Disposofobia, letteralmente significa “paura di buttare”. Se cerchiamo le origini del nome nella lingua latina otterremo risultati deludenti perché viene dall’inglese, dal verbo “to dispose” che significa gettare, buttare, disfarsi di qualcosa. Aggiungendo il suffisso -fobia, dal greco phóbos, otteniamo quella paura di buttare che raggiunge livelli patologici e costituisce un vero problema che ne causa altri a livello sia igienico e sanitario, sia sociale e psicologico.
Cosa è la disposofobia
Con disposofobia si definisce un disturbo caratterizzato dall’accumulare patologico e seriale. Collezionare oggetti diventa compulsivo, vietato buttare non per rispetto dell’ambiente, con uno scopo “anti-spreco” bensì come disturbo mentale.
Le persone che soffrono di disposofobia manifestano un bisogno ossessivo di acquisire un gran numero di cose, senza per forza utilizzare. Anzi, si tratta molto spesso di beni che non servono ma che non si riesce a buttare, che si accumulano senza alcuno scopo se non quello di accatastarli da qualche parte, uno via l’altro.
Questo ovviamente trasforma le abitazioni di chi soffre di disposofobia rendendo gli ambienti a volte perfino pericolosi o insalubri. Chi accumula in modo compulsivo può avere problemi di mobilità, di alimentazione e di igiene.
Sintomi della disposofobia
Chi non è molto caloroso o parla in modo molto elaborato, con troppi dettagli e perdendo il filo, può essere un accumulatore seriale, come anche chi non sa pianificare ed organizzare e fatica a prendere una decisione, non ha grande capacità di concentrarsi e non resta motivato a lungo tempo.
Tutti quelli indicati sono segnali che possono far pensare alla disposofobia ma ovviamente è necessario rivolgersi ad un esperto prima di giungere a conclusioni errate.
Ci sono anche sintomi molto più evidenti, che è difficile non notare, quando il disturbo impera nella vita di chi ne soffre. Le case degli accumulatori seriali sono dei veri e propri magazzini caotici, spesso sono sporche e al limite dell’agibilità. A volte porta alla cleptomania o al non restituire mai oggetti presi in prestito, altre volte, nei peggiori casi, anche a una vita condotta in condizioni di scarsa igiene e con percolo di infestazioni di topi o scarafaggi e di ferirsi inciampando nel disordine.
Cause della disposofobia
Non è facile individuare le cause della disposofobia e soprattutto quando se ne parla si corre il rischio di generalizzare dando adito a paure e sospetti, oppure creando stereotipi. Ci sono delle persone che statisticamente possono essere più facilmente a rischio di disposofobia, quelle perfezioniste o quelle estremamente disordinate, ad esempio, e che amano in modo morboso il contatto visivo con gli oggetti, quelle che hanno relazioni un po’ confuse con i genitori, padre in primis, oppure le persone che hanno un indice di massa corporea superiore alla media.
Questa problematica può anche insorgere a seguito di una depressione. I collezionisti rischiano la disposofobia ma certo non devono essere sempre confusi per degli accumulatori se sono semplicemente degli appassionati di francobolli, farfalle o scarpe.
Cura per la disposofobia
Esistono ad oggi vari approcci alla disposofobia, tra questi troviamo degli interessanti interventi psicoterapeutici che risultano tra i più efficaci. La Terapia cognitivo-comportamentale è tra le più diffuse, nel caso della disposofobia viene appositamente adattata al problema e prevede anche visite a domicilio, incontri individuali e sedute di gruppo, per arrivare a comprendere ciò che spinge all’accumulo e a sviluppare abilità organizzative e decisionali che possano migliorare la situazione.
E’ importante anche imparare metodi di rilassamento e di controllo degli impulsi. Altro tipo di cure per la disposofobia è quello che deriva dalle terapie usate per le dipendenze.
L’importante è non sottovalutare il problema, trattando gli accumulatori come dei semplici pigroni svogliati o disordinati. Sotto c’è ben altro, c’è una ossessione che tortura loro, prima di tutto, dentro. Come se non bastasse, una disposofobia trascurata può portare anche alla depressione, ad attacchi di panico e desiderio di suicidio.
Disposofobia: libri
Un libro non guarisce ma può dare una mano o dare il “là” per iniziare un serio percorso di cura che affronti tutti gli aspetti. Se così può succedere, il titolo giusto è “Il magico potere del riordino” di Marie Kondo, che potete ordinare in questa pagina di Amazon dove trovate anche maggiori informazioni sul contenuti.
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