Come smaltire gli oli esausti
Nell’intento di raddrizzare la rotta e cercare di limitare i danni che stiamo da anni facendo al nostro pianeta, sono in corso alcune iniziative per capire come smaltire gli oli esausti e sensibilizzare le persone su questo tema. Non è infatti così ovvio che si sappia cosa sono e men che meno che si conoscano le modalità con cui disfarsene in modo da impattare il meno possibile sull’ambiente.
Oli esausti: cosa sono
Con il termine “esausti” indichiamo degli oli altamente inquinanti che possono essere sia di origine industriale, come l’olio del motore, sia domestica come i residui di olio dopo aver fritto in cucina.
Non devono essere assolutamente gettati a caso e dispersi nell’ambiente perché se vengono bruciati possono liberare nell’aria delle sostanze pericolose da respirare perché tossiche. Sono problematici non solo quando bruciano ma anche quando entrano in contatto con l’acqua perché portano alla riduzione della quantità di ossigeno a disposizione della flora e della fauna. Questo significa che gli oli esausti di origine domestica non devono assolutamente essere buttati negli scarichi domestico senza prima essere filtrati. Ecco perché è necessario imparare come smaltire gli oli esausti, per cui esiste una raccolta specifica degli oli esausti. L’obiettivo ormai da parecchi anni è quello di recuperarli ed evitare che creino danni.
Come smaltire gli oli esausti
Quello che possiamo fare per smaltire in modo corretto questi oli è prima di tutto il riconoscerli e farci caso. In questo modo possiamo tenerli da parte e metterli in appositi contenitori da consegnare poi alle aziende raccoglitrici autorizzate iscritte al CONOE (Consorzio Obbligatorio Nazionale di raccolta e trattamento oli e grassi vegetali ed animali esausti). A questo punto la palla (e gli oli) passa in mano al consorzio il cui compito è quello di controllare e monitorare la filiera degli oli e grassi esausti per fare in modo che non si disperdano nell’ambiente causando danni sia alla flora e alla fauna che a noi stessi.
Per trovare le aziende che fanno parte del consorzio possiamo provare a rivolgerci alle stazioni di servizio e alle officine di riparazione e lubrificazione che sono tenute a ritirare gratuitamente gli oli esausti. Questo vale per chi ha degli oli esausti domestici o in quantità limitate mentre chi per la propria specifica attività si trova a doverne smaltire una grande quantità, maggiore di 20 metri cubi alla volta, meglio cercare direttamente un agente autorizzato che provvederà a trasportarli presso il centro di smaltimento più vicino per evitare troppi passaggi e anche perché non tutti sono attrezzati per smaltire enormi quantitativi di questi oli pericolosi.
Come riciclare gli oli esausti
Proseguiamo il viaggio con gli oli per vedere che fine fanno e come vengono trattati una volta che li abbiamo affidati al consorzio. I processi di riciclo sono importanti per minimizzare l’impatto degli oli esausti sull’ambiente e per cercare di recuperarne il maggior quantitativo possibile per riutilizzarli in campo industriale. Esiste una normativa specifica che determina quando e come gli oli esausti si possono recuperare. La tipologia di trattamento viene decisa in base alla natura dell’olio esausto che dobbiamo capire come smaltire. Possiamo scegliere tra rigenerazione, combustione e termodistruzione.
La rigenerazione degli oli esausti comporta la trasformazione in una base lubrificante rigenerata che dal punto di vista qualitativo resta molto simile alle basi lubrificanti che ricaviamo dalla raffinazione del petrolio.
La combustione degli oli esausti prevede di inviarli ad impianti per la produzione del cemento dove verranno riutilizzati come fonte energetica dato il loro potere calorifico.
La termodistruzione degli oli esausti, a differenza dei processi precedenti, prevede l’eliminazione definitiva degli oli perché non si riesce a recuperarli né come oli né come fonte di energia. Durante questo processo si smaltiscono tutti gli oli esausti che non si riescono a recuperare in altro modo, né con la combustione né con la rigenerazione perché contengono sostanze inquinanti difficilmente separabili dal liquido lubrificante. Nella maggior parte dei casi si tratta di PCB (policlorobifenili, additivi una volta utilizzati negli oli dei trasformatori elettrici) oppure di Cloro in concentrazioni molto elevate.
Oli esausti in Italia
Ora che abbiamo capito come smaltire gli oli esausti, vediamo di che quantitativi stiamo parlando. Ogni anno in Italia se ne producono circa 280mila tonnellate, conteggio da cui sono esclusi gli oli della ristorazione che potrebbero aggiungere altre 60mila tonnellate annue.
Sono tanti e sono da smaltire il meglio possibile. Se raggiungono e contaminano un terreno qualsiasi, penetrano nel sottosuolo depositando un film sottilissimo attorno alle particelle di terra. Questo significa avere uno strato di sbarramento tra le particelle stesse, l’acqua e le radici capillari delle piante che non potranno più avere accesso alle sostanze nutritive. Se gli oli esausti raggiungono la falda freatica similmente formano uno strato lentiforme di 3-5 cm di spessore, che può raggiungere pozzi di acqua potabile anche molto lontani contaminandoli con gravi conseguenze per la salute di chi abita nella zona.
Pubblicato da Marta Abbà il 25 Novembre 2019