Grazie ad figura religiosa e storica il 17 gennaio si è trasformato ormai da diversi anni in una sorta di festa degli animali. Basta guardare come si festeggia Sant’Antonio nelle varie regioni d’Italia, non ce ne è una che non gli dedichi una manifestazione e nella loro diversità le celebrazioni hanno quasi sempre come protagonisti anche gli animali domestici, oltre al santo stesso.
Sant’Antonio e gli animali
Prima di proseguire va chiarito subito che si sta parlando di Sant’Antonio Abate, non di Sant’Antonio patrono di Padova. La storia di questo uomo è particolare ed è forse per questo che in Italia viene venerato, la sua figura ha un forte valore simbolico. Il 17 gennaio è la data della sua morte. Antonio era un eremita egiziano vissuto nel IV secolo dopo Cristo. Ciò significa che ha scelto a suo tempo la vita del monaco cristiano e ha trascorso tutta la sua vita da solo, isolato, per trovare un collegamento con Dio.
Non solo in Italia ma in tutta Europa e nel mondo Occidentale è considerato il protettore degli animali domestici, oltre che il patrono di allevatori, macellai, contadini. Oggi tra gli animali domestici ci vengono in mente cani e gatti e al massimo criceti ma ai tempi si pensava al maiale. Antonio era molto bravo a guarire le malattie con unguenti, era un ottimo taumaturgo, e i suoi seguaci dal maiale ricavavano il grasso per produrre emollienti e guarire le piaghe. Un’altra leggenda su Sant’Antonio, ma che non c’entra con gli animali, riguarda la sua capacità di far ritrovare quello che si ha perduto. C’è anche il detto “Sant’Antoni dala barba bianca fam trua quel ca ma manca”.
Come si festeggia Sant’Antonio, patrono degli animali
Da Nord a Sud ci sono feste e manifestazioni, sagre e attività di vario tipo. Tra le più importanti e storicamente significative è la festa che si organizza a Novoli, in Salento, la Focara. Questo appuntamento ogni anno dal 16 al 18 gennaio richiama oltre 200mila persone, prevede diverse attrazioni ma quella principale, che da anche il nome alla festa, è un enorme falò creato con una pira alta 25 metri e larga 20 metri, realizzata da 70 mila fasci di vite. C’è un rituale molto preciso da seguire per accenderlo secondo tradizione e lo spettacolo e davvero suggestivo. Anche la Lombardia fa onore a questo Santo e sono tanti i falò che vengono accesi nei vari paesini nel Sudovest milanese ma anche nelle varie province da Como e Lodi. A Varese si fa una grande pira in piazza Della Motta e si tiene la benedizione degli animali e il lancio dei palloncini dei bambini delle scuole elementari.
Come si festeggia Sant’Antonio, verso il Carnevale
Ci sono alcune tradizioni sparse per la penisola che interpretano il giorno di Sant’Antonio come l’inizio della preparazione del Carnevale e propongono quindi delle celebrazioni che richiamano questa festa.
In Abruzzo, a Fara Filiorum Petri (Ch), nel pomeriggio del 16 gennaio, si organizza una sfilata di farchie, fasci cilindrici di canne legate con rami di salice rosso, alti 7-9 metri, una per ogni contrada, e poi le si accende nella piazza davanti alla chiesetta di Sant’Antonio Abate. Viene anche scelta la farchia migliore per estetica e dimensioni. Questa tradizione nasce dalla leggenda che Sant’Antonio nel 1799 abbia fermato i Francesi, che volevano occupare Fara, incendiando il bosco che avrebbero dovuto attraversare.
In Sardegna, a Mamoiada, in provincia di Nuoro, si accendono tanti falò nelle diverse piazze della città e attorno vi danzano le tradizionali maschere dei Mamuthones e Issohadores. Nelle strade si degustano piatti della tradizione, come il delizioso dolce papassinu biancu e nigheddu e il coccone ‘in mele (pane dolce con miele e zafferano).
Andiamo in Sicilia, in provincia di Enna, a Troina, dove in onore di Sant’Antonio Abate vengono fatte due feste durante l’anno, una a gennaio e una a luglio. A gennaio non mancano i tradizionali falò, ii “pagghiara”, da ammirare gustando molte leccornie tipiche.
Ultima tappa, la Campania. A Macerata Campania (Ce) si preparano dei carri che sfilano per le strade del paese e con essi la battuglia di pastellessa, una particolare orchestra composta da circa 50 percussionisti che suonano botti, tini e falci, comuni attrezzi della terra. Questa è una delle feste di Sant’Antonio Abate più originali della penisola, è una tradizione musicale millenaria che ha fatto giungere fino ad oggi le note di una tipica musica di Sant’Antonio che pare abbia il potere di cacciare gli spiriti maligni. Per consevarne l’essenza e il significato, viene rigorosamente tramandata e insegnata ai bambini di padre in figlio.
L’altro Sant’Antonio
Esiste un altro Sant’Antonio, ugualmente rispettabile ma che non ha molto a che fare con queste feste. Andiamo a conoscerlo in modo da riconoscerlo, appunto, e non fare confusione. E’ protettore degli affamati e dei poveri e ha come simboli il giglio e il pesce. Ha origini portoghesi e il suo vero nome è Fernando di Buglione che converte in Antonio solo dopo diversi viaggi e avventure, quando entra nel romitorio dei Minori. Dopo un anno e mezzo nell’eremo di Montepaolo, in Italia inizia a predicare in Romagna e poi nell’Italia settentrionale. Muore a Padova, nel convento dell’Arcella. Lascia il segno con i suoi sermoni imbevuti di dottrina e di finezza di stile.