Dove si trova il nichel e quali sono i rischi
L’allergia al nichel è un’allergia da contatto molto comune e, nonostante di solito abbia una manifestazione limitata e poco severa, può rivelarsi comunque fastidiosa, perché il nichel è un elemento che si trova davvero un po’ dappertutto e facilmente ci si può entrare in contatto. L’allergia al nichel colpisce soprattutto le donne e le ragazze (15-20%), meno gli uomini.
L’allergia al nichel pur essendo da contatto può essere veicolata anche dal cibo che mangiamo: in genere l’allergia si manifesta dopo contatto cutaneo infatti, ma non è insolito che l’ingestione prolungata di piccolissime quantità di nichel presente in alcuni alimenti sia sufficiente a scatenare un attacco acuto di allergia, dovuto all’accumulo di nichel nel tempo, più che alla singola ed ultima esposizione avuta al metallo.
I termini maschili usati in questo testo si riferiscono a persone di qualsiasi genere.
Che cos’è il nichel
Il nichel è un metallo naturalmente presente nel nostro corpo, ma che troviamo facilmente anche in natura e in oggetti fabbricati dall’uomo come le chiavi, i cellulari, le monete, le cerniere lampo, le cinture, i bottoni, le sigarette elettroniche (fonte: Altroconsumo.it), i gioielli e la bigiotteria. Può essere rilasciato nell’aria in seguito ad attività industriali umane, e ugualmente avviene per il suolo e le acque.
Diversamente che per altri metalli pesanti, non si accumula nelle carni degli animali che abitualmente mangiamo, come accade invece per il mercurio nei pesci, per esempio.
Lo possiamo ritrovare anche in alcune tinture per capelli, nei trucchi per il make-up e negli smalti per le unghie, ma a chi è allergico al nichel vale la pena ricordare che questo metallo è contenuto anche nell’acciaio inox e quindi in alcune pentole e padelle che usiamo abitualmente in cucina: dovremmo allora esser certi che le nostre pentole siano nichel free o che almeno non rilascino particelle di nichel in cottura, anche se, in questo caso, non potremmo comunque escludere un’esposizione da contatto al nichel, tutte le volte, per esempio, che le prendiamo in mano.
Il nichel è un elemento necessario al nostro corpo perché interviene nell’attività di molti enzimi favorendone l’azione enzimatica, ma si pensa che possa in qualche modo agire anche in altre attività biologiche: nel metabolismo glucidico e in quello lipidico e nel mantenimento della struttura della membrana cellulare.
Ingestioni notevoli di nichel sono velenose e procurano, nausea, vomito, mal di testa, vertigini, difficoltà a respirare, fino in caso alla morte.
L’avvelenamento però è un evento eccezionale, mentre evenienza ben più comune è l’allergia al nichel.
In quali alimenti si trova il nichel
Gli alimenti che contengono naturalmente nichel sono:
- il cacao e dunque il cioccolato
- le margarine e i grassi vegetali idrogenati
- i cereali integrali e le farine integrali
- il grano saraceno
- alcuni semi oleosi come le nocciole e le noci
- i legumi e le arachidi
- alcuni vegetali come cipolle, asparagi, spinaci, funghi, pomodori,, cavoli e broccoli
- i kiwi, le pere, le albicocche, i fichi
- la liquirizia
- il lievito in polvere
- i crostacei
In misura inferiore il nichel si trova anche nel caffè, nel vino e nella birra.
Il nichel può essere presente anche in alcuni integratori – per cui conviene sempre leggere l’etichetta prima di assumerli – e nei cibi in scatola. In questo caso non è il cibo in sé a contenere nichel ma è la lattina in cui è stato confezionato quel cibo: il nichel presente nel contenitore verrà liberato e passerà nel cibo che mangeremo. Via libera invece all’alluminio che è nichel free.
Il nichel presente in cucina
In cucina rischiamo di entrare in contatto con il nichel più frequentemente di quanto crediamo.
Il nichel infatti può essere presente non solo nei tegami e nelle pentole che adoperiamo (solo alcuni tipi di acciaio inox sono nichel free e per le padelle antiaderenti il rischio di esposizione al nichel è ancora più alto) ma anche nell’acqua potabile di rubinetto.
Come fare dunque a ridurre l’esposizione in questi casi?
Per l’acqua potabile, l’accorgimento migliore è quello di farla scorrere al mattino per un paio di minuti di modo che il nichel presente nelle tubature venga eliminato. Ricordiamoci però che il nichel può essere rilasciato nelle acque anche per via naturale, dalle rocce e dal terreno, e che comunque l’esposizione al nichel attraverso l’acqua potabile è minore rispetto a quella che potremmo avere per via del cibo e ancor meno per via degli oggetti e dei cosmetici che lo contengono.
Per le pentole, potremmo optare invece per dei materiali più sicuri: il coccio, l’alluminio, il vetro, il pirex, la terracotta e anche la ceramica non smaltata. Ma se decidiamo di scegliere pentole in acciaio inox assicuriamoci di prendere quelle che non abbiano nichel: oggi in commercio molte aziende danno la garanzia di non usare nichel nella produzione delle loro pentole.
