Amazzonia: la cronistoria del disastro

deforestazione amazzonia

L’Amazzonia è una foresta pluviale equatoriale che si estende per un’area di oltre 7 milioni di km² (circa 1,75 miliardi di acri), con una zona boschiva che ne occupa circa 5,5 milioni. La Foresta Amazzonica, per la sua estensione, è conosciuta come “Polmone del Mondo”. La sua superficie si estende per il 65% del territorio brasiliano, il restante 35% occupa territori di varie Nazioni quali: Colombia, Perù, Venezuela, Ecuador, Bolivia, Guyana, Suriname e Guyana francese.

Con la sua superficie, l’Amazzonia è la foresta pluviale tropicale più grande del mondo, vede circa 390 miliardi di alberi appartenenti a 16.000 specie diverse.

Negli ultimi giorni sentiamo spesso parlare degli incendi in Amazzonia, una tragedia che sta consumando migliaia e migliaia di acri di superficie. Anche se le minacce alla Foresta Amazzonica stanno crescendo, è importante ricordare che il “Grande Polmone del Mondo” non è mai stato al sicuro dal rischio deforestazione. Le principali minacce dell’Amazzonia sono:

  • Deforestazione causata da incendi
  • Deforestazione legata alle attività umane
  • Perdita di biodiversità legata alla deforestazione e agli incendi
  • Perdita di biodiversità legata ai cambiamenti climatici

Nell’immagine in alto, la deforestazione al confine della Foresta Amazzonica nella regione di Maranhao, al nord del Brasile. L’immagine cattura una landa completamente disboscata a seguito di attività svolte nel 2016.

Deforestazione della Foresta Amazzonica

La deforestazione direttamente legata alle attività umane si stava già muovendo verso “un punto di non ritorno”. Nel 2018, circa il 17% della foresta pluviale amazzonica era già stato distrutto. Le ricerche suggerivano che la “soglia da non oltrepassare” era fissata al 25%.

Prima degli anni ’60, l’accesso alla foresta era fortemente limitato, così l’Amazzonia era al sicuro. Negli anni ’70 arrivò la prima vera minaccia con la costruzione dell’autostrada trans-amazzonica. Tra il 1991 e il 2000, la superficie della Foresta Amazzonica ha subito un forte calo a causa dell’attività agricola e pastorizia.

Imazon, agenzia brasiliana per il controllo delle foreste, lanciò un allarme nel 2013. La deforestazione della Foresta Amazzonica stava incalzando e bisognava agire. Imazon, per monitorare i livelli di deforestazione dell’Amazzonia, utilizza le immagini satellitari che le consentono di perlustrare la zona dall’altro, quasi in tempo reale. Tra l’agosto del 2012 e l’aprile del 2013, l’Amazzonia ha perduto una superficie di 606 chilometri quadrati. Per farsi un’idea del livello di deforestazione che ha subito l’Amazzonia in meno di un anno, si dovranno immaginare 300.000 campi di calcio l’uno accanto all’altro.

Non è chiaro cosa abbia causato l’aumento della deforestazione di quest’anno (2012-2013) ma una probabile causa potrebbe essere dettata dalla crescente percentuale di foresta destinata alla coltivazione e all’allevamento. Il settore agroalimentare è solo una delle tante industri che causa la perdita di territorio forestale dell’Amazzonia.

Secondo il portale Mondabay.com, l’aumento della deforestazione della foresta pluviale amazzone è da imputare alle recenti modifiche applicate al Codice Forestale del Brasile. L’economia gioca un ruolo molto importante: la deforestazione legata alle attività umane potrebbe essere legata all’andamento finanziario del Brasile. Con l’indebolimento della moneta brasiliana e altre dinamiche interne del paese, si è assistito a un aumento dell’esportazione del legname legato ad attività illegali.

incendi in amazzonia

Dati più dettagliati circa la deforestazione dell’Amazzonia legata alle attività umane, sono stati resi noti dall’INPE, Agenzia Nazionale di Ricerca Spaziale del Brasile. Nel 2013 la deforestazione è cresciuta del 14 per cento rispetto all’anno precedente (2011-2012). Nonostante i limiti imposti alla deforestazione, il Brasile non ha mantenuto il suo impegno di limitare la superficie danneggiata a 8.000 sq per il 2013.

Tra le altre attività umane che hanno causato la perdita di superficie della Foresta Amazzonica segnaliamo la scoperta di giacimenti petrolio che ha innescato una serie di attività di trivellazione al fine di estrarre il greggio.

Altra minaccia alla Foresta Amazzonica sono i cambiamenti climatici che fanno preoccupare gli ambientalisti circa la perdita di biodiversità.

Incendi del 2019

Ne sentiamo parlare solo oggi ma dal 1° gennaio 2019 al 23 agosto dello stesso anno, l’Istituto Nazionale per la ricerca spaziale (Instituto Nacianal de Pesquisas Espaciais – INPE) ha registrato 73.336 incendi. 

L’INPE ha iniziato a usare i satelliti per monitorare gli incendi della zona nel 2013. Il 50% degli incendi registrati hanno coinvolto la superficie della Foresta Amazzonica all’interno dei confini del Brasile.

Il dito è puntato contro il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro. Sotto il suo mandato, infatti, i dati relativi alla deforestazione legata alle attività umana, hanno registrato un costante aumento. Il presidente ha ridotto i vincoli alla deforestazione per favorire allevatori e agricoltori, affamati di terra. I terreni strappati via alla foresta Amazzonica erano destinati al pascolo così come alla coltivazione di mangime per il bestiame.

Gli incendi che si stanno verificando nella Foresta Amazzonica non sono accidentali ma sono intenzionalmente causati dalle aziende agricole per sottrarre terra alla foresta.

La Folha de Sao Paulo ha riportato che nello stato amazzonico del Parà le associazioni dei coltivatori hanno indetto per la prima volta un “Dia do fogo”, fra il 10 e l’11 agosto, sentendosi forti della tolleranza governativa.

Il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, risponde alle pressione mediatiche affermando che non ha risorse per spegnere gli incendi.

Intanto, solo nel mese di giugno sono bruciati 920 km quadrati, nel mese di luglio sono andati in fumo ben 1000 km quadrati. La fine di agosto porterà un bilancio ancora più disastroso.