Federica, Elena e Carlotta raccontano il fiume Lambro

Elena e Federica controllano le riprese

Raccontare il Lambro, anzi, ascoltare, prima, chi vive lungo le sue rive e lo ha visto inquinarsi di anno in anno da decenni, e poi riportarne la voce, assieme alle immagini, in documentario che è un lungo viaggio, per ricordare, ma anche per informare e per cambiare le cose, tutti assieme. Federica Orru e Elena Maggioni, autrici e registe, con Carlotta Marrucci, montatrice, (Casba Film) lo hanno fatto, sotto la spinta “sempre verde” di Legambiente ed hanno così realizzato “Ciar cum’è l’acqua del Lamber” sviluppato nell’ambito dell’attività del Contratto di Fiume per il Lambro, promosso da Regione Lombardia, grazie al sostegno di Fondazione Cariplo e delle società che gestiscono il ciclo idrico in Brianza e nel Milanese: BrianzAcque, Tasm, Amiacque, Cap Holding.

1) Cosa racconta il vostro documentario?

“Ciar cum’è l’acqua del Lamber” (in dialetto lombardo, “Chiaro come l’acqua del Lambro”) racconta la storia di un fiume, del suo territorio e della sua gente. Un fiume che purtroppo si conosce quasi soltanto per essere uno dei più inquinati d’Italia. In realtà è un fiume ricco di storia, perché scorre lungo 130 km del territorio lombardo, attraversa prati, valli, paesi e grandi città, e per questo è un fiume con molte cose da raccontare. Quando Legambiente ci ha proposto di realizzare questo documentario
siamo rimaste subito affascinate dall’idea di un viaggio alla scoperta di una realtà poco raccontata e conosciuta nella sua storia e nel suo valore, e proprio per questo abbandonata e deturpata, nonostante le sue acque e le sue storie scorrano accanto a moltissime persone.

2) Quanto tempo ci avete impiegato per girarlo e come avete lavorato?
La realizzazione del documentario è durata un anno e mezzo. Abbiamo voluto conoscere il fiume e le sue terre, per questo abbiamo viaggiato lungo il suo corso con diversi mezzi: in macchina, in bici, a piedi, in barca, in canoa, in parapendio… Abbiamo incontrato molte persone e visitato numerosi paesi, perché volevamo raccontare le peculiarità dei diversi tratti del fiume. Volevamo dare allo spettatore l’idea di un viaggio che facesse conoscere il fiume in maniera diversa, da vicino e persino da dentro, come spesso non viene vissuto dalle persone.

3) Quando è nata l’idea del documentario? C’è un nesso con lo sversamento della Lombarda Petroli?

Il progetto di realizzare un documentario è nato poco prima dello sversamento di idrocarburi avvenuto il 22 febbraio 2010, va infatti sottolineato che il fiume era già in pessime condizioni anche prima del disastro ecologico di Villasanta. Per questo, senza poter prevedere il disastro poi avvenuto, si sentiva il bisogno di realizzare uno strumento – il documentario – che amplificasse un messaggio di sensibilizzazione nei confronti della salvaguardia del fiume, rivolto a cittadini e istituzioni. Quando è avvenuto lo sversamento, il documentario è diventato sempre più urgente e necessario.

4) Cosa sapevate del disastro del Lambro prima di girare il documentario?

Due di noi hanno passato la propria infanzia nel territorio del fiume, la terza vive vicino al tratto che passa nella parte sud-ovest di Milano, ma, nonostante ciò, noi per prime abbiamo conosciuto un fiume Lambro che non sospettavamo, nel bene e nel male.
Abbiamo visto e documentato luoghi di un’inattesa bellezza e ancora incontaminati, sconosciuti alla maggior parte delle persone e per questo poco fruiti, e purtroppo anche luoghi estremamente deturpati: scarichi abusivi, angoli di fiume utilizzati come discarica e altri segni dell’inciviltà dell’uomo che prima lo ha sfruttato e inquinato, e infine lo ha nascosto come una presenza scomoda.

5) Cosa avete scoperto parlando con la gente che ci abita accanto?

Parlando con le persone che abitano il territorio del fiume, abbiamo scoperto che il Lambro in passato era considerato una fondamentale risorsa: era utilizzato nelle attività produttive (l’agricoltura, l’artigianato e poi l’industria) e domestiche, ma anche vissuto come luogo di ritrovo e di svago nel tempo libero. Si pescava, si faceva il bagno, si facevano i pic-nic, le donne chiacchieravano dei fatti del paese mentre lavavano i panni… Le generazioni che hanno conosciuto il fiume pulito ci hanno raccontato di un grande attaccamento al tempo trascorso lungo le sue sponde, e di aver vissuto come una grave perdita la sua repentina e sempre più grave deturpazione, a causa soprattutto dell’inquinamento sia industriale sia domestico.
E’ stato molto triste per loro vedere il fiume trasformato da risorsa collettiva ad una fogna a cielo aperto, una discarica che, proprio per il suo essere sempre più inquinata e cementificata, è stata negli anni abbandonata, dimenticata, rimossa dall’opinione
pubblica. Ma le persone che abbiamo incontrato sembrano non aver mai perso la speranza di salvare il fiume: associazioni e singoli cittadini, ambientalisti e pescatori, canoisti e studiosi, artisti e semplici amanti della natura che hanno cercato, ognuno a proprio modo, in questi anni di contribuire a far conoscere il valore del fiume per tutelarlo.
A questo proposito, un altro aspetto che ci ha colpito ricostruendo la storia del fiume è il fatto che sia stata la gente comune a indignarsi per i primi forti inquinamenti del fiume, negli anni ’70, e a chiedere alle istituzioni di intervenire.

6) Cosa è cambiato secondo voi dopo il disastro nella vita delle persone?

Le persone che abbiamo incontrato, già preoccupate prima per le sorti di quello che sentono il loro fiume, hanno espresso tutta la loro indignazione di fronte all’ennesimo colpo inferto al Lambro e al suo territorio. Lo sversamento, un fatto gravissimo dal punto di vista ecologico, ha avuto almeno un merito: ha riacceso l’attenzione sul fiume Lambro. Dato che il processo è ancora in corso, abbiamo infatti scelto di raccontare l’aspetto mediatico della vicenda. Purtroppo, del Lambro si parla solo in caso di emergenze come alluvioni o disastri ambientali, è vero che le conseguenze ecologiche dello sversamento sono state gravi, ma il fiume viene inquinato silenziosamente durante tutto l’anno da decenni, eppure di questo non si parla con la dovuta attenzione.

7) Quali reazioni vi augurate di suscitare il vostro documentario?

Speriamo che il documentario possa far capire alle persone che anche oggi il Lambro e il suo territorio sono una preziosa risorsa da tutelare: sia perché l’inquinamento contamina, oltre al fiume, il territorio circostante e quindi le falde acquifere, i laghi e i mari, quindi mette a rischio la salute collettiva; sia perchè vivere un ambiente naturale e trascorrervi il proprio tempo libero migliora la qualità della vita.

GUARDA: le fotografie di Federica, Elena e Carlotta al lavoro sulle sponde del Lambro.

Il video di “CIAR CUME’ L’ACQUA DEL LAMBER”, il documentario prodotto da LEGAMBIENTE sul fiume Lambro a cura di CASBA FILM.

GUARDA: le fotografie di Federica, Elena e Carlotta al lavoro sulle sponde del Lambro.