Fagocitosi è un processo che ci porta a guardare da vicino le cellule, quelle che possiamo solo immaginare mentre gli esperti ce le descrivono in maniera più o meno scientifica a seconda delle nozioni di scienza che abbiamo. Vediamo a cosa serve la fagocitosi e come avviene, anche nel nostro corpo, a nostra totale insaputa, o quasi.
Fagocitosi: significato
E’ definita come la modalità di emissione del secreto da una cellula, in chimica, più in generale nel campo scientifico con questo termine si vuole indicare la capacità che in molti casi le cellule mostrano di saper e poter ingerire materiali estranei e di distruggerli. “Materiali esterni” è un termine volutamente vago perché la fagocitosi riguarda varie tipologie di sostanza che possono essere “inglobate”.
In generale le cellule degli animali mostrano una attività fagocitaria e si dividono a seconda di come essa avviene. Troviamo i fagociti professionali e quelli facoltativi. Nella prima categoria troviamo neutrofili, eosinofili e monociti/macrofagi e in questo caso la fagocitosi è una attività preminente, nell’altro caso, quello in cui ci sono mastociti, endoteliociti e altre cellule, si tratta di una attività non al centro della loro esistenza ma tutt’al più marginale.
Fagocitosi: fasi
La fagocitosi avviene per fasi, la prima è la esocitosi che consiste nel trasportare fuori dal proprio citoplasma grandi quantità di materiali. In questa prima parte di processo le cellule liberano il secreto in piccole quantità e man mano accumula tutto il secreto fino all’arrivo di un segnale che indica quando buttare tutto fuori. In concomitanza con l’esocitosi si osserva sempre il processo di endocitosi che possiamo immaginare come il suo esatto inverso.
Ad eseguire questa attività è un corpicciolo vescicolare chiamato endosoma, questa fase è importante per recuperare superficie di membrana, quel quantitativo che si era perso durante l’esocitosi, e per portare all’interno della cellula insieme alla membrana, sostanze che prima erano all’esterno.
Questo “inglobare” del materiale che si trova all’esterno delle cellule, può avvenire con due principali modalità di internalizzazione: aspecifica e specifica. Nel primo caso l’assunzione di fluidi extracellulari avviene senza alcun passaggio per il suo riconoscimento da parte della membrana, quindi sostanzialmente senza “selezione all’ingresso”.
Nel caso nell’internalizzazione specifica, invece, c’è la presenza di un recettore che diventa mediatore del processo e fa sì che vengano assunte solo delle specifiche molecole extracellulari. Ovviamente dipende dalla cellula in questione, per cellule diverse ci sono dei recettori di membrana diversi in modo che ciascuna tipologia sia in grado di internalizzare molecole diverse, quelle che servono.
Fagocitosi batterica
Una delle tipologie di materiale che più spesso viene internalizzato dalle cellule con il processo della fagocitosi è batterico ma ci sono casi in cui si tratta di un frammento di cibo, ad esempio. Fatto sta che c’è una cellula che “mangia” un qualcosa di grosso che sta all’esterno e che, per farlo, deve emettere delle espansioni citoplasmatiche delimitate da una membrana. Per conoscere meglio il mondo dei batteri, c’è l’articolo dedicato ai batteri gram positivi e negativi
Esiste una curiosa variante della fagocitosi, detta autofagocitosi, e possiamo immaginare di cosa si tratti. In questo caso è la cellula in prima persona che decide di degradare dei suoi organuli per rinnovarli. Sono i lisosomi che effettuano questo passaggio nelle cellule animali e che porta alla formazione di una grossa vescicola chiamata autofagosoma, poi espulsa per esocitosi.
Fagocitosi e globuli bianchi
Negli animali, anche nell’uomo compreso, ci sono delle cellule specializzate nella fagocitosi e che quindi possono inglobare e digerire batteri ed altre particelle estranee. Grazie a questa loro funzione, giocano un ruolo da protagonisti nel sistema immunitario e nei confronti dei globuli bianchi. Si chiamano fagociti, in modo abbastanza generico, e in questa categoria troviamo i macrofagi (derivati dai monociti) e i microfagi (leucociti neutrofili).
Fagocitosi e cervello
Il processo di fagocitosi avviene anche nel cervello: le cellule dette microglia sono quelle incaricate di fare pulizia. Proprio questo passaggio è stato oggetto di studi nel Centro di neuroscienze dell’Università dei Paesi Baschi in cui si è voluto indagare cosa avviene in particolare in persone che soffrono di epilessia.
In generale ciò che accade, quando i neuroni muoiono, è che con la fagocitosi i loro “resti” vengono espulsi in modo che sia mantenuta la pulizia cerebrale. Ma in persone con malattie neuro-degenerative qualcosa si inceppa.
Pubblicato nel 2016, lo studio relativo alla fagocitosi in pazienti con epilessia, mostra come in un cervello malato i neuroni che muoiono durante un attacco di epilessia non riescono ad essere espulsi per fagocitosi. Questo perché durante un attacco di epilessia le cellule incaricate, le microglia, vanno in tilt e non svolgono il proprio compito.
Se i neuroni morti restano dove sono accumulandosi, il danno si espande ai neuroni limitrofi che muoiono a catena facendo peggiorare la situazione. Questa scoperta ha aperto a nuovi orizzonti di curo, non solo per l’epilessia per cui si potrebbero trovare nuove terapie farmacologiche, ma anche più in generale per il trattamento di altre patologie cerebrali degenerative.
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