Educazione alimentare alla scuola primaria: consigli didattici

bambini che mangiano sano

Sul sito del MIUR, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (fonte: Miur.gov.it) è scritto che “la scuola, grazie alla propria presenza nel territorio, alla ricchezza interculturale, al dialogo e all’osservazione quotidiana con i ragazzi, si propone come istituto che prima di ogni altro può sostenere un’efficace educazione alimentare.

I termini maschili usati in questo testo si riferiscono a persone di qualsiasi genere o che si riconoscono in qualsiasi genere.

In questo articolo scopriremo che cosa significa educazione alimentare, come insegnare educazione alimentare nelle scuole, come diventare educatore alimentare e perché è importante insegnare l’educazione alimentare ai bambini.

Vedremo inoltre come spiegare la teoria della piramide alimentare ai bambini e più in generale riepilogheremo i principali criteri da seguire per una dieta sana.

Cosa si intende per educazione alimentare

L’educazione alimentare è lo sviluppo di un sapere consapevole legato alle nostre scelte alimentari, all’atto del mangiare che compiamo ogni giorno e più volte al giorno e a ciò che, date le conoscenze attuali, sappiamo essere una sana alimentazione.

Come vediamo, l’educazione alimentare non passa solo per quello che ci fa bene  mangiare, per i cibi più sani che aiutano a mantenerci in salute e a prevenire eventuali malattie: l’educazione alimentare è molto di più.

Lo è sempre stata, ma un tempo non c’era bisogno di educare le famiglie ad alimentarsi correttamente: l’accesso al cibo era più scarso e le scelte alimentari di allora erano guidate dalla necessità più che dalla volontà di ciascuno: la libertà di come mangiare, di scegliere cosa mangiare era molto contenuta. Ora non è più così.

L’accesso al cibo è quasi illimitato, il cibo ridondante, la scelta che possiamo fare può avere un gran peso sulla nostra salute, su quella degli altri e di tutto il Pianeta, ma ci facciamo dirigere dall’industria alimentare che ci vuole grandi consumatori e piuttosto ignoranti, scegliamo in maniera pressoché del tutto inconsapevole, ci poniamo poche domande sulla provenienza, la qualità, l’integrità etica del cibo (da dove viene, il ciclo di produzione è stato rispettoso dell’ambiente e dei lavoratori, etc.).

A questo punto diventa chiaro come l’educazione alimentare sia fondamentale per chi vuole vivere oggi in maniera consapevole, etica e responsabile, verso di sé e verso gli altri esseri viventi.

Come insegnare educazione alimentare nelle scuole

Se vogliamo insegnare educazione alimentare ai bambini, non dobbiamo essere solo preparati ma dobbiamo saper veicolare quello che conosciamo in maniera interessante, ricordandoci sempre che la conoscenza, l’apprendimento nella scuola primaria avvengono ancora per esperienza, in modo concreto e fattivo, ancor meglio se in forma di gioco o narrazione.

È importante sapere che, nel momento in cui decidiamo di insegnare educazione alimentare nelle scuole:

