, partendo dalla trivellazione con cui di crea un pozzo perforando ad una profondità di circa 3.000 metri per poi rivestire il canale creato con un tubo di cemento.
Questo passaggio serve perché, con il tubo, si ha poi modo di arrivare ai punti esatti in cui far poi saltare cariche esplosive di modeste dimensioni allo scopo di creare fori per far passare il petrolio che si sapeva di trovare nel terreno. Pompando liquidi, addizionati da agenti chimici e sabbia, con un ritmo anche di 16mila litri sotto pressione al minuto, si riesce a creare delle grosse “fratture”, delle spaccature sottoterra, nelle rocce, che permettono al petrolio di librarsi, oppure al gas naturale se siamo alla ricerca di questa materia prima.
Nonostante siano davanti agli occhi di tutti i danni legati ad una tecnica come il fracking, le compagnie petrolifere tentano sempre di rassicurare l’opinione pubblica sostenendo e promuovendo l’affidabilità di questa tecnica.
Fracking: guerra
Abbiamo parlato di petrolio, e di gas naturale, quindi anche se non siamo degli esperti del settore, non ci mettiamo molto a capire che gli interessi economici in ballo sono tanti. Il fracking ha aperto un dibattito a livello globale ed ha un impatto globale, non solo nelle aree in cui viene “fisicamente” applicato.
Si è spesso affrontata l’idea di vietare questa tecnica ma è chiaro che c’è chi è pronto a fare guerra agli anti-fracking per poter continuare a guadagnarci.
Ad oggi in Europa il fracking è vietato dalla legge in molti paesi ma non in tutti e ci sono degli stati in cui sono in corso studi per testare e utilizzare la tecnica nonostante il rischio ambientale molto forte, forse con l’idea di cercare di raggiungere l’autosufficienza energetica, rendendosi indipendenti dal petrolio arabo e dal gas russo.
Fracking: danni
Finora abbiamo parlato di importante impatto ambientale e di danni gravi senza entrare nello specifico, ma senza ombra di dubbio affermando che la tecnica di cui si parla è invasiva, pericolosa e devastante e comporta rischi per l’uomo e per l’ambiente.
Con il fracking si ha la contaminazione delle falde acquifere, dell’aria e del terreno per via delle miscele di agenti chimici e di sostanze inquinanti che vengono impiegati per creare le fessure nel terreno, come abbiamo visto, e per le fasi successive in cui si impermeabilizza e si cerca di tenere aperte le rocce.
Dalle analisi effettuate sui fluidi per la fessurizzazione meccanica, è emersa la chiara presenza di agenti cancerogeni e altamente tossici tra cui i noti naftalene, benzene, toluene, xylene, etilbenzene, piombo, diesel, formadeldeide, acido solforico, tiourea, cloruro di benzile, acido nitrilotriacetico, acrilamide, ossido di propilene, ossido di etilene, acetaldeide, di-2-etilesile, ftalati.
Non mancano poi alcune sostanze radioattive come gli isotopi di cromo, cobalto, iodio, zirconio, potassio, lanthanio, rubidio, scandio, iridio, krypton, zinco, xenon, manganese. Non c’è da stupirsi se l’ipotesi è che ci sia una correlazione con il verificarsi di molti casi di malattie renali e respiratorie, ma anche di patologie a carico del fegato, tumori e asma. Oltre ad inquinare il terreno, il fracking riesce a contaminare anche l’aria, per via diretta, visto che prevede lo sprigionamento di vapori ricchi di benzene ed toulene.
Se vi è piaciuto questo articolo continuate a seguirmi anche su Twitter, Facebook, Google+, Instagram