Etichette alimentari, novità in arrivo, anzi, già arrivate ed entrate in vigore il 13 dicembre 2016, è quindi ora di aggiornarsi perché sono ottime novità per chi vuole fare la spesa in modo sempre più trasparente e consapevole. A ciò che mangia, a come spende, a quanto inquina.
Le nuove direttive si inseriscono in un virtuoso percorso di lavoro sulle Etichette alimentari che già nel dicembre del 2014 erano state modificate in modo da essere obbligatoriamente più chiare e leggibili. Già due anni fa, inoltre, si richiedeva di mettere in evidenza la presenza di sostanze allergizzanti, di oli e grassi utilizzati, la data di congelamento e altre informazioni sullo stato fisico degli ingredienti utilizzati.
Tutta questa attenzione per le Etichette alimentari non è a beneficio di pochi, “feticisti di etichette”: secondo Coldiretti ben il 96% degli italiani ritengono molto importante che esse siano leggibili e ricche di informazioni, l’84% guarda in particolare dove è stato lavorato e prodotto l’alimento in questione.
Etichette alimentari: nuove regole e informazioni
Dal 13 dicembre 2016 è obbligatorio dichiarare ancora più informazioni sulle Etichette alimentari, come ad esempio valore energetico, quantità di grassi (di cui gli acidi grassi saturi), i carboidrati (di cui gli zuccheri), le proteine e il sale, espressi per 100 grammi o 100 millilitri di prodotto.
Per venire incontro ai consumatori, c’è chi aggiunge anche i valori per porzione, evitando di farci fare i conti tra gli scaffali del supermercato. Questo forte e importante miglioramento è stato dettato dalle norme previste dal Regolamento (UE) n. 1169/2011 che vuole si indichino su base volontaria altri elementi, quali gli acidi grassi monoinsaturi, acidi grassi polinsaturi, polioli, amido, fibre e i sali minerali o vitamine se contenuti in quantità significative.
Etichette alimentari: esempi
Ecco alcuni esempi di come dobbiamo pretendere di vedere le Etichette alimentari d’ora in poi.
Etichette alimentari: cosa leggere
Ciascuno ha certo le proprie esigenze quando sceglie una marca invece che un’altra o un prodotto invece che un suo simile, ma ci sono delle informazioni che, nel calderone di numeri e sigle, sono da ritenere più importanti di altre per valutare la qualità della nostra alimentazione. Di solito devono comparire la denominazione di vendita, e deve essere univoca, non ingannevole.
L’elenco degli ingredienti non deve mancare, e in esso dobbiamo cercare gli eventuali additivi, i termini di scadenza e la modalità di conservazione. Essenziale oggi più che mai, sapere chi è il produttore.
Etichette alimentari: cosa evitare
Diffidiamo di Etichette alimentari che non ci raccontano di preciso ciò che è contenuto ma stanno sul vago: “formaggio”, ad esempio, non significa nulla: quale formaggio? Similmente accade per gli aromi: controlliamo se sono aromi naturali o no, c’è una bella differenza. Non è il massimo quando un alimento è troppo ricco di additivi, meglio controllare che ce ne siano in quantità ridotta.
Ridotta quanto, dipende da ciò che stiamo analizzando. Sono sostanze autorizzate dalla legge italiana, ma solo in alcuni casi e in alcune quantità, ci sono coloranti, emulsionanti, antiossidanti, edulcoranti e molti altri con nomi astrusi che abbiamo il diritto di vedere dichiarati sulle Etichette alimentari.
Etichette alimentari: simboli
Ci sono diversi simboli che possono comparire affianco a cifre e sigle, tra i più comuni sulle Etichette alimentari c’è quello che indica cibi senza glutine, la spiga barrata, simbolo oltretutto registrato di proprietà della Associazione Italiana Celiachia (AIC). Per cibi permessi dalla legge islamica c’è il simbolo Halal mentre per chi segue una dieta vegana devono essere segnalati tutti i prodotti che non sono di origine animale e non ne contengono derivati.
Se sulle Etichette alimentari compaiono bicchiere e forchetta, si tratta di oggetti di un materiale adatto al contatto con ciò che mangiamo. Sempre riguardante l’imballaggio anche il simbolo con tre frecce larghe che si inseguono e quello con tre frecce strette che si inseguono. E poi c’è quello FSC (Forest Stewardship Council) che identifica prodotti contenenti legno proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile, in senso ambientale ma anche sociale ed economico.
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