Quando parliamo di energie rinnovabili la nostra mente immagina un parco eolico, un impianto fotovoltaico e al massimo una centrale geotermica, difficilmente focalizziamo l’attenzione sul moto ondoso e le correnti marine, eppure questa è una risorsa energetica di grossa rilevanza per il Pianeta. L’energia del moto ondoso riesce a sfruttare l’energia cinetica delle onde per la produzione di energia elettrica con un sistema denominato cimoelettrico.
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Quando parliamo di energia dal moto ondoso sono molte le classificazione che si possono fare, alcune vertono sulla posizione degli impianti, così abbiamo dispositivi offshore, in mare aperto, dispositivi shoreline, in linea di costa e dispositivi near to shore, vicino alla costiera. La scelta del posizionamento dipende dalla rifrazione delle onde o dall’individuazione dei cosiddetti Hot Spots, punti specifici in cui si concentra l’energia.
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Ovviamente un impianto “shoreline” avrà dei costi di manutenzione ben ridotti ma d’altro canto, la quantità di energia ricavabile risulta ben inferiore rispetto a quella generata mediante u n dispositivo offshore. L’ideale sarebbe individuare gli Hot Spots energetici in linea di costa così da sfruttare al meglio l’energia dal moto ondoso e al contempo ridurre i costi di installazione e manutenzione.
I dispositivi che ricavano energia elttrica dal moto ondoso possono essere classificati anche in base al meccanismo di generazione elettrica, abbiamo così colonne d’acqua oscillanti (OSCILLANTING WATER COLUMNS), convertitori energetici costituiti da una camera d’aria in cui il livello d’acqua sale e scende con le onde del mare. Le onde fanno variare la pressione nella camera d’aria che generalmente azione una turbina.
Il cosiddetto “Salto Idrico” dove un canale assume una largehezza progressivamente decrescente cosicché il passaggio dell’acqua attraverso turbine idrailiche, simili a quelle usate per gli impianti idroelettrici con salti idrici contenuti, consentono di generare energia elettrica. Ci sono “Sistemi a ondata” dove una sacca d’aria flessibile che integra un turbogeneratore, è ancorata a una boa e, grazie al moto ondoso, la sacca si gonfia e si sgonfia azionando il turbogeneratore. Altri dispositivi sfruttano sistemi basati sull’ampizza dell’onda o il proincipio della spinta di Archimede, e, ancora oggi, sono in sperimentazione diversi prototipi che sfruttano nuovi meccanismi.
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Tra le varie tecnologie già diffuse in campo energetico, segnaliamo la Pelamis, un convertitore energetico prodotto dalla scozzese “Ocean Power Delivery Ltd”. Si tratta di un dispositivo galleggiante che, installato in mare aperto, riesce ad azionare dei pistoni meccanici che attiveranno a loro volta dei generatori elettrici.