Come recuperare l’olio vegetale esausto
Recuperare olio vegetale esausto è un gesto doveroso ma non scontato, c’è chi se ne occupa per professione, chi sa che si dovrebbe fare e cerca di dare il proprio contributo. E chi non sa ancora bene perché un olio si dice esausto. Se poi è anche vegetale, il mistero è ancora più profondo. Partiamo subito con il chiarire che l’olio esausto vegetale può causare danni all’ambiente e ai suoi abitanti, noi compresi, se non smaltito correttamente. Ecco perché è importante parlare di come recuperare l’olio vegetale esausto.
Tutte le operazioni finalizzate al riciclaggio degli oli esausti riguardano olio lubrificante o olio vegetale usati e hanno come scopo l’ottenimento di oli rigenerati da reimmettere nel mercato. Questo è un settore specifico del riciclaggio dei rifiuti, sviluppatosi una volta presa coscienza che gli oli esausti immessi in natura provocano ingenti danni ambientali. Oggi, e da un po’ di anni, in verità, abbiamo la possibilità di evitarli, raccogliendo proprio questi oli presso apposite isole ecologiche o ditte specializzate, di cui vedremo anche un virtuoso esempio.
Olio vegetale esausto
L’olio esausto può essere di tre tipologie, tutte sono possibilmente da recuperare perché sicuramente dannose. Ci sono gli Oli chiari che provengono delle industrie, gli Oli scuri che derivano soprattutto dalle macchine e contengono quindi metalli e residui di combustione e ossidati e poi il nostro olio vegetale esausto, solubili, da frittura.
Per recuperare olio vegetale esausto esistono delle pratiche che non coincidono con quelle utilizzate per le altre tipologie di olio, non sempre: per ciascuna categoria richiede l’usa di metodi diversi di ritiro e smaltimento.
Nel caso dell’olio vegetale esausto, a causa della frittura esso viene ossidato e assorbe le sostanze inquinanti dalla carbonizzazione dei residui alimentari.
In questo modo la sua struttura si modifica, l’olio galleggia sull’acqua delle fognature rendendolo dannoso per l’ambiente. Recuperare olio vegetale esausto significa recuperarlo per uso industriale, per la produzione di lubrificanti, ad esempio, di bio-diesel e saponi.
Smaltimento di altri oli esausti
Gli Oli chiari e Oli scuri di cui ho accennato sono soltanto in parte biodegradabili e versati nelle fognature riducono l’ossigeno disponibile per pesci e alghe. Se li bruciamo, la loro combustione genera emissioni e residui dannosi per l’ambiente, quindi inquina comunque. Va trovato un modo per recuperare olio esausto anche per queste tipologie non vegetali.
Gli Oli chiari provenienti delle industrie sono rigenerabili attraverso un con processi di purificazione come il filtraggio e/o la centrifuga. Nel caso invece degli Oli scuri, come l’olio motore, la situazione è più difficile. Essi sono pieni di metalli pesanti e altre sostanze inquinanti per cui quando si procede anche solo per il loro ritiro e smaltimento, è necessario usare contenitori stagni chiudendoli all’interno con la massima attenzione nel non mischiarli con altri liquidi.
Non sempre si può proprio recuperare olio esausto: in base alle caratteristiche qualitative dell’olio possiamo prendere in considerazione se procedere con: Rigenerazione, Combustione, Trattamento, Termodistruzione. Per l’olio vegetale esausto possiamo parlare di rigenerazione, ciò accade fortunatamente in molti casi.
Perché recuperare olio vegetale esausto
Non recuperare olio vegetale esausto ma buttarlo nel lavandino significa immetterlo nella rete fognaria permettendogli di raggiunge gli impianti di depurazione che subiranno grazie al nostro gesto dei gravi danni dagli elevati costi economici. E ambientali. Non recuperare olio vegetale esausto e far sì che arrivi a mescolarsi al liquido in uno specchio d’acqua significa creare disastro ambientale.
Parlo di disastro perché un litro d’olio è in grado di formare una pellicola inquinante grande quanto un campo da calcio molto pericolosa perché va a ridurre l’ossigenazione. L’acqua diventa non più potabile, in questo caso, e sempre per un litro d’olio si parla di un milione di litri d’acqua.
Pensiamo a quanta ne consumiamo in un giorno e quindi a quante persone togliamo acqua potabile. Se l’olio esausto non recuperato viene disperso nel suolo, esso va a impedire alla flora di assumere le sostanze nutritive con conseguenze pessime su tutta la catena alimentare e sulla nostra salute.
