CoReVe: le tante vite del vetro

Giampaolo Caccini

In riciclaggio di imballaggi in vetro l’Italia è al 4° posto in Europa dopo Germania, Francia e Regno Unito, per quantità assoluta, alll’11° per tasso di riciclo. A dirlo è CoReVe che se ne occupa da anni e spiega che è necessario che il nostro Paese adotti presto  sistemi di raccolta sulla base del modello “europeo” più diffuso, “monomateriale” magari dividendo anche per colore: verde, ambra e bianco. Gianpaolo Caccini, presidente di CoReVe, spiega che i risultati a livello locale “dipendono molto dall’organizzazione delle amministrazioni pubbliche: laddove le scelte degli amministratori lo consentono, si verificano sempre miglioramenti”.

1) Di che tipo di rifiuti si occupa CoReVe? Che attività svolge il consorzio?
Ci occupiamo dei rifiuti d’imballaggio in vetro provenienti dalla raccolta differenziata urbana svolta su superfici pubbliche. Attraverso la sottoscrizione di convenzioni ad hoc con i Comuni/Gestori delle raccolte, ci occupiamo del ritiro per un corrispettivo economico in funzione della quantità e della quantità del materiale disponibile. Razionalizziamo e organizziamo l’avvio a riciclo su base nazionale e ogni anno prepariamo il Piano Specifico di Prevenzione col quale si certificano i risultati ottenuti e le azioni da intraprendere per il futuro.

2) Chi sono e quanti sono i vostri consorziati?
Ci sono tutte le imprese produttrici d’imballaggi in vetro, fabbricanti e importatori, ma possono partecipare anche gli utilizzatori che producono imballaggi in vetro e provvedono al loro riempimento e gli utilizzatori che importano imballaggi in vetro pieni. Complessivamente sono 74 le aziende consorziate: 31 fabbricanti d’imballaggi in vetro e 43 importatori di contenitori in vetro vuoti.

3) Quali risultati di riciclo avete registrato negli ultimi anni?  Nel 2011 abbiamo registrato un tasso di riciclo del 69,9%, meglio rispetto agli anni precedenti. A peggiorare è però la qualità della raccolta differenziata, quindi aumentano gli scarti. Nelle operazioni di trattamento per rendere idoneo il rottame al riciclo in vetreria, selezionando gli inquinanti si perdono grandi quantità di vetro che, nell’ultimo anno, erano pari al 15,5% del materiale raccolto. Il fenomeno, purtroppo in crescita, è dovuto all’impiego di modalità di raccolta come quelle “multimateriali” oppure a modelli di gestione non finalizzati ad una raccolta di qualità, che riducono i risultati di riciclo e non dovrebbero essere quindi concepiti.

4) Quali sono le zone d’Italia più virtuose?
In Italia c’è un Nord maturo, un Centro e un Mezzogiorno con alcune esperienze d’eccellenza, ma con un ritardo diffuso da colmare. Bisogna pertanto adottare sistemi e modelli di gestione più efficienti e fare una comunicazione corretta e mirata. Al Nord, la media pro-capite è ormai prossima ai 40 Kg raccolti per abitante, al centro è circa la metà, al sud meno di 15. La media nazionale 2011 risulta pari a 27-28 Kg/abitante. Dipende molto dall’organizzazione delle amministrazioni pubbliche: laddove le scelte degli amministratori l’hanno consentito, si è verificata una significativa rimonta del sud e del centro. Dal punto di vista geografico, emergono Val d’Aosta, Lombardia, Trentino, Veneto, tallonate dalla Sardegna. Gli incrementi più significativi dei ritiri effettuati da Coreve sono avvenuti però in Molise, Basilicata e Toscana, grazie all’Accordo Regionale siglato da CoReVe.

5) I risultati italiani come sono se confrontati a quelli di altri paesi europei? 
Dai dati disponibili del 2010, per quantità assolute riciclate l’Italia si troverebbe al 4° posto in Europa dopo Germania, Francia e Regno Unito. Stando invece al tasso di riciclo calcolato da alcuni enti come la FEVE (Federazione Europea del Produttori di Imballaggio), le differenze di metodo nel calcolo si fanno sentire nella classifica e falsano un po’ i risultati finali, collocando l’Italia all’ 11° posto dell’UE a 27 Paesi.

6) Che tipo di attività di prevenzione è possibile fare in merito?
Ogni azione di miglioramento delle fasi propedeutiche al riciclo (qualità della raccolta, miglioramento tecnologico del trattamento, separazione per colore, recupero degli scarti in edilizia) è prevenzione. Poi ci sono altre azioni di “prevenzione” come l’alleggerimento dei contenitori e l’allungamento del ciclo di vita dei contenitori, grazie al ricorso a circuiti di riutilizzo “domestico” oppure organizzato.

7) Ci sono nuove soluzioni che potrebbero ottimizzare la catena del riciclaggio del rottame in vetro in vista?
E’ necessario migliorare i sistemi di raccolta sulla base del modello “europeo” più diffuso (vetro e carta da soli, plastica e metalli insieme), ottimizzare il trattamento dal punto di vista tecnologico, recuperare gli scarti in settori alternativi alla discarica, rendere disponibili quantità di rottame selezionato per colore. La separazione del vetro per colore (verde, ambra e bianco) è praticata da molti paesi europei, in Italia siamo indietro su questo. Ci sono però nuove forme di recupero degli scarti in settori come l’edilizia, le ceramiche e i laterizi, fino a brevettare perfino dei nuovi materiali come la “pasta di vetro” o “Padiver”. E’ un materiale che riesce a contenere scarti di vetro non riciclabile in vetreria in percentuali superiori all’80% del proprio peso e può assumere la forma di un qualsiasi materiale ceramico, con diverse tecniche di formatura sia a caldo che a freddo, risultando più vantaggioso (dal punto di vista economico ed ambientale) rispetto a materiali e processi tradizionali.