Quando si parla di tinnito ci si riferisce a un “suono” che proviene dall’interno del corpo, piuttosto che da una fonte esterna. Spesso viene descritto come “ronzio nelle orecchie”, o fischi all’orecchio, anche se in realtà è possibile percepire diverse tipologie di suono.
Addirittura, alcune persone possono sentire suoni simili alla musica o al canto, mentre altre sentono rumori che battono a tempo con il polso (tinnito pulsatile). Altre ancora notano che questo problema è concomitante al fatto che l’udito non è più “buono” come quello di una volta o che si è diventati molto più sensibili ai suoni di tutti i giorni (iperacusia).
Fischi all’orecchio: sono gravi?
L’acufene, o i fischi all’orecchio, raramente sono un segno di una grave condizione di fondo. Per alcune persone la condizione può essere transitoria, e dunque andare e venire periodicamente, o essere comunque molto lieve.
Tuttavia, a volte il problema può essere continuo e avere un impatto significativo sulla vita di tutti i giorni. I casi gravi possono essere molto impattanti, tanto da influenzare la concentrazione e causare problemi come difficoltà a dormire (insonnia) e depressione.
In molti casi, l’acufene migliora gradualmente nel tempo. Ma è importante chiedere il parere di un medico per vedere se è possibile trovare e curare una causa di fondo e, dunque, effettuare una diagnosi che possa aiutare a trovare il modo di affrontare il problema.
È il caso di contattare il medico?
In linea di massima, è bene contattare il proprio medico di famiglia se si avvertono in maniera continua e/o regolare suoni come ronzii e fischi nelle orecchie.
Il medico può esaminare le orecchie per vedere se il problema può essere causato da una condizione che potrebbe essere facilmente trattata, come un’infezione all’orecchio o un accumulo di cerume. Può anche effettuare alcuni semplici controlli per vedere se si ha una perdita dell’udito rispetto allo standard.
Se necessario, il vostro medico di famiglia può indirizzare ad uno specialista per ulteriori esami e trattamenti.
Cosa causa i fischi alle orecchie?
I fischi all’orecchio possono svilupparsi gradualmente nel tempo o manifestarsi improvvisamente. Non è chiaro il motivo per cui si verificano, ma spesso compaiono insieme ad un certo grado di perdita dell’udito, più o meno lieve.
Dunque, l’acufene è spesso associato a:
- perdita dell’udito legata all’età,
- danni all’orecchio interno causati dall’esposizione ripetuta a rumori forti,
- un accumulo di cerume,
- un’infezione all’orecchio medio,
- malattia di Ménière – una condizione che causa anche perdita dell’udito e vertigini,
- otosclerosi – una condizione ereditaria in cui una crescita ossea anomala nell’orecchio medio causa la perdita dell’udito.
Ad ogni modo, non sempre i fischi nelle orecchie sono accompagnati da una o più di queste condizioni. E’ infatti possibile che la persona affetta da acufene non abbia alcun problema evidente con le orecchie o con l’udito: è questo, in media, un caso su tre.
Chi può essere affetto dai fischi nelle orecchie
La maggior parte delle persone ritiene di aver avuto brevi periodi di acufene dopo essere stata esposta a rumori forti, come ad esempio dopo un concerto musicale.
Si stima in particolar modo che nei Paesi europei occidentali circa il 10% della popolazione abbia a che fare con questo problema, ma fortunatamente solamente l’1% della popolazione ne soffre con una gravità tale da influire sulla loro qualità di vita.
L’acufene può colpire persone di tutte le età, compresi i bambini, ma è più comune nelle persone di età superiore ai 65 anni.
Fischi all’orecchio: come curarli?
Attualmente non esiste un unico trattamento per l’acufene che funziona per tutti. Tuttavia, la ricerca per trovare un trattamento efficace sta continuando in maniera piuttosto incoraggiante, mese dopo mese.
Come avviene per qualsiasi tipo di condizione, il punto di partenza è sempre quello di trovare una causa alla base del proprio acufene. Così facendo, infatti, il medico potrà individuare un trattamento efficace che può aiutare a migliorare la propria condizione, come ad esempio, la rimozione di un accumulo di cerume nel caso sia questo elemento ad aver scatenato il pregiudizio.
Se invece non si dovesse riuscire a trovare una causa specifica, il trattamento si concentrerà sull’aiutare il paziente a gestire la condizione su base quotidiana.
Alcuni degli accorgimenti più utili possono riguardare:
- la terapia del suono, ovvero ascoltare suoni “neutri” per distrarre la persona dal suono dell’acufene;
- la consulenza, ovvero una terapia che ha lo scopo di istruire la persona sull’acufene e aiutarla ad affrontarlo in modo più efficace,
- la terapia cognitivo – comportamentale (CBT), ovvero una terapia che ha lo scopo di aiutare a cambiare il modo in cui si pensa al proprio acufene in modo che diventi meno evidente,
- la terapia di rieducazione all’acufene (TRT), ovvero una terapia che ha lo scopo di aiutare a rieducare il modo in cui il proprio cervello risponde all’acufene in modo da iniziare a sintonizzare il suono e diventare meno consapevole di esso.
Naturalmente, per poter disporre di maggiori informazioni consigliamo tutti coloro i quali ne fossero interessati a parlarne con il proprio medico.