il termine pop up ci ricorda quella tipologia di libri per bambini in cui le immagini sono tridimensionali e spuntano dalle pagine come piccole opere d’arte che ricordano gli origami. Oppure ci fanno pensare alla finestrella che sbuca sullo schermo del nostro PC per ricordarci una promozione interessante o un avviso di qualche programma che non stiamo usando correttamente. Tutto ciò cosa centra con le ciclabili pop up? E soprattutto cosa sono le ciclabili pop up?
Prendiamola come una metafora, perché così è da intendere. Il concetto che si vuole richiamare è proprio quello dello spuntare all’improvviso, sbucare in breve tempo. Non è una nuova moda o una trovata di marketing per invitare le persone a utilizzare maggiormente la bici ma una realtà in molti paesi e una possibilità in Italia, legata alla necessità di creare nuove piste ciclabili in modo rapido.
Cosa sono le ciclabili pop up
Rispetto alla altre, queste piste sono più agili e veloci da realizzare. Si tratta infatti di infrastrutture economiche e allo stesso tempo leggere che possono spuntare quindi dal nulla sul territorio, senza complicazioni burocratiche o cantieristiche. Le si possono infatti costruire in poco e con gesti minimi, andando a delimitare una parte della carreggiata esistente con degli attrezzi da cantiere e vernice. Sino ciclabili provvisorie che servono per avere maggiori percorsi per ciclisti in città che ne sono carenti, non sono ciclabili vere e proprie ma fungono da corsia di sicurezza per tutti coloro che hanno intenzione di inforcare la bicicletta per muoversi in città quando sarà permesso iniziare a circolare, con tutte le attenzioni del caso. Con le ciclabili pop up lo potrà fare con efficienza e in velocità.
L’obiettivo principale che sta dietro a questa pensata è quello di gestire al meglio la mobilità d’emergenza offrendo ai cittadini tutte le opportunità del caso e modalità alternative praticabili per evitare di prendere la metro o i mezzi pubblici che di fatto dovranno circolare sempre mezzi vuoti. Quel che si vuole evitare è che tutti prendano l’auto per muoversi mantenendo la distanza sociale, sarebbe un vero incubo. Prima di tutto l’inquinamento salirebbe vertiginosamente nel giro di pochi giorni, ma anche a livello operativo si rischia di passare da prigionieri in casa a prigionieri in auto.
Ciclabili pop up in Italia
In Italia, mentre vi stiamo raccontando di questa idea, diverse città hanno già creato alcune piste ciclabili popup, tra queste una delle prime è stata Milano. Il capoluogo lombardo assieme a Roma e forse Torino, è una delle aree più a rischio di ingorgo, oltre che di pandemia ed ha infatti chiesto subito al governo incentivi per le bici elettriche promettendo che si organizzerà per agevolarne l’uso.
Torino sta a sua volta studiando percorsi e iniziative per sfruttare i suoi larghi viali e organizzare le aree intorno alle scuole in modo che chi desidera girare in bicicletta possa farlo più serenamente che in passato. Ad oggi si tratta di iniziative spot che le singole città hanno intrapreso in vista di una graduale ripresa delle attività ordinarie, non sembra esserci nulla di organizzato a livello centrale.
Proprio per questo Legambiente, assieme ad altre associazioni che promuovono la mobilità attiva, ha ricordato con una lettera al Governo centrale che è necessario fare qualche cosa per far nascere e favorire le reti ciclabili d’emergenza. Stavolta c’è una Fase 2 da affrontare e la posta in gioco è tripla rispetto al passato, anche per chi non è particolarmente sensibile a problematiche green. In generale ciò che si spera è che la pandemia e le misure per arginarla, possano portare provocare una rapida transizione verso un nuovo modo di pensare alle città e alle modalità per muoversi, con incentivi che arrivino a sbloccare le tante buone idee per ora non ancora realizzate, ovviamente per motivi di budget e di amministratori meno attenti alla causa.
Ciclabili pop up nel mondo
Se in Italia stiamo ancora corteggiando l’idea di realizzarle, nel resto del mondo c’è invece chi ci aveva già pensato in occasione dell’emergenza Covid-19 e le ha subito trasformate in realtà. Il primato va a Bogotà, che già a metà marzo ha capito che queste ciclabili sarebbero state un’ottima strategia contro il contagio, per quanto riguarda la mobilità.
