Fichi d’India: frutto, proprietà e calorie
Fichi d’India, buoni ma spinosi, interessanti anche per la loro forma caratteristica che è entrata a far parte del paesaggio di molte regioni, anche d’Italia. E’ a volte un frutto divertente e dal nome simpaticamente strambo, è sulla bocca di molti ma pochi lo mangiano davvero spesso. Meno ancora me saprebbero elencare le proprietà. Facciamolo adesso!
Fichi d’India: pianta
In Calabria e in Sicilia non è poi così strano vedere la pianta del Fichi d’India, anzi, sarebbe strano non incrociarne nemmeno una. E’ molto simile al classico cactus, tra l’altro suo parente. Come pianta grassa, quella del fico d’India produce frutti nel periodo estivo.
Fichi d’India: frutto
I frutti sono giallo-aranciato, sempre più carichi di colore man mano che maturano, sempre mantenendo la loro tipica forma tonda e leggermente allungata. Uno degli aspetti, caratteristici dei Fichi d’India è la presenza di spine, certo coreografiche, ma non molto comode se si tratta di sbucciarli e mangiarli.
Non facciamoci scoraggiare, però, perché una volta superata la prova delle spine, potremo gustare la sua polpa succosa e carnosa, ricca di acqua, zuccheri, vitamine e sostanze minerali. Ci troveremo anche dei semini, ma nulla di cui preoccuparsi.
Fichi d’india: proprietà
Ricchi di vitamine, la C prima di tutto, e anche di minerali, soprattutto di potassio e magnesio, i Fichi d’India hanno anche un elevato contenuto di fibre che sono molto utili sia a chi soffre di stitichezza, sia a chi è attento alla propria regolarità intestinale.
Chi è attento alla linea, invece, potrà trovare in questi frutti un interessante modo per avere un senso di sazietà e un aiuto per assimilare meno grassi e zuccheri, tenendo sotto controllo anche la glicemia.
Chi teme l’avanzare dell’età e i suoi inevitabili effetti, mangiando fichi d’India fa il pieno di antiossidanti combattendo i radicali liberi e l’invecchiamento cellulare, inoltre questi frutti favoriscono la diuresi e ciò porta ad una evidente riduzione del rischio di calcoli renali.
Fichi d’India: calorie
Solo 55 sono le calorie che ingeriamo quando mangiamo 100 grammi di Fichi d’india, netti. Ciò significa, facendo una stima, che se ogni frutto pesa due etti, ci fornisce 100 calorie saziandoci.
Tutti possono inserire questo frutto nella propria dieta estiva, tutti tranne coloro che soffrono di fichi d’India a chi soffre di diverticoli. E’ per via dei semini contenuti nei frutti; c’è il rischio che si incastrino nelle anse dell’intestino creando così infiammazioni sgradite o aggravando quelle già esistenti in chi ne soffre.
Fichi d’India: ricette
Quando vogliamo cucinare un piatto con i Fichi d’India, non fermiamoci al frutto ma consideriamo anche le pale, perché sono buone e ricche di proprietà parimenti. Possiamo spaziare tra tante ricette, le più semplici sono quelle di prodotti che possiamo anche trovare in commercio, già preparati e confezionati, come ad esempio succhi, marmellate, gelati, granite, sciroppi.
Se però vogliamo spingerci oltre e sorprendere i nostri ospiti, osiamo preparare frittelle a base di Fichi d’India e anche risotti. Il sapore seppur dolce di questi frutti, non è affatto incompatibile come ricette salate, anzi, ben si combina. Intanto per colazione, si può iniziare a prendere confidenza con il sapore acquistando un vasetto di confettura a base di fico d’India, rigorosamente bio, prodotto in Sardegna.
Fichi d’India nella storia
Detta Opuntia ficus-indica questa pianta come abbiamo visto arriva a noi dal Messico e da tempi molto antichi è stata utilizzata dalle popolazioni che vivevano in Sud America. Era coltivata e commerciata anche dagli Aztechi che non solo ne apprezzavano le proprietà ma la reputavano anche una pianta sacra con forti valori simbolici.
In Europa il Fico d’India arriva attorno al 1493, non una data a caso, ma esattamente un anno dopo rispetto al ritorno a Lisbona della spedizione di Cristoforo Colombo. E’ solo una ipotesi perché di fatto il primo documento che ci racconta di questa pianta risale solo al 1535 e distingue due specie: il Cactus opuntia e il C. ficus-indica.
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Pubblicato da Marta Abbà il 18 Agosto 2018