Come capire se si è allergici al nichel
L’allergia al nichel consiste in una dermatite pruriginosa che compare dopo poche ore fino ad un paio di giorni dopo il contatto con l’oggetto contenente il nichel; lo sfogo tende poi a risolversi nel giro di massimo 4 settimane. In genere la manifestazione acuta allergica avviene per contatto cutaneo, ma può capitare che avvenga per ingestione ripetuta e prolungata di alimenti che contengono nichel e che a lungo andare danno un accumulo del metallo nell’organismo: questo accumulo causerà in ultimo l’episodio acuto di allergia.
La dermatite compare di solito nelle zone della pelle dove è avvenuto il contatto, e solo di rado interessa anche altre aree del corpo.
La cute colpita dalla dermatite si presenterà:
- arrossata, fino anche ad essere molto rossa
- pruriginosa, anche in maniera severa
- secca fino alla desquamazione
- ricoperta da vescicole umide, soprattutto nel punto di contatto
- occasionalmente ci può essere un essudato che fuoriesce dalla zona colpita da dermatite
Un grande indizio che può farci capire se si è allergici al nichel è l’area di comparsa dello sfogo, tipicamente dove c’è stato il contatto con l’oggetto contenente nichel (sulla pancia in corrispondenza del bottone dei jeans, sul lobo delle orecchie per contatto con un orecchino, sul polso per contatto con il cinturino dell’orologio o con il bracciale, laddove si porta il piercing, etc.).
Ma la diagnosi potrà essere posta dal medico solo dopo aver visto lo sfogo cutaneo ed aver effettuato, se lo riterrà, un patch test sulla schiena che farà chiarezza su qual è il nostro allergene.
Una piccola percentuale (circa il 20% di chi è allergico al nichel) presenta una manifestazione allergica più generalizzata che prende il nome di Sindrome da Allergia Sistemica al Nichel (SNAS).
Le manifestazioni di questa Sindrome possono essere:
cutanee con la caratteristica dermatite di cui ho scritto sopra, ma con interessamento di varie parti del corpo;
extracutanee con sintomi gastrointestinali come nausea, vomito, diarrea o stitichezza, dolori e tensione all’addome ma anche mal di testa, vertigini, asma, febbre, dolori muscolari ed articolari, insonnia, stanchezza ed astenia.
In caso di SNAS il patch test non sarà sufficiente a fare diagnosi, ma si dovrà procedere con il test di provocazione orale (TPO).
Come eliminare il nichel dal corpo
Il nichel dal corpo può essere eliminato andando innanzitutto ad allontanare tutte le fonti di nichel dalla nostra quotidianità: trucchi, pentole, cinture, orecchini, cerniere, etc. ed eliminando dalla nostra dieta i cibi che contengono nichel: questi sono quelli elencati sopra.
In questo modo sceglieremo alimenti sicuri come i finocchi, le coste, tutte le varietà di cicoria, le melanzane, le zucchine, i peperoni, i cetrioli, la lattuga, le carote, tutti gli agrumi, le mele, l’anguria, il melone, le pesche, le banane, le fragole e l’uva; la carne, le uova, quasi tutto il pesce, i formaggi (a meno che non siamo intolleranti anche al lattosio, evenienza questa non rara in chi è allergico al nichel), il riso, tutte le farine 00, l’olio extravergine di oliva ed il burro come condimenti, lo yogurt ed il latte.
Potrebbe essere utile anche assumere kefir o verdure fermentate, o integratori a base di prebiotici e probiotici per ripristinare una corretta funzione di barriera intestinale da parte del nostro microbiota (quello che un tempo veniva chiamato flora batterica intestinale): quando si verificano infatti attacchi acuti di allergia alimentare, infezioni o stati di intolleranza alimentarie intervenire per rafforzare il nostro microbiota aiuta a recuperare più in fretta.
Il microbiota intestinale svolge proprio una funzione di barriera tra intestino e sangue (fonte: Microbioma.it), cioè tra quello che ingeriamo e l’ambiente interno del nostro corpo, ed interagisce in varia misura con il sistema immunitario: è quindi chiaro che in caso di episodio acuto allergico rinforzare il microbiota può migliorare in modo rilevante il nostro stato di salute.
Come capire se un cibo contiene nichel
Non è possibile capire se un cibo contiene nichel solamente dall’aspetto o da altri elementi legati alle sue caratteristiche organolettiche o alla sua consistenza.
L’unico modo per sapere se un cibo contiene nichel e in quale misura è quello di effettuare un’analisi di laboratorio o affidarsi alla lettura dell’etichetta che in tutti i paesi dell’Unione Europea deve essere presente per legge su ogni articolo: i prodotti sicuri per chi è allergico al nichel riportano chiaramente la dicitura “testato per nichel” (nickel tested) o in alternativa “nickel free” (anche se nessun prodotto, per via della contaminazione ambientale, può essere mai considerato senza nichel). Nei cosmetici si può invece trovare il contenuto soglia al di sotto del quale quel cosmetico è considerato sicuro anche per chi è allergico: questo equivale a < 1 ppm, cioè meno di un microgrammo di nichel per grammo di prodotto (fonte: Issalute.it).
Pubblicato da Fabiana Pompei, laureata con lode in Medicina e Chirurgia e specializzata in Scienza dell’Alimentazione a Milano, il 11 Febbraio 2022