Se sappiamo potare il susino possiamo trarre molta soddisfazione da questa pianta. L’operazione non è banale, però, ed è bene impegnarsi per capire per lo meno quali sono i criteri fondamentali per riuscire a procedere al meglio. E gustare, soddisfatti, i frutti del proprio lavoro.
Fortunatamente ci sono delle indicazioni generali per potare il susino, che valgono per tutti quegli alberi che appartengono a questa famiglia in cui troviamo delle varietà europee, altre provenienti dalla Cina e dal Giappone, altre ancora selvatiche, da cui ci arrivano dei frutti eduli. Vediamo a grandi linee quali sono queste buone pratiche di potatura “universali”.
Quando potare il susino
I periodi indicati sono l’inverno e la fine della primavera, nel primo caso si esegue una potatura sui rami che sono di fatto ancora secchi, nel secondo invece si agisce su rami verdeggianti e carichi di foglie.
La potatura invernale può essere effettuata in teoria in qualsiasi momento della stagione, evitando i giorni in cui gela, ma la cosa migliore è attendere la fine della stagione fredda per poter meglio identificare come agire, alla luce dei danni che il freddo ha causato alle gemme in arrivo.
La potatura del susino in piena produzione si esegue in inverno sul secco e durante la stagione primaverile-estiva sul verde. In inverno teoricamente potremmo potare sempre, tranne nei periodi delle gelate, ma per essere più sicuri conviene aspettare la fine della stagione fredda e verificare gli eventuali danni da gelo alle gemme. A sud funziona al contrario. Qui è difficile che geli, ma è sempre meglio aspettare la fine della stagione per valutare i danni che stavolta potrebbe aver fatto la mancanza di freddo.
Potare il susino: varietà
In generale può valere la regola che per le varietà di susino cino-giapponese la potatura deve essere più intensa rispetto a quella del susino europeo. Prendiamo questa come una linea guida quando si tratta di fare delle differenze di trattamento tra i diversi gruppi di susini.
Quelli europei mostrano un portamento assurgente, i loro rami crescono in verticale, al contrario i susini cino-giapponesi si sviluppano anche sul piano orizzontale e possono apparire “piangente”.
Tutti i susini, al di là della loro specie di appartenenza, fruttificano su rami della lunghezza di circa 15-20 centimetri, oppure su rami misti e su corte formazioni fruttifere chiamate “mazzetti di maggio” ma al variare della tipologia di albero, possono cambiare le proporzioni. L’europeo produce in prevalenza sui mazzetti di maggio, quello cino-giapponese indistintamente su tutti questi tipi di ramo e con grande generosità.
Come potare il susino
Quando si compie questa operazione, l’idea è di sfoltire i rami fruttiferi per produrre prugne e susine di pezzatura adeguata ed evitare il fenomeno dell’alternanza di produzione. Si procede andando a tagliare alcuni rami alla base, dove ne troviamo troppi tutti vicini, andando ad identificare quelli che tendono a svilupparsi verso l’interno della chioma oppure quelli che si incrociano con altri.
E’ molto importante anche diradare i frutticini, durante la potatura di primavera, per garantire che l’albero produca con costanza nel tempo. Bisogna infatti sapere che anche le piante hanno una sorta di meccanismo ormonale che fa sì che, negli anni, la differenziazione a fiore delle gemme per l’anno successivo vada a diminuire. Quando diradiamo i frutticini evitiamo che ciò accada, se lo facciamo con la corretta tempistica ovvero prima che il nocciolo si indurisca.
Quando si pota si interviene anche su succhioni e polloni, da eliminare sempre perché sottraggono energia alla pianta. I primi crescono verticalmente sul dorso delle branche, gli altri si formano dal portinnesto.
Criteri per potare il susino
Quando si agisce su una pianta, è bene sapere quali sono gli obiettivi principali della potatura. Uno degli scopi di questo lavoro è quello di sfoltire la chioma per riequilibrare la produzione in modo che bilanciata anche rispetto allo sviluppo vegetativo. E’ importante anche per mantenere la pianta in salute. La potatura serve anche per contenere lo sviluppo della pianta in modo che non superi i 3-4 metri di lunghezza. Anche la forma della chioma è un elemento a cui fare caso e la potatura serve per mantenerla come la desideriamo.
Quando tagliamo i rami lo facciamo apposta, anche per eliminare quelli secchi oppure quelli danneggiati. Non devono restare attaccati alla pianta neanche i rami malati perché possono causare problemi, meglio eliminarli bruciandoli o compostandoli.
Susino in vaso
Quando si coltiva un susino per allevamento, lo si tiene in vaso come accade anche per il pesco e l’albicocco. In questo caso il tronco principale può misurare massimo 1 metro e dividersi in tre branche aperte rivestite di rami laterali. In totale di solito la pianta allevata così arriva massino a tre metri ma si sviluppa bene lateralmente per intercettare meglio la luce del sole.
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