Recuperare olio vegetale esausto: normative
La Comunità Europea ha deciso di disciplinare l’eliminazione ed il riutilizzo degli oli già al 1975, ma in Italia le prime ufficializzazioni sono arrivate nel 1982 quando è istituito il Consorzio Obbligatorio degli Oli usati, il Coou. Da quel momento abbiamo assistito nel Bel Paese ai primi passi di questa azione green, limitatamente al riciclo degli oli lubrificanti.
Dopo ben 13 anni, con il D.Lgs 95/ 1995, finalmente arrivano delle normative che stabiliscono competenze, autorizzazioni e modalità per svolgere la raccolta e lo smaltimento di oli esausti. Non è finito questo faticoso processo, ci sono voluti altri quattro anni per entrare nel merito delle tecniche da usare e per fissare i parametri in materia di eliminazione degli oli e della loro corretta destinazione.
Il Decreto Ronchi del 1997, non quello ultra noto sulla privatizzazione dell’acqua, è arrivato a stabilire che tutti gli oli esausti, e le emulsioni, devono essere considerati rifiuti pericolosi e trattati di conseguenza. E l‘olio vegetale esausto? Anche.
Il Conoe
Dopo il decreto Ronchi, e l’importante passo avanti che decreta, è nato il Consorzio Obbligatorio Nazionale di raccolta e trattamento oli e grassi vegetali e animali esausti, il Conoe, realmente attivo dal 2001. Esso raggruppa associazioni di raccoglitori (ANCO), di rigeneratori (Anirog e Aroe), di produttori (Confcommercio, Confartigianato, Coldiretti, CNA, Federalberghi, Fipe e Una-Confindustria).
E’ una realtà che non ha fini di lucro ma che comunque resta viva e si sviluppa grazie al contributo volontario delle imprese di raccolta e rigenerazione, non dispone del contributo obbligatorio di riciclaggio da parte dei produttori di olio alimentare previsto dalla legge.
Non siamo ancora nelle condizioni ottimali, anzi, sembra non entrare nelle nostre teste che recuperare olio vegetale esausto non solo ci permette di evitare danni ambientali, ma regala alla nostra comunità notevoli vantaggi economici.
Ad esempio attraverso alcuni processi di trattamento e riciclo possiamo ottenere prodotti di elevata qualità: lubrificanti vegetali per macchine agricole, estere metilico per il biodiesel, glicerina per la saponificazione, combustibile per recupero energetico. Ma anche, lubrificanti eco-friendly per automobili. Recuperare olio vegetale esausto ha un doppio guadagno: evita danni e regala benefici.
Un esempio virtuoso: Bio-Com
Nel settore per la raccolta, trasporto e stoccaggio di olio vegetale esausto, di frittura e/o di cottura, spunta una azienda che se ne occupa da anni e che ha molto da raccontare. La Bio-Com. E’ senza dubbio tra le più esperte e attive, e presenti sul territorio. Infatti può vantare punti di raccolta in attività produttive di ogni genere o quasi.
C’è da cercare la categoria mancante, è una sfida. Bio-com ha raggiunto infatti alberghi e Ristoranti, pub e pizzerie, pasticcerie, panifici e mense. Non solo, ha pensato anche ad occasioni come le sagre e a realtà più piccole ma importanti per il settore. Vedi ad esempio fritterie e kebab. In tutte queste attività la Bio-Com fornisce il servizio per l’olio esausto gratis.
Questa azienda non ha solo questo settore di cui occuparsi perché esegue lo smaltimento e il recupero di tutti i tipi di rifiuti ma di certo ci tiene a essere ritenuta una realtà specializzata in oli vegetali esausti. E’ iscritta ovviamente al Consorzio obbligatorio nazionale di raccolta e trattamento degli oli e dei grassi vegetali ed animali esausti che abbiamo prima conosciuto, ha iniziato dalla ristorazione e dalle mense, man mano ha poi esteso la propria azione sul territorio nazionale ove possibile.
Come agisce Bio-Com
Senza alcun costo per l’utente, la Bio-Com effettua prelievi in tutta Italia 24 ore su 24, bussa alla porta di chi vuol farle recuperare olio vegetale esausto e… lo recupera. Sembra facile e in parte lo è grazie alle tecnologie avanzate che ha scelto di utilizzare, anche per far sì che la propria attività venga svolta nel pieno rispetto dell’ambientale. Altrimenti sarebbe un grande controsenso.
Bio-com non cadrebbe mai in questo trabocchetto,anche perché opera nel settore da ormai tre generazioni e non si è mai accontentata dei traguardi raggiunti, ha sempre voluto ampliare il proprio orizzonte d’intervento. Negli anni ha così incontrato e stimolato il desiderio di recuperare olio vegetale esausto in varie tipologie di clienti. Ha avuto fin da subito la consapevolezza e l’intelligenza, e la capacità di creare business da quello che la maggior parte della gente considera uno “scarto”.
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Pubblicato da Marta Abbà il 8 Aprile 2016