  • non possiamo limitarci a dire quali siano gli alimenti più sani e quali meno, le giuste combinazioni alimentari necessarie ad un’alimentazione bilanciata, etc. Questo va fatto, ma l’atto alimentare è più che questo: i bambini vanno guidati a comprendere che nutrirsi bene è un atto di cura, impegno e riguardo verso se stessi
  • dobbiamo mostrare ai bambini dove puntare l’attenzione: sicuramente al valore del cibo come giusto e sostenbile per sé, per gli altri e per tutti gli esseri viventi, alla sostenibilità del ciclo di produzione alimentare per il Pianeta: quali sono gli alimenti più sostenibili tra tutti? Quale l’impatto ambientale? Ci interessa proteggere il Pianeta? Perchè il Pianeta va protetto? La nostra azione, l’azione di ciascun bambino, quello che possiamo fare, conta? (questa domanda è densissima di significato e ha senso porla ai bambini)
  • dobbiamo allestire il nostro progetto educativo in modo che non sia composto da lezioni frontali; gli interventi dovranno essere ludici e dovranno prevedere racconti di favole o storie, i bambini dovranno sentirsi liberi di intervenire, raccontare la propria esperienza alimentare, facendo in modo che quanto fatto a scuola arrivi in casa e ritorni in classe (chiedere di preparare in casa una merenda sana da portare a scuola un giorno della settimana, chiedere a ciascun bambino di scegliere due nuove sane abitudini alimentari apprese durante le ore di educazione a scuola e, una volta trascritte, disegnate, rappresentate su un cartoncino, un foglio, appenderle nella cucina di casa di modo che vengano apprese anche dal resto della famiglia ed inserite nella normale routine familiare, etc.)
  • possiamo far fare esperienza, se gli spazi scolastici lo consentono, di un orto
  • dobbiamo far ragionare i bambini sul loro comportamento alimentare durante il tempo del pranzo in mensa. Lo spreco alimentare nelle mense scolastiche è da sempre alto, a causa anche della scarsa qualità del cibo offerto, cosa che avviene non di rado, o della qualità delle scelte nutrizionali proposte dall’azienda di ristorazione: eccesso di carne nella preparazione dei secondi piatti e dei sughi di accompagnamento dei primi; limitazione nella scelta tra le verdure prediligendo anche in inverno ortaggi francamente primaverili o estivi come fagiolini e zucchine, cereali in alternativa alle verdure (il mais o la polenta in sostituzione del contorno di verdure), lo yogurt alla frutta in sostituzione della frutta; scarsissimo utilizzo dei legumi e dei cereali integrali, etc.

Come diventare educatore alimentare

Educatore alimentare è in genere un professionista esperto nel campo dell’alimentazione, dunque un medico specializzato in Scienze dell’Alimentazione, un dietista, un biologo nutrizionista. Ma anche un insegnante può occuparsi di fare educazione alimentare: dalla sua avrà la conoscenza del gruppo classe a cui si rivolgerà.

Se desidera avviare un progetto di educazione alimentare dovrà allora farsi affiancare da operatori sanitari esperti, dall’ATS locale, da figure insomma istituzionali che potranno collaborare con gli insegnanti per dar vita al progetto. Con la Carta del Docente c’è poi la possibilità per qualunque insegnante di ruolo di aggiornarsi su tematiche di interesse professionale: tra queste ricade certamente l’educazione alimentare su cui il docente potrà scegliere di seguire corsi di approfondimento o per cui potrà acquistare materiale didattico da usare nel progetto di educazione alimentare.

Educazione alimentare ai bambini: perché è importante

Quello di nutrirci è un gesto ricco di significato ed implicazioni individuali e collettive. Fare educazione alimentare a scuola serve sicuramente ad insegnare ai bambini e ai ragazzi cosa significa mangiare bene, cioè alimentarsi correttamente per mantenersi in salute. Questo però è solo uno degli aspetti che l’educazione alimentare soddisfa: vediamoli tutti e procediamo per gradi.

  1. Da anni molti genitori in Italia hanno abdicato al loro ruolo di educatori alimentari lasciando vuoto uno spazio che è stato prontamente occupato dall’industria alimentare. È l’industria alimentare a guidarci nelle nostre scelte e lo fa attraverso i canali della pubblicità, l’attrattività del packaging, l’esibizione dei prodotti lungo i corridoi dei supermercati, etc.

I bambini e i ragazzi subiscono le conseguenze dell’assenza educativa delle loro famiglie in quest’ambito e anche loro vengono trascinati nella scelta dalle preferenze che l’industria fa al posto loro, o meglio impone per profitto di mercato. I genitori dunque dovrebbero rimpadronirsi di quello spazio e al loro fianco dovrebbe esserci anche la scuola, luogo di educazione per eccellenza

