La doppia piramide alimentare
Il modello della doppia piramide alimentare consiglia un’alimentazione con tanta frutta e verdura e poca carne rossa. La dieta mediterranea insomma, cosa c’è di così nuovo da spingerci a parlarne ancora?
Di nuovo c’è che la dieta mediterranea, e con essa la doppia piramide alimentare, adesso piace anche ai consulenti del Governo USA.
Cosa mai accaduta dal 1980, anno di emanazione negli Stati Uniti delle linee guida in materia di alimentazione, il comitato dei medici e nutrizionisti del governo Obama ha riconosciuto il collegamento tra sostenibilità e alimentazione affermando nero su bianco (qui trovate il report completo) che una dieta di origine vegetale è buona sia per l’ambiente sia per la salute.
Gli esperti americani consigliano un alto consumo di frutta, verdure, cereali integrali, legumi e noci, pochi zuccheri raffinati e un moderato consumo di alcol. La dieta mediterranea insomma, che in questo modo entra nelle linee guida finali sull’alimentazione dei ministeri della salute e dell’agricoltura degli USA. E questo perché è una dieta amica dell’ambiente.
Che cos’è la doppia piramide alimentare?
È un modello di analisi ideato dal Barilla Center for Food and Nutrition rappresentato graficamente da due piramidi accostate e orientate in senso opposto. Da una parte c’è la piramide alimentare con alla base i cibi a più alto consumo suggerito e al vertice quelli meno consigliati. Accanto c’è la piramide ambientale, costruita misurando l’impatto sull’ambiente dei cibi presenti nella piramide alimentare e disponendoli in una piramide capovolta: in basso (al vertice del triangolo) gli alimenti con il minore impatto ambientale e in alto quelli più inquinanti.
L’accostamento della piramide alimentare alla piramide ambientale mette in evidenza che gli alimenti di cui è consigliato un consumo più alto (frutta, verdure e cereali) sono anche quelli che hanno un impatto ambientale minore. Al contrario, gli alimenti di cui i nutrizionisti consigliano un basso consumo (dolci, carne rossa e formaggi) sono anche quelli che impattano di più sull’ambiente.
Pubblicato da Michele Ciceri il 2 Marzo 2015