Coriandolo: pianta e sue proprietà
Coriandolo, detto anche Coriandrum sativum, è conosciuto per il Carnevale, ma non è quello di cui vogliamo parlare, nonostante l’allegria di quei piccoli cerchi di carta faccia bene alla salute. Ora parliamo della pianta, quella nota anche come prezzemolo cinese o con il nome spagnolo di cilantro.
Di solito o piace da impazzire o viene detestata, pare che sia una questione genetica, l’amore per questa “erba officinale”. Certo è piena di contraddizioni: nasce in Occidente ma è apprezzata soprattutto in Oriente, se ne usano sia le foglie, sia i frutti ma se le prime sono quasi piccanti, gli altri sono dolciastri, dalla forma simile a quella dei granelli di pepe, ma gialli.
Coriandolo: significato
Il nome originale Coriandrum è latino, è una parola citata da Plinio nella sua opera Naturalis Historia, ma ha le sue radici nella parola greca corys o korios (cimice) seguita dal suffisso -ander (somigliante). E’ chiaramente un riferimento non alla forma ma all’odore orribile dei frutti del Coriandolo quando sono acerbi. Lo stesso prodotto dalla pianta spremendo o sfregando le foglie. Certo non è molto invitante, quasi meglio non sapere l’origine del nome se si vuole cucinare con questa pianta che, nel piatto, non è poi così male, se ben utilizzata.
Coriandolo: pianta
Il Coriandolo è una pianta erbacea annuale della famiglia delle Apiaceae (o Umbelliferae), la stessa di altre ben note piante come il cumino, l’aneto, il finocchio e naturalmente il prezzemolo. I fiori prodotti in primavera, sono bianchi. Si presentano riuniti in infiorescenze ad ombrello: ecco perché la famiglia delle Umbelliferae.
Coriandolo: proprietà
Il Coriandolo ha molte proprietà, val la pena di non badare a quella scocciatura dell’odore che ha da acerbo: è antispasmodico e stomachico, un buon rimedio naturale contro coliche addominali, difficoltà digestive e gonfiore. Non solo, attenua anche il senso di fatica, combatte l’inappetenza e si rivela un buon tonico per l’attività cerebrale e per il sistema nervoso. Volendo, questa pianta è utilizzata, in seconda battuta, per il suo effetto fungicida e antibatterico.
Fin da tempi antichi, nella culla delle civiltà mediterranee, il Coriandolo è stato accolto come pianta aromatica e medicinale, prova ne è che in alcune tombe egizie compare raffigurato tra le offerta rituale. Ci sono testimonianze del suo utilizzo anche da parte dei Micenei, i Romani lo usavano a loro volta, anche come base di un condimento chiamato appunto “Coriandratum”. E’ arrivata fino ai nostri giorni, anche se non verificata scientificamente, l’idea di Plinio il Vecchio che, i semi di coriandolo sotto il cuscino, facessero sparire il mal di testa, prevenendo anche la febbre.
Non sotto il cuscino ma con altre modalità che poi vedremo, oggi foglie e frutti si usano per combattere dolori di stomaco, problemi di aerofagia ed emicranie. Spesso un buon infuso di coriandolo aiuta la digestione e fa da antidiarroico. In Sri Lanka si va oltre la semplice tisana: le popolazioni tamil con i frutti preparano un decotto che, dolcificato con il miele, allevia la tosse. Non ci sono particolari e gravi controindicazioni, ma se usato in dosi il Coriandolo è inebriante e può causare disturbi nervosi e fastidi renali.
Coriandolo: coltivazione
Il Coriandolo è una pianta molto semplice da coltivare, ma è necessario sapere che la sua presenza può interagire con le piante vicine influenzandone la crescita e lo sviluppo. Il finocchio, ad esempio, pur essendo della sua stessa famiglia, lo soffre. Al contrario, l’anice, lo apprezza molto e se se lo trova affianco,si sente rinvigorito.
Una volta piantato il Coriandolo, per ottenere i frutti si deve attendere giugno/luglio. Per la raccolta delle ombrelle, che vanno recise insieme al loro gambo, è necessario procedere al mattino presto quandola pianta è umida per la rugiada, mettendole subito però a seccare, a mazzi, appesi all’ombra. Dopo aver separato i frutti dai “gambi”, i primi si conservano in recipienti di vetro.
Coriandolo fresco
Facendo un passo indietro, prima di pensare ai frutti e alla loro essiccazione, ci si può occupare del Coriandolo fresco, disponibile in tre settimane circa. Si intendono quindi le foglie, molto tenere, pronte per noi a partire da un mese dopo la semina. Una volta colte, possiamo mangiarle crude, in una insalata, oppure inserirle tra gli ingredienti di una minestra.
Coriandolo in cucina
A proposito di insalate e minestre, vediamo come il Coriandolo si comporta in cucina,premettendo che, seppur nato nei paesi del Mediterraneo, è più comune nella cucina indiana e latino americana. Lo troviamo ad esempio usato per la preparazione di alcuni salumi, o ad insaporire carne, pesce e verdure. Più inaspettata la sua presenza in birre, biscotti, confetti e nel pampepato.
Meno piccanti delle foglie, più dolciastri, i semi vengono utilizzati come spezia: macinati, sono uni degli ingredienti del curry e del garam masala. Le foglie, in Oriente, sono utilizzate al posto del prezzemolo, invece, e hanno un sapore più piccante. A Tenerife il Coriandolo da sapore alla salsa Mojo Verde, in Africa Meridionale al boerewors, una salsiccia spiraliforme molto saporita. Anche in Italia se ne fa un uso analogo, in particolare sulla costa Ionica della Basilicata.
Oltre a frutti e foglie, possiamo usare anche le radici: nella tradizione culinaria thailandese si prepara con esse un condimento, mescolandole con aglio e pepe. Per chi è attento alla linea, un etto di coriandolo fresco contiene 23 kcal.
Coriandolo: semi
Amare o odiare il Coriandolo? Per scoprire che tipi siamo è il caso di provare a coltivarlo. A 2 euro e 50 si ha una confezione di 100 semi di questa pianta. Se perfettamente conservati possono germinare anche a distanza di diversi anni, tutti hanno una durata minima di due stagioni. Li troviamo conservati sottovuoto, vanno tenuti al buio e a temperatura controllata.
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Pubblicato da Marta Abbà il 2 Aprile 2016