Entomofagia: mangiare insetti
Entomofagia, l’arte di leccarsi i baffi sgranocchiando insetti. Sì, poeticamente o ironicamente parlando è quello, ma non c’è da scherzare, per come sta andando il mondo e per le conseguenze tragiche che i nostri regimi alimentari “viziati” stanno avendo sull’ambiente.
L’entomofagia, umana, sembra essere un orizzonte anche europeo, oltre che una realtà mondiale già affermata. Dopo Expo Milano 2015 e le novità di cui si è discusso anche in questa occasione, a pochi passi dalle nostre cucine con piatti fumanti di tutt’altro, analizziamo lucidamente di cosa si parla quando si dice entomofagia.
Entomofagia: di cosa si tratta
L’entomofagia (dal greco éntomos, “insetto”, e phăgein, “mangiare”) è il regime dietetico che prevede di mangiare insetti, utilizzandoli regolarmente come un alimento. Per un gran numero di animali (insetti, uccelli, rettili, anfibi, pesci e mammiferi e di microrganismi) non è nulla di così strambo, dal punto di vista antropologico esistono molti più pregiudizi, soprattutto nel nostro continente Europa.
Eppure è una pratica diffusa tra gli abitanti del pianeta Terra, basta guardarsi attorno. Un po’ più attorno dei 4 o 5 stati confinanti con noi. Si scoprono gusti o mode che guardano con naturalezza all’entomofagia. E c’è poi, non pochi, che mangiano insetti per pura necessità, per integrare il fabbisogno nutritivo di proteine.
Se in Europa si passa da diffusione scarsa a tabù, di Paese in Paese, il consumo di carne di insetto da parte di noi umani è frequente in America centrale e meridionale, Africa, Asia, Australia e Nuova Zelanda. Una novità? Non penso, dato che l’entomofagia ha origini null’altro che preistoriche, esisteva come pratica umana prima della caccia e dell’agricoltura. Sembra che ce ne siamo dimenticati e oggi storciamo il naso, eppure i nostri antenati sono sopravvissuti a manciate di formiche, larve di coleottero, pidocchi, zecche e acari.
Secondo la FAO oggi gli insetti edibili sono poco meno di 2.000 e sono fonte alimentare importante, non uno sfizio da eccentrici, per almeno 2 miliardi di persone. A finire nel piatto più frequentemente sono ad esempio cavallette, grilli, termiti, formiche, larve di coleotteri, falene, bruchi, pupe, ragni, tarantole e scorpioni. Sempre la FAO parla di oltre 10 tonnellate di cavallette mangiate ogni anno in Thailandia, e anche Algeria non scherzano. In Zaire vanno forte le termiti, più di una tonnellata al mese, bruchi e farfalle spopolano per 3 tonnellate all’anno in Messico.
Ento-gastronomia
Detto come ora, non è facile immaginare per noi italiani cosa significhi. Facendo un breve giro del mondo spogliati da pregiudizi e armati di curiosità e appetito, assaggiamo le specialità della ento-gastronomia oggi in voga. Le ultime sentite, personalmente, sono le farfalle al sugo di pomodoro, pesto, pitti di peperoni e locuste soffritte, “Ants and pineapple” e, da chef italiano, locuste brasate al vino rosso.
Il Paese apripista nel campo dell’entomofagia europea è l’Olanda che per primo ha accettato allevamenti di grilli e cavallette per usarli sia come mangime per gli animali sia come alimento da servire alle nostre tavole. Oggi nei supermarket olandesi si trovano barrette di cioccolato e alcuni tipi di insetti e “bugs-organic food” ricavato da insetti come larve della farina, locuste e buffalo worms. Oggi l’Olanda non è l’unico Paese dove l’entomofagia umana è ben accetta, il numero è crescente, l’Italia arranca, in una situazione in evoluzione.
Lasciando il nostro continente arriviamo nelle campagne cinesi dove gli insetti comuni sono pupe del baco da seta, cicale, grilli, coleotteri giganti e scarafaggi. Li si trova poi girando tra bancarelle di “street food” che offrono fritti a base di formiche e scorpioni, oltre ai bachi da seta e scarafaggi marinati. Mangiare insetti in Cina è quindi piuttosto comune.
