Disastri ambientali: lo si dice spesso, parlando, di tante situazioni tragiche e a cui certamente avremmo volentieri evitato di assistere, ma tecnicamente con questa espressione si intendono quei fenomeni che hanno una vasta ricaduta sull’ambiente, di origine naturale o meno, e che siano catastrofici per la numerosità degli organismi viventi coinvolti, la gravità degli effetti su di essi e la vastità del territorio interessato. Ci sono anche tanti disastri ambientali sfiorati che non possiamo tacere, per lo meno per i rischi corsi potenzialmente catastrofici.
Disastri ambientali causati dall’uomo
In generale i disastri ambientali possono essere causati o derivanti da una azione compiuta da una particolare specie animale. Senza troppo girarci intorno, possiamo chiaramente dire, dati alla mano, che l’uomo è spesso e volentieri la specie animale, sopra citata, oltre ad essere anche la vittima, di ciò che causa. Lui, e il territorio in cui abita. Abbiamo numerosi esempi di casi di reati ambientali
Nella storia, e tuttora, non è frequente che i disastri ambientali siano causati da altri animali diversi da noi. Se ciò accade, si tratta di razze non autoctone che, introdotte artificialmente, distruggono un certo habitat che era stato precedentemente creato e aveva il suo equilibrio. Prima del loro arrivo.
I disastri ambientali sono un fenomeno diverso dalle calamità naturali che si caratterizzano come eventi del tutto naturali. Ciò che accade, però, perché il mondo non è fatto a compartimenti stagni, è che gli effetti negativi di certe catastrofi di cui l’uomo non ha colpe, siano amplificati da atti o situazioni create dall’uomo. Detta così sembra un meccanismo raro e difficile, invece ci sono esempi sotto i nostri occhi anche banali.
Prendiamo un nubifragio – calamità naturale di cui non abbiamo colpe. Se si abbatte su una zona collinosa che noi uomini abbiamo pensato bene di privare di tutti gli alberi – deforestazione – ecco che si può verificare una frana devastante. Inizia come calamità, la pioggia dal cielo, e finisce per essere uno dei tanti disastri naturali che abbiamo sulla coscienza.
Disastri ambientali famosi nel mondo
Ci sono disastri naturali di vario tipo, ad esempio chimico, legato agli idrocarburi, agli incendi, nucleare. Tra i più famosi troviamo quello avvenuto il 3 dicembre 1984 a Bhopal, in India, quando una fuga di pesticidi da una fabbrica della Union Carbide ha causato circa 4.000 morti. In quella occasione una vera e propria “nebbia mortale” ha invaso una vasta area i cui abitanti hanno subito pesanti conseguenze: oltre 50.000 hanno riportato gravissimi danni come cecità, insufficienza renale e malesseri permanenti.
Non si può non ricordare che lo scoppio del reattore nucleare di Cernobyl del 26 aprile 1986 quando il tentativo di testare una nuova teoria ha portato al propagarsi di radiazioni in quantità 400 volte maggiore rispetto alla bomba di Hiroshima. I paesi più colpiti sono stati Bielorussia e Ucraina ma la nube tossica ha raggiunto l’Irlanda perfino, il bilancio dei morti è stato di 56 morti ma ci sono stati anche oltre 4.000 casi di cancro e numerosi altri danni indiretti su uomo e ambiente.
Per gli italiani, piuttosto noto tra i disastri ambientali è anche quello del 10 luglio 1976 a Seveso, in Brianza. Una nube di tetraclorodibenzoparadiossina (TCDD) in quel momento è stata rilasciata da una fabbrica di pesticidi e circa 37.000 persone sono state esposte ai livelli più alti mai registrati di diossina. Per lo stesso motivo 80.000 animali sono stati macellati e il territorio non ha ancora dimenticato quello che è uno dei disastri ambientali nel nord Italia più recente e ancora “allo studio”.
Meno noti ma peculiari come disastri ambientali, quello della Great Pacific Garbage Patch, un vortice marino ad altissima intensità capace di attirare rifiuti e spazzatura, tuttora galleggiante nel Pacifico tra Giappone e Hawai, e quello della Mississippi Dead Zone. Si tratta di una sorta di – letteralmente – zona morta, situata ai piedi del fiume omonimo in cui l’ecosistema è compromesso a causa degli scarichi a dir poco “esagerati” rilasciati nell’acqua.
Disastri ambientali causati dal petrolio
Tra i più recenti disastri ambientali causati dal petrolio nel mondo troviamo quello della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon: nel Golfo del Messico, in Louisiana, tra il 20 aprile e il 15 luglio 2010 ha sversato dalle 414mila tonnellate di greggio a oltre un milione. Una quantità ancora da stimare ma sicuramente inammissibile.
Terribile anche il disastro petrolifero della centrale di Jiyeh Libano, tra il 14 e il 15 luglio del 2006 con un bilancio tra le 20 e le 30mila tonnellate di greggio. Nel 2001 a gennaio un altro di questi disastri ambientali ha colpito le Isole Galapagos, neanche un anno prima il Sudafrica, a Cape Town: siamo a giugno 2000 e le tonnellate di greggio 1.400.
