Amianto fuori dall’Europa entro il 2023

Entro il 2023 dovrà essere eliminato tutto l’amianto presente in Europa. Finalmente un divieto totale dell’amianto con l’invito agli Stati membri ad adoperarsi per la bonifica di tutti i siti pubblici e privati, comprese le pericolosissime discariche di rifiuti di amianto ancora non messe in sicurezza. In Italia la questione amianto è ancora accesa, basterà l’intervento della Commissione Ambiente (Envi) dell’Ue?

Il dossier “Minacce alla salute dovute all’amianto e prospettive di abolizione totale di tutto l’asbesto esistente” è stato votato dalla Commissione ambiente. Il titolo originale del dossier faceva riferimento ai luoghi di lavoro ma l’eurodeputato Oreste Rossi, relatore ombra della Commissione Envi, ha sottolineato l’importanza di lanciare un messaggio generale perché tutti hanno bisogno di essere tutelati dal rischio amianto, non solo chi lavora in certi ambiente. Oreste Rossi afferna che è stato chiesto all’unanimità «che venga eliminato tutto l’amianto esistente entro il 2023, e abbiamo anche accolto, con favore, la sentenza del Tribunale di Torino, sul caso Eternit, sulle conseguenze mortali dell’amianto».

E’ importante che l’Europa da oggi stesso si impegni nella bonifica di tutti i siti interessati, non bisogna abbassare la guardia sulla pericolosità dell’amianto. Il dossier invita la Commissione e gli Stati membri ad accettare il termine del 2023, proposto dai sindacati, per un’eliminazione totale dell’amianto. In Europa c’è ancora chi lavora con l’asbesto, il dossier, infatti, invita ad abbassare al minimo il valore limite di esposizione dei lavoratori alle fibre di amianto, il limite previsto dalla direttiva 2009/148/Ce dovrà essere abbassato ulteriormente.

Alternative all’amianto ci sono, di certo più costosi ma anche più salubri. Piuttosto che limitarsi ad abbassare il limite, il dossier poteva prevedere delle tassazioni così da scoraggiare la lavorazione dell’amianto e promuovere quella di materiali alternativi.

Il dossier invita l’Ue a bonificare i siti pubblici e privati, comprese le discariche non in sicurezza. Prevede di promuovere processi alternativi ecocompatibili e sicuri, come l’inertizzazione, per la trasformazione di rifiuti contenenti amianto e il successivo riciclaggio del materiale utilizzabile nel settore edile. In questo punto sorgono altri dubbi: quando in Italia cessò la lavorazione dell’amianto, cantieri come quello dell’Ilva della Campania iniziarono la vendita massiccia e a basso costo di tutto l’eternit presente in cantiere. Iniziò così l’accaparramento di eternit da parte di amministrazioni pubbliche e privati; oggi, sarà possibile individuare la locazione di quell’eternit per poi procedere con la bonifica?

Altre irrispettanze riguardano lo smaltimento dell’amianto. Non vi sono abbastanza controlli. A tal proposito la Commissione è stata invitata a vigilare sulla corretta applicazione della direttiva 1999/31/Ce affinché qualsiasi rifiuto contenente amianto sia classificato come pericolo e pertanto smaltito in specifiche discariche. Nel Meridione d’Italia, quando si passeggia per strade di campagna non è raro vedere piccoli cumuli di eternit lasciati a bordo strada. Uno scenario raccapricciante se si considera la contaminazione dell’aria e delle sottostanti falde acquifere.

Foto | La discarica di eternit sopra Torre delle Stelle, Cagliari – settembre 2012. Fonte ass. Torre delle Stelle