Differenza tra ora legale e ora solare

differenza tra ora legale e ora solare

Qual è la differenza tra ora legale e ora solare: ecco tutti i dettagli! Dalla data in cui si passa all’ora solare a quella in cui scatta l’ora legale. 

Prima di vedere qual è la differenza tra ora legale e ora solare, chiariamo bene il concetto di fuso orario e ora legale.

Ora legale, che cos’è

L’ora legale è quella che uno stato sceglie per convenzione. L’ora solare è stabilità astronomicamente dal passaggio del Sole per il meridiano locale. Quando il sole raggiunge il punto più alto della sua traiettoria in cielo, in quel luogo è mezzogiorno.  Ogni meridiano, quindi, ha la sua specifica ora solare.

Per comodità, ogni nazione adotto, su tutto il territorio, un’unica ora, generalmente si adottava l’ora solare presente nella capitale.

Nel 1884, per attutire il divario cronologico tra i vari Stati, la conferenza di Washington portò al vaglio il sistema dell’ora legale.

Tale sistema suddivide la Terra in 24 spicchi, tutti uguali. Tali spicchi sono meglio definiti come “fusi“: è nato così il concetto di fuso orario.

In Italia, per ora legale s’intende quella che utilizziamo in estate. Cioè lo slittamento in avanti di 60 minuti, stabilito per legge, dall’ora normalmente in vigore.

Quando scatta l’ora legale

Se vi state chiedendo quando mettere “avanti di un’ora le lancette dell’orologio”, la risposta è l’ultima domenica di marzo.

L’ora legale 2019, quindi, scatta nella notte tra sabato 30 e domenica 31 marzo.

Quando scatta l’ora solare

Nei paesi dell’Unione europea e in Svizzera, l’ora legale inizia l’ultima domenica di marzo e termina l’ultima domenica di ottobre.

Per portare indietro le lancette dell’orologio di un’ora, dovrete aspettare l’ultima domenica di ottobre. Per il 2019, il passaggio dall’ora legale all’ora solare avverrà nella notte tra sabato 26 e domenica 27 ottobre.

Differenza tra ora legale e ora solare

L’ora legale è quella in vigore nel fuso orario al quale il nostro paese appartiene.  Durante il periodo estivo, uno Stato può aderire alla convenzione e spostare avanti di un’ora le lancette degli orologi.

L’ora legale è il termine con il quale si fa riferimento al sistema impiegato, per convenzione, in estate. Con termine ora solare, invece, si fa riferimento al sistema impiegato nel periodo invernale.

Tecnicamente, l’ora solare sarebbe diversa in ogni punto del globo terrestre in quanto fa riferimento alla posizione del sole lungo la sua traiettoria nella volta celeste.

Generalmente, quando l’orario coincide con quello del fuso orario di riferimento, esso prende il nome di ora solare (almeno qui in Italia), oppure ora civile convenzionale.

Nel nostro Paese abbiamo conservato la terminologia “ora solare e ora legale” anche se tecnicamente, l’ora solare (quella estiva) non corrisponde esattamente all’ora solare astronomica. In molti altri paesi, viene usata una terminologia più chiara e diretta, si parla infatti di orario estivo orario invernale.

Perché in inverno mandiamo l’orologio indietro di un’ora?

Lo scopo del cambiamento d’orario è quello di recuperare luce diurna. Per questo motivo, in Inghilterra si parla di DST, acronimo di Daylight saving time, orario di risparmio della luce diurna.

ora legale quando

Ora legale e ora solare, vantaggi e svantaggi

Il passaggio all’ora legale ci consente di risparmiare energia elettrica grazie al minore utilizzo dell’illuminazione artificiale. Se vi interessano consigli per massimizzare l’efficienza elettrica domestica, potete leggere la pagina su come risparmiare elettricità in casa. L’ora legale, ovviamente, non può aumentare le ore di luce a disposizione nell’arco delle 24 ore… può tuttavia indurre un maggior sfruttamento delle ore di luce che altrimenti andrebbero “sprecate” a causa delle nostre abitudini “sonno – veglia”

L’impiego dell’ora legale, solo dal 2004 al 2012, ha consentito un risparmio di energia elettrica di oltre 6 miliardi di kilowattora, un risparmio economico altrettanto gradito: la riduzione della spesa elettrica ha consentito un risparmio economico alle utenze italiane pari a novecento milioni di euro.

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