Curva di indifferenza: cosa è
Curva di indifferenza, una curva che stavolta non arriva dalla Fisica né dalla Chimica ma dall’economia e racconta come le persone possono o meno beneficiare dell’una o dell’altra cosa che posseggono. Dico “cosa “ perché si può trattare sia di un cibo che di un’azione di borsa o di altro ancora.
Curva di indifferenza: cosa è
In microeconomia questa curva serve per rappresentare l’insieme dei beni che garantiscono al consumatore lo stesso livello di utilità, li unisce su un grafico con una linea continua. E curva.
Meglio fare un esempio pratico per capire. Una persona con davanti due tipi di merci, banane e cioccolato, li può acquistare in combinazioni diverse. Più ne compra di uno, meno potrà permettersene dell’altro. Visto su un piano curva di indifferenza rappresenta le scelte di combinazioni di quantità di banane e cioccolato che danno al consumatore la medesima “utilità”. Quindi combinazioni tra cui è in teoria indifferente scegliere, a meno che a qualcuno piaccia molto di più il cioccolato delle banane, e viceversa.
Immaginiamoci di indicare sugli assi x e y le quantità dei due beni e la curva di indifferenza U = U (qx, qy) è composta dai punti con coordinate che danno un livello di utilità costante.
Curva di indifferenza sociale
Se vogliamo ampliare l’uso della curva di indifferenza nella società che rappresenta molti diversi livelli di utilità e di necessità, come se volessimo pensare a differenti somme da poter spendere in banane e cioccolato, allora dobbiamo rappresentare sul piano diverse curve di indifferenza. Ciascuna è associata ad un livello di utilità differente.
Se si vogliono fare dei confronti, bene è sapere che curve più esterne corrispondono ad un livello di utilità maggiore, perché consentono il consumo di una maggiore quantità dei beni. In generale tutti desidererebbero quindi essere sulla curva di indifferenza esterna e mirare alla sazietà, a tante banane e tanto cioccolato, nella combinazione che rispecchia i gusti individuali.
Curva di indifferenza: grafico
Osservando un grafico della curva di indifferenza possiamo commentarne le principali caratteristiche. L’inclinazione e la convessità.
L’inclinazione è negativa perché se consumiamo molto uno dei due beni, l’altro dobbiamo consumarlo meno, per compensare. Per quanto riguarda la convessità, ci si deve rifare ad un più complesso principio di economia che qui voglio solo citare. E’ il principio dell’utilità marginale decrescente. Esso ci suggerisce che quelle combinazioni di beni più mescolate, con simili quantità di banane e di cioccolato, sono in generale più utili, più convenienti, delle combinazioni “sbilanciate”, in cui prevale la scelta di uno solo dei due beni.
Sempre lato grafico, non avverrà mai che le curve di indifferenza si intersechino perché corrispondono a livelli di utilità differenti.
Curva di indifferenza e retta di bilancio
Per una serie di complessi calcoli economici, si ottiene una indicazione su come ottenere le combinazioni ottimali, dette anche “panieri” di beni. Sarebbero quelli in cui il “saggio marginale di sostituzione eguaglia il loro prezzo relativo”.
Il saggio marginale di sostituzione tra due beni è determinato dal rapporto tra la riduzione delle quantità di un bene (-Δx1 ) e l’incremento della quantità dell’altra bene ( +Δx2 ). Indicato con la sigla SMS, è nella pratica la quantità di banane a cui il consumatore è disposto a rinunciare per avere un po’ di più di cioccolato.
Curva di indifferenza in economia
Queste curve di indifferenza già agli inizi del ‘900 sono state introdotte in economia da chi cercava di dare una misura oggettiva della soddisfazione ottenuta dal consumo dei beni. Una impresa piuttosto ardua visto che il concetto di “utilità” e soprattutto di “soddisfazione” è soggettivo, dipende da persona a persona, varia in base al contesto.
Quando se ne sono resi conto, gli economisti hanno cercato uno strumento per confrontare l’utilità delle scelte ed ecco la curva di indifferenza che unisce tutte le scelte “ugualmente utili”, naturalmente senza pretendere di indagare la soddisfazione che essere possono provocare nei singoli consumatori.
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Pubblicato da Marta Abbà il 18 Febbraio 2018