Fritti, bolliti o alla griglia, per eliminare parassiti, gli insetti ci sono anche per le strade e nei mercati della Thailandia, Bangkok compresa. I thai praticano l‘entomofagia e la “raccolta di insetti” come fossero funghi, frutti di bosco e lumache: li prendono di notte e li usano come contributo proteico da aggiungere in zuppe e minestre, spesso. In Cambogia si hanno similmente nei mercati e nelle gastronomie, vassoi che invitano all’entomofagia colmi di ragni fritti e insetti vari. Anche in Thailandia e Cambogia quindi mangiare insetti è una pratica decisamente diffusa.
Passiamo in Africa meridionale dove spopola il mopane worms (larva di lepidottero), fresco o essiccato, in salamoia e in lattine e barattoli con salsa di pomodoro. E poi in Angola si mangiano le termiti e in Nigeria è diffusa una larva simile al baco da seta. A combinarne di tutti i colori, anche con le farfalle, in entomofagia sono i messicani.
Formiche, api, farfalle e larve sono abitualmente nei piatti dei cittadini che infilano le cavallette anche nei classici e a noi ben noti tacos, per poi pulirsi l’alito con piccoli insetti, come fossero caramelle al gusto di menta. Anche nella lontana Oceania, e in Giappone, l’entomofagia è nota e diffusa, con termiti, lepidotteri e larve di coleotteri nel primo caso, ancora cavallette oppure api e vespe nel secondo.
Mangiare insetti: i vantaggi per l’ambiente
Fanno calare il consumo di acqua e di terreno per la loro produzione, abbattono le emissioni di gas serra: gli insetti sono una fonte di proteine che vuole bene all’ambiente, intestardirsi a condannare l’entomofagia umana è inutile, è alle porte. Poi ognuno farà le propri scelte personali, ma un no senza se e senza ma per tutto il genere umano è assurdo. E irrazionale.
Tutt’al più gli insetti sono anche a buon mercato, un cibo nutrizionalmente completo e apportano fino all’ 80% di proteine biodisponibili, oltre a minerali, grassi essenziali e fibra. Già l‘entomofagia è una pratica accettata da almeno 2 miliardi di persone e nel prossimo futuro aumenteranno velocemente.
La FAO stima che entro il 2050 la produzione mondiale di cibo dovrà aumentare di almeno il 70%, entro il 2030 si consumeranno almeno 39 milioni di tonnellate di carne: dove mettiamo tutti questi pascoli o allevamenti ? Sulla Terra non c’è spazio e al momento non mi risultano mucche marziane, quindi se vogliamo possiamo abituarci all’idea dell’entomofagia come pratica ecosostenibile, green.
Ad aiutarci a prendere coscienza di tutto ciò, senza obbligo, ma gentilmente spiegando che non possiamo continuare ad alimentarci così, il sistema alimentare attuale ha un impatto insostenibile sulle risorse naturali della terra e sulla biodiversità, c’è un libro. Marco Ceriani, fondatore di Italbugs, laureato in Scienze delle Preparazioni alimentari, oggi attivo presso PTP Science Park di Lodi, ha scritto “Si fa preso sa dire insetto. La nuova era del cibo.” e racconta come e perché è ora di riprogettare l’intero sistema alimentare globale.
Ad esempio perché ora un europeo si nutre come se avesse a disposizione 2-3 pianeti e un americano 4 o 5. Dopo molti anni di lavoro, Ceriani è ottimamente in grado di dipingere davanti ai nostri occhi con cognizione di causa e intelligenza brillante il nuovo scenario alimentare, entomofagia compresa eccome. Si aiuta e ci aiuta con ricette, tabelle e informazioni nutrizionali. Interessanti anche le testimonianze di chi è già un devoto dell’entomofagia.
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Pubblicato da Marta Abbà il 14 Gennaio 2016