Nei mari del mondo, ci sono circa 640 mila tonnellate di reti da pesca lasciate alla deriva. Si tratta di vere e proprie trappole mortali per tartarughe, pesci e cetacei. Basta pensare che solo nel sud est degli USA, ogni anno, sono circa 55.000 le tartarughe marine vittime delle reti. A tendere una mano verso la risoluzione di questo dramma, è l’italianissima Aquafil, l’azienda che ha ideato un innovativo processo industriale studiato per trasformare rifiuti in nuovi prodotti, in particolar modo, il processo trasforma le reti da pesca usurate in abiti da sera, costumi da bagno e altri capi d’abbigliamento.
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L’Aquafil ha messo a punto il suo processo già nel 2011, intitolato Econyl Recycling System e tende a produrre un polimero di nylon 6 a partire dai rifiuti, sia di consumo che industriali, tale processo genera una nuova filiera del riciclo ripulendo l’ambiente e creando nuova occupazione. Tra i rifiuti più lavorati vi sono le reti da pesca, le parti superiori dei tappeti e moquette (fluff), tessuti rigidi e componentistica plastica.
Il primo impianto di produzione dell’Aquafil è stato inaugurato nella Lubiana, in Slovenia. Aquafil pratica ottime politiche ambientali non solo mediante il riciclaggio ma anche con l’intera filiera di trasformazione e di produzione: lo stabilimento utilizza fonti di energia rinnovabile e punta a dimezzare le emissioni di CO2 entro il 2020. L’intera filiera applica i principi per la salvaguardia e il risparmio delle risorse idriche.
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La filiera produttiva parte con il recupero dei rifiuti che costituiscono la materia prima dell’Econyl Recycling System, con tale sistema, il gruppo Aquafil non solo genera nuovi posti di lavoro ma l’impianto della Lubiana risparmierà circa 70.000 barili di petrolio, 150.000 mq di acqua e taglierà le emissioni di CO2 di circa 20.000 tonnellate.