  1. Nei tempi in cui viviamo l’alimentazione dovrebbe essere consapevole, sorretta da principi di sostenibilità ambientale, giustizia sociale e consumo responsabile. Il cibo si fa di qualità se e solo se è buono e sano, ma anche sostenibile per il Pianeta (la stagionalità dei prodotti versus una scelta aperta e illimitata di tutti gli alimenti disponibili ovunque e tutto l’anno); giusto, cioè rispettoso dei principi di legalità e giustizia sociale, e dei lavoratori; consumato responsabilmente (gli ultimi dati di Waste Watcher International Observatory risalgono a febbraio 2021 e ci dicono che lo spreco medio di un italiano si aggira attorno ai 600 gr di cibo che viene gettato via ogni settimana (fonte: https://www.sprecozero.it/wp-content/uploads/2022/02/Il-caso-Italia-2022-4-febbraio-2022.pdf))
  2. Ricordiamoci che educare i bambini e i ragazzi a mangiare bene è un atto di cura verso di sé che può aiutare a remare contro quelle fatiche adolescenziali che espone tanti ragazzi e tante ragazze a comportamenti a rischio per se stessi (il fumo, le droghe, etc.). Per far ciò è necessario che l’educazione alimentare non veicoli solo la semplice informazione di cosa sia sano e cosa non lo sia, qual è il contenuto nutrizionale di un alimento in confronto ad un altro, ma comunichi un messaggio di presa in carico, di impegno e di cura di sé e del mondo.

Piramide dell’alimentazione sostenibile. Immagine tratta dall’articolo: “Updating the Mediterranean Diet Pyramid towards Sustainability: Focus on Environmental Concerns” pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health. CLICCARE SULL’IMMAGINE PER INGRANDIRE

La piramide alimentare spiegata ai bambini

Lo strumento più adatto da usare quando facciamo educazione alimentare a scuola è certamente la piramide alimentare (fonte: Issalute.it) che ha un impatto visivo immediato e che ognuno può leggere in autonomia, una volta fornita la chiave di lettura.

La cosa più importante da rimandare ai bambini per l’utilizzo concreto della piramide è il modo in cui deve essere letta: bisogna partire dalla base e, più si sale in alto lungo il triangolo, meno frequentemente i cibi che vediamo disegnati vanno mangiati nel corso della settimana.

Una volta fornita questa spiegazione, piramide alimentare alla mano, vale la pena chiedere ai bambini quali alimenti secondo loro sono da mangiare più spesso e quali meno. Non devono tirare ad indovinare, semplicemente devono leggere la piramide che hanno davanti a sé, cioè loro per primi devono trovarsi a dire che la frutta, la verdura ed i cereali sono gli alimenti di cui dobbiamo nutrirci abitualmente perché di quelli abbiamo soprattutto bisogno, mentre i dolci e gli snack salati dovranno essere assunti solo ogni tanto. Allo stesso modo vale la pena farli ragionare su qual è la frequenza settimanale con cui loro stessi mangiano frutta e verdura da un lato, e dall’altro dolci e snack, ma anche la carne, che in molte famiglie e nelle mense scolastiche viene tuttora mangiata troppe volte. Quello che insomma secondo me c’è da fare è utilizzare da subito la piramide alimentare, applicarla concretamente alla loro esperienza, anzi che siano loro, guidati dall’educatore, ad applicarla alle loro abitudini alimentari e a dedurre lo scarto che c’è (se c’è) tra quello che di solito mangiano e quello che è consigliato mangiare per crescere bene e mantenersi in salute.

Quindi procediamo alla lettura della piramide alimentare.

Alla base troviamo i cibi che devono essere presenti più spesso nella nostra alimentazione, cioè tutti i giorni e più volte al giorno, verdure e frutta, e tra questi ricordiamoci di annoverare sempre anche l’acqua; via via a salire saranno rappresentati i cibi che dovremmo assumere meno frequentemente nell’arco della settimana: i cereali da consumare tutti i giorni, i grassi da condimento (in particolare l’olio extravegine di oliva) da mangiare ogni giorno seppure con moderazione; i legumi che possono essere assunti tutti i giorni, se si volesse; il latte e i latticini come lo yogurt ed il kefir, tanto importanti per il benessere osseo dei bambini e per il buon mantenimento del loro microbiota intestinale; quindi gli alimenti proteici di derivazione animale come le uova, la carne, i formaggi ed il pesce; ed infine i dolci.

