L’evoluzione della gestione idrica in Italia
L’Italia, una penisola bagnata da cinque mari e attraversata da molteplici fiumi e corsi d’acqua, ha una storia millenaria nella gestione delle risorse idriche. Dall’ingegneria romana alle moderne infrastrutture, la gestione dell’acqua ha sempre rappresentato una sfida e un elemento essenziale per la sopravvivenza e lo sviluppo delle comunità.
L’importanza della disponibilità d’acqua per lo sviluppo della civiltà
L’acqua è stata, ed è, la linfa vitale per lo sviluppo della civiltà. Senza di essa, la vita umana non potrebbe sussistere, e le attività agricole, commerciali e industriali sarebbero impensabili. In Italia, come in altre parti del mondo, le prime comunità si insediarono vicino a fonti d’acqua, come fiumi, laghi o sorgenti. La vicinanza all’acqua non solo garantiva la disponibilità di risorse potabili, ma anche la possibilità di irrigare i campi, alimentare mulini, fare commercio via acqua e disporre di una via di comunicazione. La storia delle città italiane, da Venezia a Firenze, da Roma a Palermo, è strettamente legata alle risorse idriche e alla loro gestione.
Gli antichi acquedotti romani
Se esiste un simbolo che testimonia la maestria e l’ingegnosità con cui gli antichi Italiani gestivano le risorse idriche, questo è l’acquedotto romano. Durante l’apice dell’Impero Romano, furono costruiti imponenti acquedotti che trasportavano l’acqua da lontane sorgenti montane direttamente nelle città, coprendo distanze di decine o addirittura centinaia di chilometri. Gli acquedotti romani, realizzati con precisione matematica, permettevano l’approvvigionamento di acqua pulita e fresca, alimentando fontane pubbliche, terme, abitazioni e persino giardini. L’Aqua Claudia e l’Anio Novus, ad esempio, sono tra gli acquedotti più noti che servivano la città di Roma. La loro costruzione e manutenzione dimostrano quanto i Romani considerassero essenziale una gestione efficiente dell’acqua per il benessere della popolazione e lo sviluppo urbanistico.
Nel periodo dell’Antica Roma erano in funzione ben 11 acquedotti di cui alcuni sono ancora visibili oggi, dopo aver subito opere di restauro. L’Aqua Virgo è l’unico tra gli acquedotti romani antichi ancora in funzione.
Il genio idrico dei romani
L’arte costruttiva degli acquedotti romani non nacque dal nulla; essa rappresenta una sintesi dell’eredità lasciata dai Fenici, dai Greci e in modo particolare dagli Etruschi.
La scelta delle sorgenti idriche non era casuale: erano privilegiate quelle sotterranee per la loro portata costante e l’acqua pura e fresca. Solo raramente venivano utilizzate acque superficiali.
L’acume dei Romani nel campo idraulico era notevole. Non solo scavavano gallerie e costruivano arcate ma progettavano anche serbatoi, vasche distributive, tubature e altre apparecchiature per un sistema complesso e integrato.
La loro ingegneria era basata su un sistema di canali, sia sotterranei che elevati, come dimostra l’acquedotto dell’Aqua Appia, che nel 312 a.C. canalizzava l’acqua da una sorgente lontana 16 km da Roma.
Nel procedere con le costruzioni, gli ingegneri romani adottavano un metodo astuto: scavavano pozzi durante la costruzione del canale attraverso le colline per monitorare la sua pendenza. Ma una volta superata la collina, il canale doveva essere supportato. Muri di pietra venivano eretti lungo il percorso, ma quando il canale doveva essere elevato da terra, optavano per l’efficienza degli archi, che usavano meno materiali rispetto ai muri tradizionali.
Con l’edificazione degli acquedotti, Roma sviluppò una vera e propria cultura legata all’acqua. L’acqua non era solo una risorsa, ma un servizio pubblico essenziale, utilizzato per scopi igienici, decorativi, termali e anche per spettacoli come le naumachie.
Il problema della dispersione idrica
Nel corso dei secoli, con l’evoluzione tecnologica e l’espansione delle aree urbanizzate, la gestione dell’acqua in Italia ha affrontato nuove sfide. Una delle principali è la dispersione idrica, ovvero la perdita di acqua lungo la rete di distribuzione prima che raggiunga gli utenti finali. Questo problema, dovuto spesso a infrastrutture obsolete o mal mantenute, rappresenta una grave inefficienza sia in termini economici che ambientali.
L’Italia, secondo alcune stime, ha una percentuale di dispersione che può variare dal 20% al 50% a seconda delle aree, un dato significativo se si considera l’importanza di questa risorsa. La modernizzazione delle reti, la ricerca di perdite e un’adeguata manutenzione sono essenziali per garantire una distribuzione efficiente e sostenibile dell’acqua. Porre rimedio a questo problema sarà una delle prossime sfide dei gestori dell’acqua italiani che il governo dovrebbe supportare in modo adeguato considerata l’entità dei lavori necessari e i costi correlati.
Per ridurre il problema della dispersione idrica potrebbero essere realizzate le seguenti opere infrastrutturali:
- Rinnovamento delle Condutture: Molte delle reti di distribuzione dell’acqua in Italia sono vecchie e degradate. Il rinnovamento e la sostituzione delle condutture con materiali più moderni e resistenti possono ridurre significativamente le perdite.
- Sistemi di Monitoraggio Avanzati: L’installazione di sensori e sistemi di telemetria lungo la rete idrica può aiutare a identificare rapidamente e accuratamente le perdite, permettendo interventi tempestivi.
- Tecnologie per la Rilevazione delle Perdite: L’uso di tecnologie avanzate, come i droni, i sensori acustici e le telecamere termiche, può facilitare la rilevazione di perdite anche in aree difficili da ispezionare.
- Riqualificazione degli Impianti di Trattamento Acque: Modernizzare gli impianti esistenti e costruirne di nuovi con tecnologie più efficienti può migliorare la gestione dell’acqua e ridurre le perdite durante il processo di trattamento.
- Utilizzo di Acque Reflue Trattate: Investire in impianti di trattamento delle acque reflue per riutilizzarle, specialmente per l’irrigazione agricola e industriale, può ridurre la pressione sulle risorse idriche fresche.
L’implementazione di queste soluzioni richiede un impegno coordinato tra i vari livelli di governo, le aziende del settore idrico e le comunità locali, al fine di affrontare efficacemente il problema della dispersione idrica in Italia.
La gestione idrica in Italia riflette quindi le sfide e le evoluzioni di una società che, nel corso dei secoli, ha imparato a valorizzare e rispettare una delle sue risorse più preziose. L’acqua non è solo un elemento essenziale per la vita, ma rappresenta anche un patrimonio culturale, storico ed economico che richiede una gestione attenta e lungimirante.
Pubblicato da Matteo Di Felice, Imprenditore e Managing Director di IdeeGreen.it, Istruttore di corsa RunTrainer e Mental Coach CSEN certificato, Istruttore Divulgativo Federazione Scacchi Italiana e appassionato di Sostenibilità, il 6 Febbraio 2024