Come purificare l’acqua piovana

Considerato che nelle zone ventose si predilige la costruzione di impianti eolici e nelle zone dove il sole è incessante si costruiscono impianti fotovoltaici, perché non sfruttare l’acqua piovana nelle aree estremamente piovose? L’acqua non è più quella di una volta ma fortunatamente abbiamo il modo di filtrare e depurare l’acqua piovana raccolta. Vari studi scientifici condotti negli ultimi anni hanno dimostrato che l’acqua piovana, adeguatamente filtrata, può avere caratteristiche paragonabili a quelle dell’acqua distillata.

Come possiamo riciclare l’acqua piovana?
La pioggia presenta caratteristiche per certi versi preferibili a quelle dell’acqua potabile: prima di tutto, è priva di calcare e poverissima di sali minerali, per cui evita la formazione dei classici depositi biancastri e riduce le esigenze di manutenzione a carico di elettrodomestici, water e sciacquoni.

È perfetta per innaffiare le piante (senza cloro), lavare la macchina, fare la lavatrice o la lavastoviglie, fare le pulizie giornaliere.
Tuttavia nonostante i numerosi vantaggi, però, la pratica di riciclare l’acqua piovana non è ancora molto diffusa, tanto che alcuni comuni offrono incentivi a chi installa a casa propria dei sistemi per il recupero della pioggia.

Come purificare l’acqua piovana. Recupero dell’acqua e filtraggio
L’acqua piovana può essere raccolta in più recipienti, il più possibile puliti, in grado di non disperdere il liquido: barattoli puliti, cavità nella roccia, vestiti in plastica, ecc. Gli impianti più semplici prevedono la raccolta dell’acqua sui tetti attraverso uno specifico sistema di grondaie, all’interno di un apposito serbatoio di stoccaggio, dove la pioggia confluisce dopo essere stata filtrata. Le dimensioni del serbatoio possono variare a seconda di una serie di fattori, tra i quali la piovosità annua, il tipo di installazione (interrata o fuori terra), il numero e la tipologia di utenze da servire.

In commercio è possibile trovare dispositivi di stoccaggio di dimensioni molto diverse, dai 150 ai 20mila litri. Molto importante è anche la manutenzione dei filtri (in commercio se ne trovano di diverse tipologie), per evitare contaminazioni del liquido e la formazione di depositi di sedimenti, che potrebbero danneggiare l’impianto. Attraverso un sistema di pompaggio, l’acqua piovana viene poi distribuita alle varie utenze da rifornire. Di solito, i sistemi di pompaggio permettono di prelevare l’acqua al di sotto del livello di superficie, dove è più pulita.

All’interno del serbatoio, l’acqua, naturalmente, decanterà e verrà prelevata da un sistema elettrico di aspirazione che, tramite una centralina, terrà sott’occhio la quantità d’acqua conservata. In questo modo, in caso di esaurimento delle scorte, il sistema tornerà automaticamente ad allacciarsi alla rete idrica classica. Il costo di un impianto completo (cisterna+tubo+filtro) dovrebbe girare intorno agli 800 euro.

Come purificare l’acqua piovana e renderla potabile
L’acqua è l’elemento della vita è quindi importante riuscire a procurarsene una fonte potabile e dove ciò risultasse impossibile tentare di purificarla. Per purificare l’acqua è utile impiegare sostanze come iodio o cloro (nei giusti quantitativi percentuali): in assenza di tali risorse vale la semplice tecnica di portare il liquido a temperatura di ebollizione (per circa 10 minuti) eliminando così tutti i germi. L’acqua può essere infine filtrata a più strati (attraverso sabbia, vestiti, carbone, rocce, ecc.) e lasciata a riposare 12 ore lontano da agenti contaminanti di ogni genere prima di essere ingerita.

I danni derivanti dall’ingerimento di acqua non potabile comportano situazioni quali: dissenteria, grave e prolungata diarrea sanguinosa, febbre, debolezza, virus/malattie gravi (colera, tifo, ecc. indipendentemente dalle vaccinazioni) o presenza di parassiti nel corpo. È importante ricordare che i rubinetti e i punti di prelievo che erogano acqua piovana di recupero devono sempre riportare la dicitura “Acqua non potabile”.