Come correggere la durezza dell’acqua
La durezza dell’acqua indica la quantità di ioni di calcio e magnesio in essa contenuti. Si misura in millimoli per litro (mmol/l), ma più spesso la si trova espressa in gradi tedeschi (°dH) o in gradi francesi (°T.H.). Le rispettive scale di riferimento sono le seguenti: acqua dolce °dH 0-7 / T.H. 0-15; acqua dura °dH 8-14 / T.H. 16-25; acqua molto dura °dH >21 / T.H.>37.
Nella ‘pratica domestica’ la durezza dell’acqua equivale alle incrostazioni di calcare che si formano nei tubi (soprattutto in quelli metallici, meno in quelli di plastica) nei lavelli e sui rubinetti: più l’acqua è dura e più il problema è evidente. Con un semplice kit per la misurazione della qualità dell’acqua che trovate in farmacia oppure online potrete verificarne da soli l’entità.
Per fortuna l’acqua dura è innocua per la salute umana (se non fosse così avremmo un problema serio) anche se non lo è per gli elettrodomestici, che hanno problemi seri con le incrostazioni di calcare. Anche le piante soffrono la durezza dell’acqua e innaffiare può diventare un dilemma.
Come correggere la durezza dell’acqua?
Il metodo più semplice per ‘ammorbidire’ un po’ l’acqua in caso di durezza temporanea consiste nel farla bollire, operazione che fa precipitare almeno il carbonato di calcio insolubile. Saperlo però non ci aiuta molto, anche perché i sali cloruri e i solfati corresponsabili della durezza dell’acqua (durezza permanente) non cambiano in ebollizione. Più utile è sapere che la durezza dell’acqua si può correggere aggiungendo un po’ di soda (se parliamo di acqua per le pulizie) o di bicarbonato di sodio (se parliamo di acqua alimentare).
Se questo non basta, ci sono i filtri e gli addolcitori. Con i primi si può riuscire a trattenere le particelle solide, prevedendo però una installazione e una manutenzione accurate. Gli addolcitori usano invece un processo chimico basato sull’impiego di una resina caricata a ioni di sodio (sale) per catturare e far precipitare (nello scarico) gli ioni metallici. La resina va ricaricata di tanto in tanto, di solito con normale sale da cucina.
Molti addolcitori di acqua a scambio ionico non necessitano di attacco alla rete elettrica perché funzionano meccanicamente sfruttando la pressione dell’acqua. Anche la rigenerazione delle resine è automatizzata in molti dispositivi ed è sufficiente il rabbocco di sale di tanto in tanto. Ve ne sono di varie misure e il dimensionamento dipende dalla quantità di acqua utilizzata (che di solito varia in funzione delle persone).
Ci sono poi gli addolcitori d’acqua elettromagnetici, che funzionano in modo diverso e anche il risultato è diverso. Per questi serve un attacco elettrico ma l’installazione è esterna al tubo dell’acqua e non servono ricariche di tipo chimico. La differenza di risultato è che, mentre gli addolcitori a scambio ionico modificano la struttura chimica dell’acqua (a volte rendendola troppo ricca di sale, attenzione!), quelli elettromagnetici scompongono semplicemente il calcare favorendone l’eliminazione mano mano che l’acqua scorre. In ambito industriale, dove l’acqua scorre di continuo in grande quantità, sono considerati molto efficaci, in casa forse un po’ meno. In compenso non c’è il problema del sale, della manutenzione e non costano molto.
Se volete misurare la qualità dell’acqua di casa vostra (durezza, ma anche pH, solfati, nitrati…) vi consiglio il kit dell’Università Bicocca di Milano che potete acquistare online (meno di 20 euro). Si chiama Immediatest
Per gli addolcitori a scambio ionico, se non avete una dimestichezza più che buona con idraulica e fai da te, il mio consiglio è di rivolgervi a un esperto per l’installazione.
Pubblicato da Michele Ciceri il 29 Dicembre 2014