“La foresta boreale si sta spostando a causa dei cambiamenti climatici” è il nuovo articolo frutto della collaborazione tra l’Area Valorizzazione e Impatto della Ricerca e Public Engagement – Agorà Scienza – e dal Green Office UniToGO dell’Università di Torino con la IdeeGreen S.r.l. Società Benefit.
L’articolo riprende i testi della dott. Tommaso Orusa pubblicati nell’opera “Lessico e Nuvole: le parole del cambiamento climatico”, la seconda edizione della guida linguistica e scientifica per orientarsi nelle più urgenti questioni relative al riscaldamento globale, curata dall’Area e dal Green Office.
La versione gratuita di Lessico e Nuvole, sotto forma di file in formato .pdf, è scaricabile dalla piattaforma zenodo.org.
La versione cartacea e l’eBook sono acquistabili online sulle seguenti piattaforme di distribuzione:
– Amazon
– Mondadori (anche con Carta del Docente e 18app)
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Tutto il ricavato delle versioni a pagamento sarà utilizzato dall’Università di Torino per finanziare progetti di ricerca e di public engagement sui temi dei cambiamenti climatici e della sostenibilità.
Cosa sono e dove si trovano le foreste boreali
Le foreste boreali si trovano nei climi freddi delle alte latitudini dell’emisfero settentrionale. Si trovano appena a sud della tundra artica, dove il principale fattore limitante alla crescita degli alberi è il clima e, in particolare, le basse temperature durante quasi l’intero l’anno e le ridotte precipitazioni.
Conosciute in Russia come taiga, le foreste boreali sono caratterizzate da specie che possono far fronte al freddo, come il pino, l’abete rosso e il larice. Coprono vaste distese del Nord America (in particolare Canada), dell’Europa settentrionale (Scandinavia) e dell’Asia.
Le foreste boreali sono il più grande bioma o ecosistema in termini di estensione sulla superficie terrestre e rappresentano circa il 30% delle foreste del mondo. Sono una riserva molto importante di carbonio. Sebbene vi sia molta incertezza sulla quantità precisa di carbonio che esse contengono, le stime suggeriscono che è più di un terzo di tutto il carbonio terrestre. Senza contare che circa un terzo del bioma boreale si sviluppa su suoli che presentano permafrost. In virtù dell’importante ruolo che tali foreste rivestono come sink di carbonio (ovvero “pozzi di assorbimento del carbonio”, capaci di sottrarre CO2 dall’atmosfera – N.d.C.) e di conseguenza di regolazione del clima, sono considerate oggetto di grande studio nonché un importantissimo tipping point.
Il riscaldamento della zona boreale e della tundra
Negli ultimi decenni, come evidenziato da numerose ricerche, la zona boreale e la tundra si stanno riscaldando rapidamente, circa il doppio della media globale (al pari delle aree montane e alpine). Il continuo aumento della temperatura potrebbe generare rapidi cambiamenti nelle foreste boreali, compreso il deperimento.
Le estati sempre più calde con ondate di calore creano forti condizioni di stress per le specie arboree attualmente dominanti e innescano vari fenomeni: una maggiore vulnerabilità alle malattie, una diminuzione dei tassi di riproduzione e la relativa produzione di semi, incendi più frequenti che causano una mortalità significativamente più alta. Uno studio pubblicato su Nature Climate Change nel 2017 da Seidl et al. ha, in effetti, evidenziato come il rapido riscaldamento in tali aree potrebbe mettere le regioni boreali a particolare rischio di disturbi naturali quali siccità, incendi, parassiti e malattie. Rispetto ad altri ecosistemi in tutto il mondo, lo studio rileva che «i futuri cambiamenti di disturbo saranno probabilmente più pronunciati nelle foreste di conifere e nel bioma boreale».
Diversi altri studi evidenziano come il continuo riscaldamento estivo, in assenza di aumenti sostenuti delle precipitazioni, ha determinato un punto di svolta già intorno alla metà degli anni ‘90 del secolo scorso determinando, nelle foreste boreali dell’Europa centrale occidentale, un regime più caldo e più secco.
Ricerche dell’Arctic Boreal Vulnerability Experiment (ABoVE) della NASA indicano che piuttosto che mostrare risposte graduali, gli ecosistemi boreali tenderanno a spostarsi bruscamente tra stati alternativi in risposta ai cambiamenti climatici.