Andando indietro coi tempi ma restando nella categoria dei disastri ambientali causati dal petrolio, ricordo l’incidente della Exxon Valdez. Questa petrolifera il 24 marzo 1989 si è arenata su Prince William Sound’s Bligh Reef, versando 40,9 milioni di litri di petrolio greggio sulla costa asiatica prossima all’Alaska. Ha lasciato terribile conseguenze ma “almeno” è passata alla storia dei disastri ambientali come punto di svolta. Non esageriamo, definiamolo un punto di “positiva inclinazione”: dopo tutto quel greggio sversato è stato cambiato il regolamento dei trasporti marittimi che ha reso obbligatoria l‘adozione di una nuova tecnologia, molto più sicura, a doppio scafo.
Disastri ambientali recenti
Di disastri naturali recenti ce ne sono sia in Italia sia nel resto del mondo e ci accorgeremo molto probabilmente di non conoscerli neanche tutti. E non facciamocene una colpa, spesso non trovano spazio e visibilità, a volte ci si abitua, altre essendo colpa dell’uomo, de ne nascondo le conseguenze come polvere sotto il tappeto. O cadaveri nell’armadio. Ma a volte, come accade nei disastri ambientali, i cadaveri sono decisamente troppi.
Nel recentissimo 2015 negli Stati Uniti, in Colorado, 11 milioni di litri di fango contaminato da metalli pesanti come arsenico e piombo, provenienti da una miniera abbandonata, si sono riversati accidentalmente nel fiume Animas. Restando attuali, in Italia approdiamo in Veneto: è il 2012 quando vengono scoperti enormi quantità di scorie di fonderia altamente tossiche smaltite illegalmente sotto il tracciato della autostrada A31 tra Vicenza e Rovigo, ai tempi ancora in costruzione.
Il bilancio di 60 morti per uno dei più recenti disastri ambientali è quello dell’esplosione per una fuga di gas metano avvenuta nel 2010 nella miniera Raspadskaya, nella regione siberiana di Kemerovo. E’ ancora sulla bocca di tutti, perché molto recente, ma anche più mediaticamente seguito tra i disastri ambientali quello del 2011 avvenuto in Giappone. Mi riferisco a quanto avvenuto a Fukushima dove quattro gravi incidenti si sono verificati nella centrale nucleare omonima dopo il terremoto dell’11 marzo 2011 a cui era seguito anche uno tsunami.
Disastri ambientali: legge
La più recente legge che tocca il tema dei disastri ambientali in Italia è stata approvata il 19 maggio 2015 dal Senato italiano e riguarda in generale i delitti contro l’ambiente, noto perché ha trasformato alcuni crimini contro l’ambiente da “semplici contravvenzioni” a reati inseriti nel codice penale italiano.
La stessa legge ha fatto sì che i tempi di prescrizione raddoppiassero e le pene arrivassero anche a 20 anni di carcere. Per quanto concerne i disastri ambientali da quella approvazione vediamo cosa è cambiato. Innanzitutto la loro definizione. “certi eventi” tragici devono essere considerati a pieno titolo disastri ambientali se causano “l’alterazione irreversibile dell’equilibrio di un ecosistema, l’alterazione dell’equilibrio di un ecosistema la cui eliminazione risulti particolarmente onerosa e conseguibile solo con provvedimenti eccezionali, l’offesa alla pubblica incolumità in ragione della rilevanza del fatto per l’estensione della compromissione o dei suoi effetti lesivi ovvero per il numero delle persone offese o esposte a pericolo».
Le pene vanno da 5 a 15 anni, ma non solo: quando i disastri ambientali sono commessi in un’area protetta o sottoposta a vincolo, oppure causano danni a specie animali o vegetali protette, allora c’è anche un’aggravante. Un’altra novità della legge dello scorso anno (2015) che mi piace ricordare è l’introduzione di 5 nuovi reati: l’inquinamento ambientale, il disastro ambientale, l’impedimento dei controlli, l’omessa bonifica e il traffico di materiale radioattivo. Finalmente sono ”Reati”, ufficiali.
Disastri ambientali in Italia: il libro
Per farsi un’idea della situazione del nostro territorio, attuale, e di quanto nella storia esso ha vissuto, c’è un interessante volume edito da Il Mulino e scritto da Gabriella Corona. Si intitola “Breve storia dell’ambiente in Italia”e racconta le trasformazioni subite dalla nostra penisola a livello ambientale. Inevitabile, doveroso, e ben fatto dall’autrice, collegare questa storia ambientale con tutto ciò che è cambiato anche in ambito economico, politico e sociale.
Solo così, come si può leggere in questo libro, è possibile fare un quadro della realtà che abbia un significato e possa suggerire come agire in futuro. Nei vari capitoli si ritrova l’Italia degli ultimi decenni, teatro di una forte accelerazione del dissesto idrogeologico e del consumo del suolo.
Abbiamo davanti agli occhi, anche leggendo, il peggiorare della qualità della vita nelle aree metropolitane, il cemento che avanza, la scomparsa di aree verdi, le emergenze legate ai rifiuti come nella città di Napoli – ma non è purtroppo l’unica, solo la più “strillata”. Non vanno dimenticati,e fortunatamente Corona non lo fa, anche l’inquinamento marino e atmosferico e la comparsa di nuove patologie che colpiscono piante, uomini e altri animali, in prima, o in seconda o addirittura in terza battuta.
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