L’idea piace in tutti gli emisferi e i Paesi, un altro piuttosto rapido a decidere è stato la Nuova Zelanda dove il Governo garantisce alle amministrazioni che ne facciano richiesta il 90% dei costi necessari, un bel incentivo per darsi da fare subito e non tentennate. Anche il Canada ha fatto i suoi passi, o pedalate se preferite, e nella città di Calgary ha esagerato, trasformando intere carreggiate in ciclabili, mentre in USA, le ciclabili pop up non sono nemmeno una novità perché già nel 2016 erano cosa comune, realizzate con delle semplicissime fioriere che di volta in volta si possono anche spostare, quando e dove serve.
E in Europa? Il vecchio continente sembra fare più fatica ma ci sono delle città che si sono innamorate dell’idea e la stanno portando avanti. Berlino e Budapest, ad esempio, e Parigi con loro.
Quanti tipi di ciclabili esistono?
Tolte quelle in stile pop up, le piste ciclabili non sono comunque tutte uguali e chi le progetta e le realizza lo sa bene ma anche chi le usa. Per legge i percorsi ciclabili possono avere caratteristiche diverse a seconda delle volte, ogni caso è un caso a sé ma possiamo riassumete le diverse categorie così:
- piste ciclabili in sede propria
- piste ciclabili su corsia riservata;
- percorsi promiscui pedonali e ciclabili;
- percorsi promiscui ciclabili e veicolari.
Piste ciclabili in sede propria: corrono parallelamente alle strade aperte al traffico veicolare ma separate da cordoli, marciapiedi o transenne, ringhiere, pioli per impedire l’invasione di campo, e di corsia, delle macchine
Piste ciclabili con separazione ottica/logica: sono parte della carreggiata ma riservate al transito delle biciclette. Vengono indicate solo da segnaletica verticale e orizzontale ma non da delle separazioni fisiche.
Piste ciclabili promiscui pedonali e ciclabili: percorsi separati dal flusso pedonale tramite striscia bianca continua e con il facoltativo fondo colorato (rosso) che le rende riconoscibili. Sono però separate dalla corsia dove si muovono le auto, come le piste ciclabili in sede propria anche se si possono confondere con la corsia pedonale.
Percorsi ciclo-pedonali o promiscui: in una sola infrastruttura comune corrono sia pedoni che ciclisti ma sono protetti dal traffico motorizzato.
Piste ciclabili popup e sicurezza
Le piste ciclabili popup hanno il vantaggio di essere realizzabili in poco tempo ma se non sono progettate in modo adeguato riducono la sicurezza dei ciclisti.
A Milano ha fatto discutere la pista ciclabile popup creato lungo Corso Buenos Aires per unire Piazzale Loreto con Porta Venezia. Migliaia di persone le stanno utilizzando per raggiungere il posto di lavoro nel centro della città in bici anziché in auto o con i mezzi pubblici ma non sono mancati gli incidenti, talvolta anche gravi, dovuti soprattutto ad automobilisti che non rispettano la corsia disegnata sull’asfalto o che aprono le portiere delle auto parcheggiate senza guardare.
I rischi si moltiplicano quando la pista ciclabile popup è utilizzata non solo da ciclisti ma anche da utenti di monopattini elettrici. A Milano sono diventati “un vero pericolo” i fattorini di Deliveroo, Glovo e altre aziende che consegnano cibo a domicilio che sfrecciano sulle ciclabili con bici elettriche vietate dalla legge (non bici a pedalata assistita ma bici elettriche che si spostano autonomamente anche senza pedalare)
La mia convinzione è che le ciclabili popup dovrebbero essere più sicure: una semplice corsia disegnata sull’asfalto non è sufficiente: servono barriere fisiche bene evidenti, blocchi di cemento ed elementi di separazione che non possono essere superati dagli automobilisti.
Il secondo fattore per rendere sicure le piste ciclabili popup è costituito dai controlli che dovrebbero essere effettuati dal corpo dei Vigili che invece sembrano occuparsi di tutt’altro.
Accessori per ciclabili pop up
Ci sarebbe ancora parecchio da aggiungere sulla sicurezza delle diverse tipologie di piste ciclabili ma intanto meglio essere previdenti investendo pochi euro per acquistare alcuni accessori per essere più sicuri e visibili. Potete acquistarli nei grandi store come Decathlon oppure potete ordinarli direttamente su Amazon nelle pagine che vi linko qui di seguito:
- Un potete fanale da applicare al manubrio della vostra bici.
- Un set formato da una luce anteriore e una luce posteriore, con tante funzioni diverse per ciclisti notturni e diurni o che abitano in zone nebbiose.
- Una pettorina catarinfrangente da indossare per un giro sportivo, grazie alla quale sarà impossibile non vederci
- Una luce da mettere sul casco per farsi vedere ma anche per vedere dove stiamo andando quando le ciclabili sono poco illuminate, nonostante l’inquinamento luminoso.