Un esempio di “punto critico” nelle foreste boreali è una situazione in cui un evento di incendio estremo (o altri eventi gravi e ripetuti) rendono il sistema incapace di rigenerarsi come ecosistema forestale e tendono a spostarlo verso un ecosistema scarsamente boscoso o prativo. In particolare ciò si sta già osservando nei margini meridionali con clima relativamente più caldo e asciutto o ai limiti della foresta. Diversi studi di modellistica forestale mostrano che questi cambiamenti si tradurranno in una biomassa epigea (ovvero tutta la biomassa sopra il suolo, inclusi rami, corteccia e fogliame) molto ridotta.
Il rapporto speciale dell’IPCC
Il rapporto speciale dell’IPCC per lo scenario di aumento globale della temperatura di 1.5 °C rileva che «l’aumento della mortalità degli alberi comporterebbe la creazione di vaste radure e praterie, che favorirebbero un ulteriore riscaldamento regionale e una maggiore frequenza degli incendi, inducendo così un potente meccanismo di feedback».
Tendenze di spostamento della foresta boreale verso ecosistemi differenti sono già registrate in diverse regioni del Pianeta. Uno studio sulle foreste in Alaska, ad esempio, ha identificato un diffuso passaggio dalla vegetazione da foreste di conifere a quelle di latifoglie che, iniziato intorno al 1990, continuerà nei prossimi decenni. Il riscaldamento globale non ha solo effetti determinando un innalzamento della tree-line (limite di quota delle piante) ma anche a livello di distribuzione latitudinale. Infatti, mentre gli alberi all’estremità meridionale della zona boreale rischiano il deperimento o di essere soppiantati da specie decidue più resistenti, le ricerche suggeriscono l’estremità settentrionale delle foreste potrebbe spostarsi più nord, nella tundra, a causa del cambiamento climatico. Uno studio di modellistica di Ostberg et al. 2018 sulla rivista Earth’s Future rileva che, anche se i limiti di riscaldamento dell’Accordo di Parigi verranno rispettati, «le foreste boreali si sposteranno verso la tundra, mentre [più a sud e nelle zone meridionali della taiga attuale] la composizione degli alberi si sposta verso specie temperate».
In base agli attuali impegni di riduzione delle emissioni in base agli Accordi di Parigi, lo studio prevede «importanti effetti del cambiamento climatico per oltre l’80% della tundra e oltre il 40% per tutte le foreste boreali».
Vari rapporti dell’IPCC (tra cui quello relativo ad 1.5 °C) concludono che «con alta confidenza le specie arbustive legnose stanno già invadendo la tundra e procederanno [a innescare nuove dinamiche di successione ecologica] con un ulteriore riscaldamento». Di conseguenza, si prevede una diminuzione dell’albedo della vegetazione (poiché gli arbusti e gli alberi riflettono meno radiazione solare rispetto alla prateria tipica della tundra) soprattutto in primavera spostandosi verso nord; ciò amplificherà il riscaldamento locale e favorirà condizioni per una maggiore frequenza e severità di incendi e mega-incendi, che già oggi si registrano, con effetti fortemente negativi sulle aree in cui è presente il permafrost e, più in generale, sul clima.
dott. Tommaso Orusa, Gruppo Energia e Coordinamento Cambiamenti Climatici UniTo Green Office UniToGO; Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari – Università di Torino
Bibliografia
– Latini Gianni, Bagliani Marco, & Orusa Tommaso. (2020). Lessico e nuvole: le parole del cambiamento climatico – II ed., Università di Torino. Zenodo. http://doi.org/10.5281/zenodo.4276945
– Buermann, Wolfgang, et al. “Recent shift in Eurasian boreal forest greening response may be associated with warmer and drier summers.” Geophysical Research Letters 41.6 (2014): 1995-2002.
– Gauthier, Sylvie, et al. “Boreal forest health and global change.” Science 349.6250 (2015): 819-822.
– Lenton, Timothy M. “Arctic climate tipping points.” Ambio 41.1 (2012): 10-22.
– Mann, Daniel H., et al. “Is Alaska’s boreal forest now crossing a major ecological threshold?.” Arctic, Antarctic, and Alpine Research 44.3 (2012): 319-331.
– Ostberg, Sebastian, et al. “The biosphere under potential Paris outcomes.” Earth’s Future 6.1 (2018): 23-39.
– Scheffer, Marten, et al. “Thresholds for boreal biome transitions.” Proceedings of the National Academy of Sciences 109.52 (2012): 21384-21389.
– Seidl, Rupert, et al. “Forest disturbances under climate change.” Nature climate change 7.6 (2017): 395-402.