L’Everest come una discarica: raccolte tre tonnellate di rifiuti
Un tempo meta privilegiata degli scalatori più temerari ora una montagna di rifiuti. Stiamo parlando dell’Everest e del triste fenomeno dell’abbandono di spazzatura che ormai lo riguarda da vicino. Inciviltà ad alta quota, frutto delle crescenti spedizioni commerciali.
Il 14 aprile è iniziata l’ennesima campagna di pulizia promossa dal governo del Nepal e in programma per quarantacinque giorni. Il team inviato sull’Everest ha raccolto finora circa tre tonnellate di rifiuti tra plastica, lattine, bottiglie e attrezzatura da arrampicata abbandonata. La previsione è di recuperare un totale di undici tonnellate di rifiuti, spingendosi fino al Campo 4.
La parte di spazzatura biodegradabile è stata lasciata nella regione di Namche per essere gestita in loco. I rifiuti non degradabili sono stati trasportati in elicottero a Kathmandu. Oltre alla raccolta straordinaria di immondizia, il team nepalese si trova ad affrontare un altro problema. Lo scioglimento dei ghiacciai legato al riscaldamento globale sta infatti riportando alla luce i corpi degli alpinisti morti nell’impresa di scalare l’Everest. Sono già state individuate diverse salme e il programma prevede di recuperarle e di portarle a valle.
Cosa sono le spedizioni commerciali
Le spedizioni commerciali sono un’attività che permette a scalatori amatoriali di salire sulle vette più famose dell’Himalaya con il supporto di guide occidentali e sherpa. Le cime più battute sono le più famose: non solo l’Everest ma anche il K2 e l’Ama Dablam. L’ascesa si basa sullo stile di salita himalayano che prevede una serie di tappe. Per ciascuna viene installato un campo a quote sempre più elevate.
Inciviltà ad alta quota
Non è la prima volta che si organizzano spedizioni di pulizia sull’Everest. Come riportato nel Global Times, ad esempio, nell’aprile del 2018 la Cina ha recuperato ben 8,5 tonnellate di spazzatura. Gran parte dei rifiuti rinvenuti sono risultati composti da plastica ed escrementi. Ma non solo. A inquinare l’ambiente ha provveduto anche l’abbandono di materiale abitualmente utilizzato durante le scalate: dai giubbotti alle bombole d’ossigeno, dalle tende ai contenitori di cibo.
Un quadro insostenibile quello provocato dal turismo di massa, che ha tramutato l’Everest da montagna immacolata a discarica a cielo aperto. Tanto da spingere a una decisione ferma e inattesa. Nel febbraio del 2019, la Cina ha deciso di limitare l’accesso al campo base tibetano. La scalata dei 8.848 metri dell’Everest sarà consentita solo a trecento alpinisti all’anno, dopo aver ottenuto un permesso speciale.
Se il turismo selvaggio, del resto, fa da padrone persino sulle vette più alte del mondo, non si può che intervenire con misure dure. Augurandosi che il messaggio di sensibilizzazione sia correttamente recepito.
Pubblicato da Evelyn Baleani il 16 Maggio 2019