L’acronimo FAI (Fotovoltaico architettonicamente integrato) rappresenta la forma italianizzata della sigla inglese BIPV, che significa Building Integrated PhotoVoltaic, Sistemi fotovoltaici architettonicamente integrati. In parole semplici, parliamo di fotovoltaico integrato, ovvero di tutte quelle strategie che consentono di inglobare la tecnologia fotovoltaica in una struttura edilizia senza impattare negativamente con l’estetica, anzi, apportandone un miglioramento.
Il fotovoltaico architettonicamente integrato racchiude un gran numero di tecnologie fotovoltaiche che vanno dai film sottili alle piastrelle solari calpestabili.
Con tecnolgoie sviluppate nel settore del fotovoltaico integrato è possibile sostituire anche parti strutturali di un edificio anche se fino a oggi, le applicazioni più comuni prevedono la realizzazione di coperture fotovoltaiche integrate o facciate fotovoltaiche.
La storia dei sistemi fotovoltaici integrati nasce alla fine degli anni ’70 quando fu sviluppata la prima copertura fotovoltaica su specifica richiesta del dipartimento dell’energia americano (DOE). Agli inizi degli anni ’80 erano molti i progetti di questo settore, tuttavia gli alti costi di produzione e sviluppo hanno frenato vertiginosamente. Tutt’oggi, a distanza di oltre tre decenni, i costi del fotovoltaico integrato restano molto più alti rispetto al classico fotovoltaico ma dato le differenti applicazione, il paragone è quasi superfluo.
Ai tempi del Conto Energia, il fotovoltaico integrato godeva di una forma incentivante maggiorata. Dal 6 luglio 2013, il 5° Conto energia è terminato e con esso sono cessate le forme incentivanti dirette sulla produzione di energia pulita dal fotovoltaico.
In sostituzione, chi intende avvalersi del fotovoltaico integrato può contare sulla possibilità di detrazioni fiscali fino al 65% sulla spese di impianto come spese per ristrutturazione edilizia. Con l’energia prodotta è possibile provvedere -oltre all’autoconsumo- anche allo scambio sul posto.
Fotovoltaico architettonicamente integrato
Negli ultimi tempi si inizia a parlare di fotovoltaico architettonicamente integrato innovativo (FII). Nel fotovoltaico integrato innovativo entrano in gioco tre importanti fattori perché il modulo fotovoltaico diventa parte integrante nella struttura al fine di migliorarne anche l’aspetto estetico. Il materiale fotovoltaico che costituisce la superficie esterna ha il compito di:
-fare da barriera all’acqua piovana, alla neve e al ghiaccio
-offrire una superficie calpestabile
-garantire l’evacuazione dell’aria umida e della condensa
-i componenti fotovoltaici integrati devono offrire pari o migliore efficienza termica dei componenti che vanno a sostituire
Nel fotovoltaico integrato innovativo il modulo fotovoltaico esce dalla catena di montaggio come un semplice laminato e, per definizione, il sistema fa parte integrante dell’involucro edilizio. Sembra una distinzione banale ma con questa variazione, il fotovoltaico diventa materiale da costruzione.
In ambito di fotovoltaico integrato, dai primi anni del 2000 hanno fatto capolino nell’architettura bioclimatica i cosiddetti “rivestimenti dicroici”, questi agiscono come filtri ottici selettivi o come concentratori solari su selezione spettrale, cambiano colore, gestiscono il calore e producono, insieme ad altri strati sensibili all’irraggiamento solare, energia in funzione delle circostanze esterne quali l’angolo della radiazione solare o l’intensità della stessa. Nonostante i notevoli progressi tecnologici, i rivestimenti dicroici stentano a decollare: manca una filiera produttiva efficiente per la fabbricazione dei materiali e incombe la necessità di contenimento dei costi.
Altre forme alternative di fotovoltaico integrato si sono timidamente affacciate nel campo dell’arredamento, ne sono un esempio le sedie, gli ombrelloni e altri complementi d’arredo che integrano fotovoltaico a film sottile o celle in silicio amorfo come il caso del tavolino fotovoltaico.