Si sente spesso parlare di falde acquifere quando il tema è l’inquinamento ambientale ma queste rischiano di essere parole gettate al vento e che non rendono l’idea del pericolo che si sta correndo se non si ha ben presente cosa sono queste falde, dove sono e come, se inquinate, esse possono danneggiare noi, gli animali che vivono sulla faccia della Terra e le piante che vi crescono.
Andiamo assieme a scoprire, senza troppo tedio o difficoltà, cosa sono le falde acquifere e come mai dobbiamo badare che non vengano inquinate a seguito di attività che noi stessi, come uomini, effettuiamo molto spesso fregandocene delle conseguenze.
Falde acquifere: cosa sono
La materia che tratta le falde acquifere è l’idrogeologia e attingiamo da questa per raccontare cosa si intende quando si parla di falda acquifera o, ugualmente, di falda idrica. Si intende una zona di rocce permeabili dove è presente acqua in grado di fluire per effetto della forza di gravità. Se andiamo a indagare le origini della parola falda, in Sé, scopriamo che deriva dal termine tedesco falte, che vuol dire piega, ecco infatti che la si usa per indicare un deposito idrico tra gli strati, tra le pieghe quindi, del terreno.
Le falde acquifere possono essere viste anche come delle masse d’acqua che imbevono il sottosuolo saturandone i vuoti. Non sono localizzate in modo casuale e non nascono da nulla, non sono sempre state lì dove le troviamo noi ma si sono formate in seguito all’infiltrazione nel terreno di acque meteoriche o di acque superficiali, come ruscelli e fiumi. Uno dei fattori più importanti per la qualità delle acque sotterranee è il suolo, è infatti proprio il suolo e “solo” il suolo ad essere in grado di filtrare le particelle e gli agenti patogeni presenti nell’acqua e allo stesso tempo di trattenere e decomporre parzialmente le sostanze inquinanti disciolte.
Falde acquifere e acqua nel sottosuolo
Le falde acquifere hanno a che fare con la presenza di acqua nel sottosuolo, andiamo quindi a vedere in quali forme possiamo trovarla in casi in cui non si trova lì dove la individuiamo “per costituzione”, ovvero, da sempre. Nel sottosuolo possiamo trovare ad esempio l’acqua di adsorbimento, detta anche igroscopica, e si tratta di acqua legata ai grani di terreno con legami dipolari ed elettrochimici che non può essere spostata allo stato liquido. C’è poi l’acqua detta pellicolare che al contrario può spostarsi alla superficie dei grani sotto l’azione dell’attrazione delle vicine molecole d’acqua.
L’acqua anulare è invece quella che occupa i vuoti tra i granuli, parzialmente o totalmente, e ha menischi concavi. Soggetta a tensione superficiale, l’acqua anulare può essere isolata se va ad occupare solo in parte i vuoti, altrimenti è detta continua e in tal caso essa va a riempirli completamente, formando la cosiddetta frangia capillare.
Tra le varie forme in cui possiamo trovare l’acqua nel sottosuolo c’è anche quella “gravifica”. In questo caso si tratta di acqua in grado di fluire nel sottosuolo sotto l’azione della forza fisica e di formare, finalmente, una falda idrica. Siamo finalmente arrivati a capire che non tutta l’acqua presente nel sottosuolo può essere all’origine delle falde acquifere e circolare negli acquiferi, sotto l’azione di gradienti, anche alimentando opere di captazione e sorgenti.
Falde acquifere: origine
Vediamo meglio, passo per passo, come si formano le falde acquifere. Partiamo dalle acque meteoriche che dopo essere cadute sulla superficie della Terra, in una certa parte ritornano all’atmosfera per effetto dell’evaporazione. E il resto? Il resto da un lato va ad alimentare fiumi e torrenti e mari, e tutte le acque superficiali, dall’altro lato passa attraverso le fratture e le porosità delle formazioni rocciose permeabili superficiali riuscendo a penetrare nel suolo.
A questo punto una frazione di acqua penetrata ricostruisce l’acqua di detenzione che si è ridotta a seguito dell’evapo-traspirazione, ma la restante parte arriva in profondità, scende e scende verso il centro del nostro pianeta arrestandosi appena incontra una formazione impermeabile che può essere sia argillosa che rocciosa. L’acqua a questo punto smette di penetrare nel terreno e comincia a depositarsi formando zone di terreno saturo dette rocce-serbatoio o rocce acquifere.
Immaginiamoci dei grandi serbatoi di acqua, sotterranei, immaginiamoceli fermi ma anche, perché no, in movimento a seconda della permeabilità e giacitura degli strati del terreno e della conformazione geometrica degli strati impermeabili confinanti la falda stessa.
Falde acquifere: profondità
Nota la presenza di questi serbatoi sotterranei di acqua, sorge la curiosità genuina di capire quanto è necessario scavare per trovarli, ed eventualmente usarli. In una pianura alluvionale se si comincia a scavare si incontra dapprima una zona d’aerazione, con pori occupati in parte da aria e in parte da acqua, e poi una zona di saturazione, dove tutti i pori sono riempiti d’acqua. Di solito scavando fino al confine interno di questa zona si trova un primo strato impermeabile e spesso argilloso. Si chiama falda acquifera freatica o libera la zona compresa tra il livello in cui l’acqua inizia a saturare i pori e lo strato impermeabile sottostante.
C’è anche un altro tipo di falda che viene definita artesiana o “in pressione”. La si trova più in profondità ed è delimitata sia nella parte inferiore che in quella superiore da uno strato impermeabile. Se si chiama “in pressione” non è un caso: in questa zona l’acqua è davvero sottoposta ad una certa pressione che le permette di risalire spontaneamente all’interno di un foro scavato nel terreno come nel caso dei pozzi artesiani che forse avete già sentito nominare. Per averne, in Italia, in alcune aree bisogna perforare almeno fino a 100-150 m di profondità.
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