Come riconoscere un cibo biologico
In attesa che l’Associazione italiana per l’agricoltura biologica rilasci i tool per riconoscere un cibo biologico, dobbiamo affidarci all’etichetta. Ma come si legge l’etichetta di un alimento biologico? Vediamo insieme le indicazione che, per legge, devono essere rappresentate sulle confezione del cibo biologico.
Durante gli ultimi anni, l’agricoltura biologica si è sviluppata molto velocemente in tutto il mondo. La commercializzazione dei prodotti biologici risulta in crescita e nell’ambito del mercato europeo dei prodotti biologi le nazioni più sensibili al biologico sono Austria, Polonia, Paesi Bassi, Italia, Francia, Germania, Svizzera, Gran Bretagna e Spagna. L’Italia è la quarta nazione al mondo in termini di superficie occupata dalle colture biologiche, preceduta da Australia, Argentina e Usa.
Tutti gli operatori biologici italiani per legge devono essere iscritti presso un apposito Registro gestito dalle singole regioni di appartenenza. La normativa del settore stabilisce inoltre che siano gli Organismi di controllo accreditati dal Ministero delle Politiche agricole e forestali (Mipaf) a svolgere un controllo sulle attività della produzione agricola, della preparazione e dell’importazione di prodotti ottenuti secondo il metodo dell’agricoltura biologica.
Attraverso l’etichetta possiamo risalire alle origini del prodotto biologico. Questo vuol dire che il prodotto è conforme alle regole del piano ufficiale di ispezione, proviene direttamente dal produttore o è preparato in una confezione sigillata. Porta il nome del produttore, l’addetto alla lavorazione o il venditore e il nome del codice dell’organismo di ispezione.
In etichetta deve essere chiaro che per biologico si intende il metodo di produzione e non il prodotto: “da agricoltura biologica” è la definizione corretta prevista dalla normativa vigente. Esistono due categorie di prodotti provenienti da agricoltura biologica: biologico al 95% e biologico al 70%. Nel primo caso almeno il 95% degli ingredienti agricoli è stato ottenuto secondo il metodo biologico.
Il restante 5% è costituito da ingredienti che non sono disponibili in versione biologica o che non sono in quantità sufficiente come i grassi che non siano estratti da cacao, cocco, olive, girasole, palma, cartamo, colza, sesamo, soia, ecc. e da additivi alimentari.
Nel secondo caso, almeno il 70% degli ingredienti utilizzati sono stati coltivati con metodi biologici per almeno due anni con la differenza che il riferimento all’agricoltura biologica non si potrà fare nella denominazione di vendita, ma solo nell’elenco degli ingredienti, e con la dicitura obbligatoria. “xx% degli ingredienti di origine agricola è stato ottenuto conformemente alle norme della produzione biologica”. La terza e ultima categoria è rappresentata dai prodotti in conversione.
Si tratta di prodotti che sono coltivati secondo il metodo biologico da almeno un anno prima del raccolto (in pratica, un anno in meno delle altre due categorie). contengono un solo prodotto di origine agricola; si possono utilizzare solo additivi compresi tra i pochi ammessi dal regolamento. È obbligatoria la dicitura “prodotto in conversione all’agricoltura biologica”.
Il Decreto Mipaf n. 91436 del 4.8.2000 esclude la possibilità di fare riferimento alla conversione nei prodotti di origine zootecnica, limitandola solo a quelli vegetali.
L’etichetta ha un codice a barre. Esempio IT ABC Z999 T001100.
IT indica Italia;
ABC indica la sigla dell’organismo di controllo;
Z999 indica il codice del produttore, può essere composto anche da soli numeri;
T significa prodotto trasformato.
La lettera “F” indica un prodotto fresco come la frutta e sarà riportata sulle cassette contenenti tale prodotto.
001100 indica il numero di autorizzazione alla stampa delle etichette. Questo numero è rilasciato dall’organismo di controllo, per i quantitativi di produzione accertati.
Ma la garanzia più tangibile ci viene data dal nostro palato……. buon appetito.
Pubblicato da Anna De Simone il 2 Marzo 2012