Non si sente parlare spesso di Faraona mitrata ma di gallina faraona sì, e si tratta dello stesso animale che oltre a questi due nomi ha anche quello scientifico di Numida meleagris datogli da Linneo nel lontano 1758. Questo animale è un uccello, lo sappiamo in molti perché lo vediamo servito in tavola con le sue forme originali di pennuto, ed è un galliforme appartenente alla famiglia dei Numididi.
Lo si alleva dalle nostre parti mentre è diffuso allo stato selvatico soprattutto nell’Africa settentrionale. Noi lo conosciamo non certo per la sua fama da animale da compagnia bensì per via della prelibatezza delle sue carni. E’ arrivato proprio per questo in Europa e per simili motivi si è fatto strada anche in Medio Oriente e nelle Americhe dove è un animale da allevamento classico, non viene quasi mai considerato come un esemplare appartenente alla categoria “selvaggina”.
Faraona mitrata maschio
La taglia di questo uccello può essere considerata media o medio grande, è lungo, coda compresa, circa una sessantina di centimetri, assomiglia o per lo meno ricorda la gallina comune anche se chiunque, non esperti compresi, si accorge che c’è qualcosa di diverso. Il piumaggio è differente: la Faraona mitrata sia che sia allevata, sia che scorrazzi libera, ha dei colori diversi da quelli di una gallina delle tante, ha uno sfondo nero oppure grigio molto scuro, uniformemente punteggiato di bianco, con sfumature lilla sul petto privo di macchie.
Avete mai visto una gallina a pois? E non è finita, ci sono delle sfumature brunastre sulle penne remiganti e il vessillo esterno è striato di bianco. L’aspetto di una Faraona mitrata è ben diverso quindi a livello di colori ed è anche molto variopinto, all’interno di questa stessa specie troviamo poi anche tante varietà tra cui quelle della faraona grigio chiaro (dette “azzurra”), quella della faraona rosato-violacea uniforme (“lilla”) e quella della faraona beige isabellina (“camosciata”), ma le combinazioni sono numerose
Come mai parliamo di Faraona “mitrata”? questo termine è derivante dalla presenza sul vertice del capo dell’animale di un grande e solido casco corneo che, ora arriviamo al mitrata, assomiglia molto alla mitra episcopale. Non è noto chi per primo abbia notato e raccontato questa analogia ma è senza dubbio azzeccata ed infatti la faraona si chiama ormai così. Ci sono anche altre caratteristiche tipiche meno da cartolina o da soprannome, ad esempio le caruncole presso gli angoli del becco e la cute del capo quasi nuda, di colore azzurrino e coperta solo da rade piume filiformi.
Che sia maschio o che sia femmina, non fa molta differenza per quanto riguarda l’aspetto, occhi compresi che sono marrone scuro, becco compreso, che è sempre rosso con la punta gialla. Il dismorfismo sessuale nella Faraona mitrata non è molto presente, le differenze si notano meglio nel comportamento.
Faraona mitrata maschio e femmina
Si potrebbe parlare di famiglie allargate o di vere e proprie bande, guardando ai gruppi di faraone mitrate che girano quando non sono in cattività. Si formano facilmente delle grandi schiere di animali per via del loro carattere tendenzialmente molto socievoli tra loro e gregari, anche se per quanto riguarda le coppie e la riproduzione, sono del tutto monogami.
Una volta costituitasi una coppia, si prepara il nido che è una sorta di conca scavata nel terreno e imbottita con ben poco impegno sia da parte del maschio che dalla parte della femmina, Le uova in ciascuna covata variano da un numero di 5 ad un numero di 8, hanno un guscio lucido e duro, sono color bianco sporco che può anche tendere al giallino.
Mentre la femmina le incuba per 25 giorni, il maschio non si da alla bella vita ma sta in guardia per proteggere la sua futura prole in modo molto ligio e fedele. In generale le faraone mitrate non sono aggressive ma se si tratta di difendere la propria famiglia o la propria compagna non si pongono molto problemi, si azzuffano spesso con gli altri polli e si dimostrano aggressivi.
Faraona mitrata: habitat
In origine l’area di diffusione della faraona mitrata era quella degli altri Numididi ovvero l’Africa, isola del Madagascar ben compresa, ma come abbiamo subito premesso, questo volatile è stato portato in Europa come animale domestico, lo stesso è accaduto molti secoli dopo con le zone dell’America e del Medio Oriente. La nostra Faraona si è perfettamente integrata in tutti i luoghi dove è stata introdotta e oggi la troviamo allevata un po’ ovunque, in America anche allo stato brado, le sue zone tipiche e di origine restano sempre e comunque il Marocco e tutta l’Africa subsahariana.
A livello di habitat, questo uccello non ha delle serie difficoltà ad adattarsi a climi diversi da quelli in cui per millenni ha vissuto prima di essere diffusa a tutte le latitudini o quasi, oggi si adatta a quasi tutti gli ambienti, sia in Africa sia nei paesi in cui è ospiti quindi si possono allevare o anche incontrare allo stato brado sia nelle foreste sia nelle praterie, sia nelle steppe, nelle boscaglie come nelle zone semidesertiche.
Faraona mitrata: allevamento
Allevare una faraona di questa specie e allevare il pollame non fa grande differenza a livello di abitudini alimentari, certo ci sono poi dei trucchetti e delle dritte da tenere presente in modo che la carne sia più prelibata. Ad esempio è bene che le faraone mitrate siano libere di pascolare in ampi spazi erbosi.
Per quanto riguarda la riproduzione, anche se in natura sono monogame, in allevamento si forza un po’ questa loro propensione e si tende a formare dei gruppi di 5-6 femmine governate da un solo maschio, proprio in modo simile a quello con cui si procede quando si ha a che fare con delle galline.
Per la deposizione delle uova, non c’è il grande rito del preparare un nido, le femmine di faraona si accontentano di trovare dei siti solitari sul terreno, come fanno anche le femmine di fagiano e questo non è molto comodo se, a scopi alimentari, si vogliono raccogliere le sue uova.
Per l’allevamento da carne di questo volatile, ci sono delle razze più comuni di altre e più facili da allevare, ad esempio quella grigia e quella paonata. In entrambi i casi il maschio è mediamente più piccolo e leggero della femmina ma si parla di una differenza di circa mezzo chilogrammo.
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