Ciclabilità, innovazione e creatività: è Cyclocracy. Chi meglio dei giovani, dei giovani studenti del milanese IED possono far sì che la bicicletta diventi motore di sviluppo “green”? Simona Maccagnani, school manager dello IED spiega come l’approccio scelto sia quello “dalla parte delle persone” e un mezzo semplice, fragile e forte al tempo stesso come la bicicletta calza alla perfezione. Cyclocracy, oltre agli studenti, coinvolge istituzioni pubbliche, associazioni e cittadini, tutti chiamati a dire la propria idea per una progettazione partecipata.
1) Di cosa si tratta e chi vi partecipa?
Cyclocracy è un programma di ricerca e progettazione che indaga il mondo della ciclabilità, attivo dal 2012 fino all’Expo 2015, coordinato da IED Centro Ricerche e realizzato con la collaborazione di Enti istituzionali, Aziende, ricercatori, professionisti e studenti IED.
2) Come è nato e qual è lo scopo del progetto?
Il tema della mobilità sostenibile è centrale nello sviluppo delle aree metropolitane oggi e, sicuramente, negli anni a venire. Questo vuol dire che in futuro ai progettisti verrà chiesta una visione radicalmente diversa da quella che ha guidato le scelte degli ultimi anni. Da questa riflessione è nata l’idea di proporre agli studenti di lavorare sulla bicicletta come motore di innovazione. Siamo per un approccio non aggressivo ma che tenga conto di aspetti molto più legati alla persona e la bicicletta è perfetta perché è un oggetto semplice, fragile e forte al tempo stesso. Pensiamo che il nostro modo specifico di approcciare il problema possa contribuire in maniera positiva al discorso sull’innovazione della città.
3) Come è finanziato?
Attualmente Cyclocracy è interamente autofinanziato. Sappiamo che un grande numero di aziende si interessano al tema della sostenibilità ambientale e pensiamo che possano avere un ruolo chiave nello sviluppo del progetto. Per questo abbiamo avviato una serie di contatti volti a stabilire rapporti di collaborazione e partnership.
4) Quali attività prevede nel settore didattico? E nella ricerca?
Sono previste attività analitico-progettuali che coinvolgono tutte le aree formative IED. Per fare alcuni esempi molto concreti: la campagna istituzionale di sensibilizzazione all’uso della bicicletta per il Comune di Milano, un progetto fotografico, un progetto di cargo design. E siamo solo agli inizi. Per la ricerca, invece, procediamo per due dimensioni parallele: da un lato fotografando la realtà dei ciclisti – per capirne abitudini e necessità, da utilizzare poi come presupposti progettuali. Dall’altra tentando di capire in che direzioni si muove la progettualità a livello internazionale.
5) Che ruolo giocano nel progetto le istituzioni e l’amministrazione locale?
Cyclocracy è nato come contributo alla città di Milano. Abbiamo cercato ed ottenuto il patrocinio del Comune di Milano, di Legambiente e di FIAB. I nostri rapporti con l’Assessorato e le associazioni sono di reciproco scambio e collaborazione.
6) Chi sarà anche coinvolto? Blogger, hobbisti, associazioni…
Cerchiamo di guardare al tema secondo punti di vista molto variegati, capaci di arricchire la nostra visione e mostrare agli studenti la complessità del tema. I vari interlocutori ci aiutano a comprendere il tema in maniera approfondita e quindi ad individuare le problematiche specifiche alle quali dare risposta. Abbiamo già coinvolto, e continueremo a farlo, personalità del mondo dell’associazionismo ma anche giovani progettisti che attraverso il loro lavoro contribuiscono all’innovazione e diventano un vero e proprio esempio per i nostri studenti.
7) E i cittadini come saranno coinvolti?
Pensiamo ad una progettazione partecipata: l’idea che un progettista possa calare dall’alto delle soluzioni progettuali appare oggi sostanzialmente superata. Vogliamo dare vita a momenti di incontro che coinvolgano i cittadini, durante i quali, attraverso le tecniche proprie del “design thinking”, pensare insieme a quello che è possibile ed auspicabile fare per migliorare la qualità della vita in città.