Ecovillaggi: buone pratiche e biodiversità umana e vegetale
Ecovillaggi riuniti in una rete, perché “L’unione fa a forza”, e, in questo caso, crea e diffonde buone pratiche per un mondo migliore. Oggi Rive, la Rete Italiana Villaggi Ecologici, garantisce permanente collaborazione e scambio tra comunità, progetti, associazioni e singoli interessati allo sviluppo dell’idea comunitaria. E’ un progetto in crescita, di respiro europeo e mondiale, che tanto ha da insegnare a tutti i cittadini, che vi si trasferiscano, o no.
1) Quando siete nati e con quale obiettivo?
La Rete Italiana Villaggi Ecologici-RIVE nasce nel 1996 ma si formalizza in associazione di volontariato solo nel 2004. Le esperienze di vita comunitaria sono per noi dei veri e propri laboratori di sperimentazione sociale ed educativa per un mondo migliore, così promuoviamo esperienze di vita comunitaria basate su nuove forme di convivenza e democrazia partecipata, secondo principi di solidarietà, libertà, pace e consapevolezza ecologica. Mirando all’adozione di determinazioni basate sul consenso di tutti, favoriamo la diffusione delle esperienze di comunità ed ecovillaggi già esistenti ed il sostegno dei progetti in formazione.
2) Quanti e quale tipologia di realtà riunite? Cosa hanno in comune?
Alla RIVE aderiscono 20 ecovillaggi e 20 progetti oltre ad associazioni e soci individuali. Vi sono realtà composte da un alto numero di persone, come le 600 presenze nella federazione di Comunità di Damanhur (Piemonte – TO), o le 200 del Popolo degli Elfi (Toscana -PT), ma normalmente i nuclei di ecovillaggio contano di media 20 persone.
Le caratteristiche variano a seconda dell’inclinazione personale dei membri, ce ne sono di più spirituali, altre più improntate alla ricerca sociale e politica, altre all’ecologia, altre di ispirazione vegana o vegetariana. Comune a tutti, è la dimensione comunitaria e l’obiettivo dell’autosufficienza energetica ed alimentare. Ogni realtà ricerca uno stile di vita eco-reversibile: condivisione delle risorse, anche economiche, e delle decisioni, ricerca di relazioni autentiche lungo un cammino di crescita personale.
3) Ci sono realtà analoghe alla vostra nel resto del mondo?
La RIVE è associata al Global Ecovillage Network- GEN, la rete internazionale degli ecovillaggi: vengono realizzati incontri, studiati e prodotti documenti o banche dati, per rendere più accessibili informazioni, esperienze e competenze. E anche di best practices: a Gaia Ecovillage, in Argentina, ad esempio, sono arrivati alla produzione di rifiuti zero: tutto viene riciclato. A The Farm, negli Stati Uniti dal 1971 al 2012, sono nati oltre 2.000 bambini con il parto naturale, a Findhorn in Scozia, fanno uso della tecnologia Living Machine per il trattamento delle acque reflue, oltre alla raccolta delle acque piovane e la fitodepurazione. Tutti gli ecovillaggi hanno come focus l’ecologia dell’ambiente e delle relazioni, sperimentano nuove forme di approccio sociale, economico e la gestione del potere, ma ognuno ha la sua sfumatura. L’importante è che tutti cercano nuove soluzioni per una vita più compatibile dell’uomo sulla terra, senza dover tornare a vivere nelle caverne.
4) Quali azioni specifiche portate avanti per la tutela dei beni comuni primari?
Organizziamo un raduno nazionale all’anno aperto e spieghiamo come meglio tutelare i beni primari. Quest’anno si terrà dal 25 al 28 luglio a Il Vignale (Blera, VT). Insegnamo a coltivare in modo biodinamico, sinergico, a progettare in permacultura, a creare boschi alimentari (food-forest), limitando il consumo dell’acqua con la pacciamatura. Promuoviamo la biodiversità all’interno dell’orto e di tutto il proprio territorio con una grande attenzione al consumo dell’acqua. Per quanto riguarda l’aspetto edile, preferiamo recuperare volumi piuttosto di costruire nuove case, e comunque i criteri adottati sono quelli della bioedilizia, sia che si ricostruisca un borgo in pietra che si opti per case di legno, paglia e terra cruda.
5) E per la tutela della biodiversità sia naturale che umana?
La biodiversità per noi è rappresentata sia dalle sementi sia dalle categorie sociali che sono meno protette. Negli ecovillaggi, ad esempio, si trovano anche persone con problemi relazionali, anziani, portatori di handicap: tutte diversità che diventano una ricchezza in un ambiente non basato sulla massima produttività e competitività, ma sul mutuo supporto e il rispetto. Per quanto riguarda le sementi, invece, recentemente, abbiamo creato una banca dati per scambiare prodotti e saperi non facilmente reperibili nel mercato comune. Ad esempio le farine prodotte con grani antichi o la pasta madre e i fermentati, la lavorazione di lana cotta o la cesteria, l’uso delle erbe spontanee medicinali e alimentari. Bisogna partire dalle piccole cose per fare un grande cambiamento.
6) Come è l’atteggiamento dei giovani rispetto agli Ecovillaggi?
Recentemente l’età di chi si affaccia alla nostra rete si è notevolmente abbassata. Giovani anche minorenni ci frequentano attratti da innovazioni, stimoli e pratiche che soddisfano il loro bisogno di creatività, di sostegno emotivo e di “sentirsi utili” socialmente e a livello ambientale. L’età media di chi sceglie di vivere in un ecovillaggio si aggira intorno ai 30 anni. All’interno degli ecovillaggi vi è già la seconda o terza generazione di figli nati nel contesto di una vita comunitaria che a volte rimangono o che, andando “per la propria strada”, portano altrove i valori appresi.
7) Che tipo di collaborazione avete con le istituzioni locali e nazionali? E con realtà private?
Essendo la RIVE un’associazione che riunisce a sé varie realtà, il compito principale è quello di sostenere e collegare singoli, realtà, istituiti di ricerca e istituzioni sia locali che nazionali. Il popolo degli Elfi è in dialogo con la Regione Toscana, ad esempio, e con la Provincia di Pistoia per un progetto di tutela dell’appennino pistoiese, per favorire il dialogo e l’integrazione con amministrazioni e società civile. Veniamo invitati spesso a collaborare con Università ed istituti di ricerca e collaboriamo con associazioni che, attraverso programmi finanziati dalla Comunità Europea, favoriscono la conoscenza e lo scambio di conoscenze tra le nostre realtà, i cittadini italiani e le realtà o gli individui provenienti da diversi paesi europei o del mondo.
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Pubblicato da Marta Abbà il 5 Luglio 2013