Cuffie auricolari BackBeat, qual è la vostra?
Da passeggio, per il fitness, per le immersioni musicali e per il lavoro: quali sono le cuffie auricolari che fanno al caso vostro? Plantronics, anche in vista dei regali di Natale, ri-presenta 4 modelli che ri-citiamo (di uno infatti avevamo già parlato) per meriti sul campo (ci sono piaciute e abbiamo raccolto impressioni positive). Su Amazon le trovate a prezzi molto molto interessanti, poi decidete voi.
Cuffie auricolari BackBeat sense
Sono così leggere che quasi ci si dimentica di indossarle e si mettono automaticamente in pausa quando ce le si toglie (grazie alla tecnologia Smart Sensor). Due i vantaggi: la carica dura più a lungo e i brani possono essere ripresi dal punto esatto in cui li si è lasciati. Facile la connessione simultanea tra due dispositivi e fino a 18 ore l’autonomia di ascolto (dichiarata dalla casa).
BackBeat Sense Bluetooth White
Cuffie auricolari BackBeat FIT
Sono flessibili, a prova di sudore e… mantengono il passo. Trattandosi di un auricolare indossabile mentre si corre, l’audio è potente per ascoltare chiaramente la musica ma il design permette di cogliere i rumori circostanti. Altra cosa importante, consentono di essere visti nel buio grazie ai colori luminosi e ai materiali riflettenti. Collegandosi con dispositivi Bluetooth, consentono di ascoltare la musica e di controllare le chiamate.
Cuffie auricolari BackBeat PRO
Sono l’ideale per viaggiatori e frequent traveller. La cancellazione attiva del rumore consente di ascoltare un audio ricco fino a 100 metri di sistanza dallo smartphone e dal tablet. Si può stare immerse nella musica e poi, quando arriva una chiamata, rispondere senza interruzioni. Tante le ore di ascolto, 24 quelle dichiarate dalla casa con la batteria carica.
Cuffie auricolari Voyager Focus UC
Qui non siamo più nella gamma BackBeat per il tempo libero ma in quella da lavoro. Queste cuffie stereo per computer e smartphone sono infatti dotate di tecnologia di cancellazione attiva del rumore e progettate per ridurre i rumori e le distrazioni in luoghi open air, open space e da remoto. Ottime per lavorare insomma.
Pubblicato da Michele Ciceri il 13 Ottobre 2015