Prestiamo attenzione ad utilizzare con cura le parole e a non fare riferimento all’obesità o al sovrappeso, essendo questi diventati nelle nostre società occidentali degli stigma con cui marchiare le persone. Secondo me, con i bambini è sufficiente riferirsi alla sana alimentazione come ad uno strumento per crescere bene: tutti i bambini crescono, chi in un modo, chi in un altro, ma tutti lo fanno. Parlare di crescita ad una classe di bambini della primaria è chiaramente molto inclusivo ed è una cosa che interessa moltissimo a tutti i bambini, oserei dire che ne fanno quasi un motivo di vanto, con cui mettere distanza tra loro e noi, già grandi, che di crescere abbiamo smesso da un pezzo.

Come mangiare in modo sano

Alla luce della crisi climatico-ambientale che è sotto gli occhi di tutti, sebbene ancora qualcuno per comodità ed interessi personali si ostini a negarla, non si può fare più educazione alimentare prescindendo dall’impatto ambientale delle nostre scelte alimentari.

Un’alimentazione sana è sana per tutti, non solo per gli esseri umani che  si ritrovano a vivere ora sulla Terra ma anche per quelli che ci vivranno in futuro. Allora mangiare in modo sano vuol dire:

  1. seguire una dieta varia il più possibile e ricca di cibi integrali invece che raffinati
  2. prediligere cibi a base vegetale (frutta, verdura, semi oleosi, legumi, cereali) invece che prodotti a base di carne o di origine animale
  3. prediligere alimenti stagionali e locali per ridurre l’inquinamento che deriva dalle coltivazioni in serra e dai trasporti sulle lunghe distanze
  4. limitare il consumo di sale: mi riferisco non solo al sale da cucina che aggiungiamo in cottura o come condimento ma anche al sale che troviamo nei cibi già pronti, in quelli confezionati o nei salumi e nei formaggi: a questo proposito, se il pasto è completo, cioè composto da primo, secondo piatto e contorno di verdure, evitiamo di aggiungere il grana o il parmigiano sul primo piatto: è sufficiente il sugo di condimento per renderlo saporito. Non tutto quello che mangiamo deve stordire le nostre papille gustative con sapori sapidi!
  5. ricordare ai bambini di bere acqua, durante e fuori dai pasti
  6. limitare il consumo di alimenti confezionati e tra questi prediligere alimenti che sono contenuti in confezioni biodegradabili o al limite in carta e cartone
  7. ridurre il consumo di succhi di frutta confezionati ed evitare il consumo di bibite zuccherate come lo sono molte bevande gassate
  8. i dolci, le patatine, le caramelle sono eccezioni di una abitudine alimentare sana: in quanto eccezioni dunque non possono essere offerte ai bambini tutti i giorni o a giorni alterni … che eccezioni sarebbero?
  9. mangiare pesce non da allevamento ma pescato: oggi sempre più aziende si certificano per realizzare una pesca secondo metodi di pesca sostenibili. Scegliamo quelle!
  10. ridurre davvero il consumo di carne, soprattutto quella di provenienza da allevamenti intensivi e preferire carne, latte, latticini, uova, da animali a cui è stato permesso di pascolare e vivere all’aperto: non è solo una garanzia del benessere animale ma anche della qualità nutrizionale del prodotto alimentare che mangiamo
  11. i pasti non vanno saltati in genere e i bambini devono andare a scuola con la colazione fatta e che garantisca loro tutti i macronutrienti: carboidrati possibilmente complessi, grassi e proteine
  12. le verdure e la frutta vanno mangiate almeno ad ogni pasto
  13. evitare, trattandosi di bambini, le bevande contenenti teina e caffeina

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Pubblicato da Fabiana Pompei, laureata con lode in Medicina e Chirurgia e specializzata in Scienza dell’Alimentazione a Milano, il 25 Febbraio 2022