Il tema della transizione energetica e dell’utilizzo delle energie rinnovabili fa ormai parte della nostra quotidianità così come il concetto di decarbonizzazione. Ma cosa vuol dire esattamente decarbonizzazione? La decarbonizzazione, che significa letteralmente riduzione del carbonio, non è altro che la progressiva sostituzione dei combustibili fossili (carbone, gas naturali e petrolio) in favore di energie rinnovabili con impatto nullo in termini di componenti emissive nocive e/o la mitigazione delle stesse con iniziative di compensazione come ad esempio il forestry o la carbon sequestration (CCS) Non va confuso il concetto di elettrificazione con quello di decarbonizzazione, che coincide solo in presenza di energia prodotta da fonti rinnovabili e non certamente se prodotta da carbone e/o da idrocarburi.
Tale processo non è immediato e non esiste un’unica soluzione in grado di traguardare da sola la transizione energetica, bensì possono e devono coesistere più soluzioni che possono essere utilizzate tenendo conto dell’avanzamento tecnologico, delle risorse economiche disponibili nonché della valorizzazione del territorio.
Il vero significato di decarbonizzazione
La decarbonizzazione è un tema non più rimandabile né procrastinabile nel tempo. L’urgenza è il tema di fondo che accompagna e che guida il complesso meccanismo della decarbonizzazione a livello mondiale. Lo stesso Segretario delle Nazioni Unite Guterres, nel discorso di avvio dei lavori della Cop27, si è pronunciato con una metafora particolarmente lapidaria: “Siamo su un’autostrada verso l’inferno climatico con il piede sull’acceleratore”. Si può o meno condividere la metafora di Guterres, ma in effetti non è poi così lontana dalla realtà e sollecita ognuno di noi ad iniziare a fare qualcosa finché si è ancora in tempo per intervenire e per realizzare un’equa transizione energetica.
La normativa europea FIT for 55 sul clima è quindi finalizzata a raggiungere il 55% in meno di emissioni entro il 2030 e si prefigge di farlo rafforzando l’innovazione e la competitività dell’industria europea. Il Repower UE del 2022, il piano della Commissione europea per l’indipendenza dai combustibili fossili russi, coniuga gli obiettivi di transazione con quelli di sicurezza energetica, mirando a incrementare l’obiettivo 2030 dell’UE per le fonti rinnovabili dal 40% al 45%, la produzione biometano da 18 mld mc a 35mld mc e l’utilizzo dell’idrogeno (20 mln di ton/a).
Perché è importante perseguire la decarbonizzazione
Il passaggio a processi produttivi e di generazione elettrica in grado di contenere a zero le emissioni nette di carbonio è il presupposto per il raggiungimento degli obiettivi climatici in grado di ridurre la crescita media della temperatura globale.
Politica, economia e società lavorano insieme per perseguire la decarbonizzazione e lo fanno attraverso l’adozione di misure di sostenibilità efficaci che limitino/mitighino il più possibile i futuri consumi di combustibili fossili.
L’approccio Eni alla decarbonizzazione
Eni ha scelto un approccio olistico e tecnologicamente neutro come modello da adottare per realizzare la transizione. La strategia Eni nel percorso di decarbonizzazione punta a ridurre le emissioni generate lungo l’intero ciclo di vita dei prodotti. Per farlo fa leva sulla sinergia tra tutte le tecnologie disponibili, alcune immediatamente utilizzabili altre frutto di una continua spinta all’innovazione. L’evoluzione di Eni prevede il raggiungimento della carbon neutrality al 2050, in linea con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul clima.
Eni ha istituito il Sustainable B2B per essere a supporto della decarbonizzazione di tutti i settori con prodotti, servizi e soluzioni, accelerando il processo di transizione energetica e mettendo a fattor comune l’offerta delle linee di business Eni per rispondere ai bisogni del mercato. Si parte infatti dalle esigenze dei partner, si analizzano le dimensioni emissive e poi si costruiscono insieme curve per raggiungere il Net zero con soluzioni ad hoc, che ottimizzano i costi e l’allocazione delle risorse disponibili.
Maggiori informazioni in merito possono essere reperite sulla pagina del sito ufficiale di Eni.
Il ruolo di Eni come produttore e utilizzatore di idrogeno in Italia
L’impegno di Eni nei confronti della decarbonizzazione viene portato avanti anche grazie la progressiva adozione di tecnologie breakthrough come la cattura della CO2 (CCUS) e la fusione nucleare a confinamento magnetico, oltre ai vettori alternativi come l’idrogeno.
Eni è il maggiore produttore e utilizzatore di idrogeno in Italia e considera questo vettore come leva fondamentale per il processo di decarbonizzazione. Oggi l’idrogeno viene utilizzato nei processi di settori industriali, quali la chimica e la raffinazione, e in quelli di difficile elettrificazione come le acciaierie, le cartiere e le industrie di produzione della ceramica e del vetro (i cosiddetti hard to abate).
Eni aspira a diventare leader nella filiera dell’idrogeno low carbon e da fonti rinnovabili, investendo in progetti con partner internazionali sia per autoconsumo e usi industriali – un esempio la produzione di idrogeno verde in join venture con Enel GreenPower a Gela e a Taranto – sia nella mobilità sostenibile – nella trazione leggera, ma soprattutto in quella pesante ove le batterie non riescono a garantire le lunghe percorrenze.
Una fattispecie concreta dell’impegno di Eni nell’utilizzo dell’idrogeno si può trovare a Mestre, Venezia, dove Eni ha aperto la prima stazione per il rifornimento delle vetture a idrogeno, a cui se ne aggiungerà a breve una seconda a San Donato Milanese. Da evidenziare la trasformazione delle Eni live station da semplici stazioni di servizio a veri e propri hub in grado di offrire prodotti, servizi e soluzioni pensate per soddisfare le esigenze dei clienti in modo semplice, immediato e “decarbonizzato”.