Dove buttare le buste commerciali con finestra? Fare la raccolta differenziata nella giusta maniera è spesso un compito complesso. Le regole variano da Comune a Comune e ancora non esiste un vademecum unico a cui possono attenersi tutti i cittadini italiani. In aiuto vengono le App e le tante informazioni diffuse in rete. Ma quando ci si ritrova davanti a materiali poco utilizzati o particolari, allora iniziano i guai.
In questo articolo focalizzeremo l’attenzione su un oggetto di uso comune che può far sorgere qualche dubbio nel momento in cui ci si trova a conferirlo. Per l’esattezza, parleremo di dove buttare le buste commerciali con finestra.
Dove buttare le buste commerciali con finestra
Siamo in piena epoca digitale ma ancora oggi capita quasi quotidianamente di imbattersi in buste di carta che intasano le nostre caselle postali o che si utilizzano per il lavoro in ufficio.
Ogni anno, infatti, tramite le classiche buste commerciali viaggiano migliaia e migliaia di comunicazioni in lungo e in largo per il nostro Paese ma anche all’estero. Tra i vari modelli in circolazione, vi sono anche le buste commerciali con finestra. Come ci si deve comportare con questi contenitori postali nel momento in cui ci si accinge a effettuare la raccolta differenziata?
Nella maggior parte dei casi, questa tipologia di buste non è composta esclusivamente di carta in quanto le finestre non sono realizzate in cellulosa.
Ciò nonostante la CONAI (Consorzio Nazionale per gli Imballaggi) ha chiarito che le buste commerciali con finestra possono essere conferite nel raccolta differenziata dedicata alla carta.
Gli impianti di riciclo sono infatti in grado di separare meccanicamente senza problemi i materiali non cellulosici, separandoli da quelli cartacei.
Buste commerciali con finestre riciclabili
Da alcuni anni a questa parte in commercio iniziano a diffondersi anche buste con finestre realizzate in cellulosa trasparente che possono perciò essere anch’essere riciclate insieme alla carta, senza essere scartate nella separazione meccanica.
E’ questo ad esempio il caso delle buste prodotte dalla Nexive che sono interamente riciclabili tanto da presentare una scritta dedicata che vi mostro nell’immagine qui di seguito…
Le buste Nexive presentano un’altro riquadro, forse ancor più importante: si tratta della certificazione rilasciata da FSC (Forest Stewardship Council), una ONG internazionale senza scopo di lucro che ha come obiettivo la corretta gestione delle foreste e la tracciabilità dei prodotti derivati.
Il marchio FSC con la scritta MISTO indica che il legno o la carta all’interno del prodotto provengono da materiale certificato FSC, materiale riciclato e/o legno controllato.
I materiali certificati e/o riciclati devono costituire almeno il 70% del prodotto finale.
Il legno controllato , sebbene non sia certificato FSC, non può essere raccolto:
- illegalmente
- in violazione dei diritti tradizionali e delle popolazioni indigene
- in foreste dove i valori elevati di conservazione (HCV) sono minacciati
- in foreste che vengono convertite in piantagioni o in uso non forestale
- in foreste dove vengono piantati alberi geneticamente modificati.
Dove acquistare buste commerciali certificate FSC con finestra
Le buste certificate FSC possono essere acquistate in cartoleria, nei centri per prodotti ufficio o comodamente ordinate su Amazon, ad esempio in questa pagina dove potrete acquistare 500 buste certificate FSC prodotte dalle cartiere italiane Pigna a 11,6 Euro più spese di spedizione.
Dove si buttano le buste imbottite
Un altro dubbio che sorge nel momento in cui ci si trova a capire dove buttare le buste commerciali, riguarda le buste imbottite. Si tratta ancora una volta di un oggetto di uso comune piuttosto particolare, molto utilizzato per le spedizioni nazionali e internazionali, soprattutto per proteggere il materiale che vi viene inserito.
