Come si forma il petrolio e tipologie
Pochi si chiedono come si forma il petrolio anche se questo liquido è al centro di numerosissime discussioni a causa del suo impatto sull’ecosistema.
Molti sono però gli studi che nel tempo sono stati fatti per comprendere l’origine del petrolio per smentire chi sosteneva che esistesse una formazione di giacimenti legata ai processi non organici e avere la conferma che il processo di formazione del petrolio è naturale e avviene attraverso organismi viventi.
Cosa è il petrolio
Prima di comprendere come si forma il petrolio, diamo una veloce occhiata alla sue caratteristiche rimandando all’ultimo paragrafo per scoprirne le diverse tipologie. Detto anche oro nero il petrolio ha un nome che deriva dal latino petroleum, l’unione di “roccia”, “olio”, cioè “olio di roccia” ed è una miscela liquida formata da idrocarburi prevalentemente alcani.
E’ una importantissima fonte energetica, per lo meno per ora continua ad esserlo, e lo si trova in giacimenti situati negli strati superiori della crosta terrestre. E’ infiammabile, viscoso, nero per antonomasia ma in verità assume delle sfumature marrone scuro, verdognole e perfino arancioni. Prima di subite dei trattamenti si parla di petrolio greggio oppure grezzo, appena viene estratto dai giacimenti
Dove si forma il petrolio
Solo in alcuni particolari ambienti favorevoli può verificarsi il processo di formazione organica del petrolio, a condizione ad esempio che ci siano elevate quantità di organismi animali e vegetali, ma anche marini e terrestri, tutte all’interno di un bacino con acque salate e salmastre. Così l’ossigeno inizia a diventare scarso, come nelle paludi oppure nei mari interni, e si forma una miscela di sedimenti argillosi provenienti dai fondali.
Come si forma il petrolio
La reazione chimica che spiega come si forma il petrolio viene innescata dai batteri anaerobi che decompongono gli strati, eliminano l’ossigeno presente nelle sostanza organiche e forniscono in compenso carbonio, grassi e idrogeno. A causa delle pressioni e delle temperatura, ne segue una ulteriore trasformazione che porta alla presenza di vari idrocarburi.
Il petrolio come si forma quindi? Per degradazione, nel tempo. In miliardi e miliardi di anni infatti si è accumulata una enorme quantità di materiale organico sulla crosta terrestre e con il processo che abbiamo descritto si sono formati i giacimenti. Si passa prima dalla formazione di una roccia madre, con tutti i sedimenti compattati di cui abbiamo accennato prima, e che può essere considerata la prova della presenza di un giacimento petrolifero.
Perché sia poi utilizzabile il petrolio che abbiamo visto formatosi in modo del tutto naturale, è necessario che si formi anche un serbatoio che lo ospiti in modo sicuro e comodo. Si parla in questo caso di roccia magazzino ed è permeabile per contenere gli idrocarburi. In genere le rocce che riescono a fare da serbatoio alle grandi riserve di petrolio che avremo (?) sono i calcari e le arenarie. Non devono essere pavimenti di rocce troppo ampi ed estesi perché è necessario confinino delimitate da rocce impermeabili. Solo così possono formare la vasca in cui il petrolio si conserva. E’ una condizione geologica che svolge un ruolo fondamentale nel processo di creazione del petrolio.
Per quel che ne sappiamo fino ad oggi, i giacimenti più estesi si trovano di Nord America, e nello specifico negli Stati Uniti dove si usano trappole petrolifere per evitare di far disperdere nell’ambiente il contenuto rendendo disastrosa la nostra presenza.
Tipologie di petrolio
Imparato come si forma il petrolio e dove lo possiamo trovare, andiamo a scoprire meglio le sue caratteristiche facendo la differenza tra le varie tipologie che esistono e sono state identificate. Sono varietà di petrolio che differiscono per rendimento, tenore in zolfo, presenza di metalli pesanti anche in funzione della loro acidità.
Come regola generale, ma con delle eccezioni, possiamo tenere presente che i grezzi più pesanti sono anche quelli in cui c’è un tenore in zolfo più elevato ma la certezza è che per un determinato petrolio le frazioni alto-bollenti hanno sempre un tenore in zolfo più elevato delle frazioni basso-bollenti.
Dal punto di vista economico i petroli con una quantità più elevata di frazioni leggere sono più costosi ma influisce sul prezzo anche il contenuto in zolfo che deve essere allontanato durante l’operazione di raffinazione. Si tratta di un processo di purificazione molto costoso se il tenore in zolfo è alto. L’acidità ed il tenore in metalli pesanti, quali il vanadio influiscono anch’essi sul prezzo del petrolio quindi bisogna sempre tenere conto che le varie partite di petrolio non hanno lo stesso valore commerciale. Per distinguere un petrolio pregiato da uno scadente ecco cosa guardare
- densità: se il petrolio è denso contiene un maggior numero di molecole condensate quindi si rendono necessarie lavorazioni più pesanti a livello di temperatura affinché si riesca a rompere le molecole condensate e convertirle in tagli leggeri.
- percentuale di benzine: preso atto che la benzina è il taglio più costoso e quindi più remunerativo per una azienda petrolifera, molti processi di lavorazione puntano all’aumento delle quantità e qualità delle benzine alleggerendo i tagli pesanti oppure appesantendo quelli leggeri. Ciò significa che se il petrolio è ricco di benzina ha un valore commerciale maggiore;
- tenore di zolfo: quando la presenza di zolfo o di altri eteroatomici è maggiore, più difficile si rivela essere la lavorazione e maggiori saranno costi di esercizio d’impianto. La presenza di zolfo va limitata perché fa male all’ambiente ma anche alle parti più delicate dell’impianto di produzione di petrolio.
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Pubblicato da Marta Abbà il 20 Marzo 2021