Eccedenze alimentari, per eccesso di produzione ma anche per eccesso di acquisto, non sempre corrispondente al reale consumo. Le eccedenze alimentari sono un vero problema attuale, molto legato, più legato di quanto si pensi, ad altri problemi che affliggono il nostro pianeta Terra come il cambio climatico, l’inquinamento, la carenza di risorse idriche e non. Fortunatamente non restiamo indifferenti davanti al cibo buttato, non tutti, per lo meno, e c’è chi oltre a fare singolarmente il proprio “dovere” senza sprecare, si è inventata una idea per dare una mano anche agli altri a farlo. L’idea è diventata realtà, è diventata una startup: Thinkabout.
Eccedenze alimentari: significato
E’ necessario fare un passo indietro e comprendere cosa sono le eccedenze alimentari per imparare a farle decrescere. Eccedenza è tutto ciò che è sovrappiù, eccesso. Quindi per eccedenze alimentari si intendono sia quelle prodotte in sovrannumero, e che poi vanno buttate, sia quelle acquistate in eccesso, appunto, e che allo stesso modo vanno sprecate perché non c’è nessuno che le consuma. Nella nostra famiglia, nel nostro frigo, molto probabilmente abbiamo o abbiamo ospitato in passato molti esempi di eccedenze alimentari.
Eccedenze alimentari e salvaguardia ambientale
Evitare le eccedenze alimentari è molto importante per la salvaguardia ambientale. Questo non è ancora un concetto che le aziende hanno ben compreso o forse non sanno come evitarle, fatto sta che tra realtà dell’industria e realtà della distribuzione, in Italia vengono prodotte ogni anno circa 1,12 milioni di tonnellate di eccedenze alimentari, quasi tutte ce le ritroviamo in discarica. Altro che salvaguardia ambientale.
Dati simili erano emersi già al tempo di Expo Milano 2015 e avevano colpito parecchio i due fondatori di Thinkabout, Andrea Briganti e Sebastien Lanau. Compagni di un MBA alla SDA Bocconi, hanno così deciso di mettere a frutto la loro amicizia e le loro competenze dando avvio ad una realtà che contrastasse lo spreco alimentare generando profitto.
Thinkabout si può definire come la prima vetrina virtuale per la commercializzazione di prodotti destinati allo smaltimento, è agile e utile, da una mano alle aziende a sprecare di meno ma non solo, anche a fidelizzare i propri lavoratori conquistando la loro fiducia e stima.
Eccedenze alimentari recuperate con ecommerce
L’idea e la mission di Thinkabout prendono forma nel progetto NO.W (NO WASTE), una piattaforma e-commerce. I dipendenti delle aziende del circuito milanese che hanno sposato la causa della lotta allo spreco alimentare e hanno deciso di affidarsi a questa startup, potranno acquistare e ricevere comodamente sul posto di lavoro prodotti che vengono abitualmente destinati al macero per date di scadenza troppo prossime per i tradizionali canali di vendita oppure per mere questioni estetiche come il packaging ammaccato o non conforme all’originale.
Come funziona? Le aziende produttrici hanno modo di comunicare una lista di eccedenze a Thinkabout che resteranno nel suo magazzino, disponibili tramite la propria vetrina virtuale aggiornata settimanalmente.
Eccedenze alimentari recuperate con Thinkabout: esempi
La prima realtà a sperimentare questa nuova logica contro le eccedenza alimentari è stata Omet, una azienda lecchese che ai suoi oltre 300 dipendenti la possibilità di effettuare una spesa responsabile e sostenibile. Ha toccato con mano come l’idea sia win win, sia un “business etico” che da benefici a tutti. Anche le aziende produttrici, infatti, hanno dei vantaggi da questo meccanismo perché ricavano da prodotti che avrebbero dovuto buttare con tanto di costi di smaltimento.
Per maggiori informazioni su Thinkabout e NO W. vi invitiamo a visitare il sito ufficiale.
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