Con la diffusione sempre più massiccia dei canali e-commerce, questo tipo di imballaggi ha conosciuto una crescente diffusione. Ma mentre smaltire correttamente gli scatoloni di cartone è ormai un’operazione all’ordine del giorno, lo stesso non si può dire riguardo le buste imbottite.
Le buste imbottite, infatti, sono realizzate nella maggior parte dei casi con un involucro di carta e una parte interna in plastica, appositamente studiata per spedire in maniera sicura anche gli oggetti più delicati, in modo da non rovinarli o da non romperli.
Diversi opuscoli sulla raccolta differenziata consultabili in rete specificano che, trattandosi di un materiale misto, le buste imbottite vanno smaltite nell’indifferenziato, ovvero nel secco residuo. L’impatto sull’ambiente che ne risulta è perciò chiaro.
Riutilizzare le buste imbottite
Per evitare che anche le buste imbottite si inseriscano nella corposa moltitudine di oggetti monouso, una buona prassi è imparare a riutilizzarle. Sebbene la prima tentazione possa essere quella di sfruttare l’imbottitura in pluriball come antistress, schiacciando le tante palline che la compongono, in realtà esistono altre soluzioni creative e anti-spreco per dare una nuova vita alle buste imbottite.
Si può, ad esempio, optare per la soluzione più semplice, ovvero usare le buste imbottite per effettuare altre spedizioni. L’unica accortezza, in questo caso, consiste nel coprire gli indirizzi con delle etichette sulle quali scrivere i nuovi recapiti. Per chiuderle correttamente si può invece applicare del semplice nastro adesivo.
In alternativa, le buste imbottite possono essere utilizzate per custodire oggetti delicati, così da evitarne la rottura o possibili danni. C’è chi le usa per riporre in valigia gli oggetti più fragili durante i viaggi. È il caso dei souvenir oppure dei vasetti in vetro contenenti prodotti quali miele, marmellate e conserve. Usando le buste imbottite come protezione, si evitano così parecchi pasticci.
Una buona idea è anche quella di riutilizzare le buste imbottite per realizzare decorazioni creative oppure per confezionare prodotti fai-da-te, come saponette o piccoli oggetti di artigianato.
Dove buttare le buste per gli alimenti
Quando si parla del corretto smaltimento delle buste e dei contenitori commerciali, un capitolo a parte riguarda i sacchetti per gli alimenti. Il caso tipico è il sacchetto del pane che, soprattutto nei grandi centri della Distribuzione Organizzata, è costituito da una parte in carta e da una in plastica trasparente che consente di vedere il contenuto. Come vanno differenziati questi materiali?
Sono molti i consumatori che si pongono questo interrogativo, trovandosi in difficoltà nel momento in cui si accingono a gettare delle buste così largamente utilizzate. Nella maggior parte dei casi, per smaltire correttamente un imballaggio di questo genere è necessario separare le varie componenti, tagliando la porzione trasparente. Molte volte però il consumatore finale, per pura praticità o per mancanza di informazioni adeguate, tende a gettare la confezione nell’indifferenziato.
Nella migliore delle ipotesi, il sacchetto può presentare delle indicazioni sulle pratiche da seguire in fase di smaltimento. Si tratta di una prassi che, fortunatamente, si sta pian piano diffondendo.
I simboli di riciclaggio
I simboli di riciclabilità sono senza ombra di dubbio uno strumento molto valido per indirizzare il consumatore verso una corretta raccolta differenziata. Ma non sempre risulta facile districarsi nel ventaglio di sigle e di scritte riportate sugli imballi. L’incertezza regna sovrana e spesso spinge a reazioni controproducenti.
Per troppa confusione, le persone non si sforzano di smaltire con scrupolo, ma finiscono al contrario per indirizzare il rifiuto di turno verso la destinazione finale più rapida e immediata: il sacco dell’indifferenziata.
I consumatori, in definitiva, dimostrano di non apprezzare gli imballaggi troppo sofisticati. E a farne le spese purtroppo è l’ambiente.