Come pulire gli alberi da frutto in inverno
Se nel nostro giardino abbiamo degli alberi da frutto, in inverno non dobbiamo ammirarli spogli sospirando e attendendo che compaiano le prime foglie a cui seguiranno fiori profumati e frutti polposi. È tempo di prendersene cura imparando come pulire gli alberi da frutto in inverno.
Attrezzi per pulire alberi da frutto in inverno
Questa operazione non è fine a sé stessa ma serve per evitare che siano poi vittima di funghi e di parassiti quando arriverà la primavera. Per effettuare questa operazione dobbiamo avere una pompa irroratrice e una spazzola. Quest’ultima deve essere dura, meglio se di ferro, perché passata sui tronchi degli alberi deve strigliarli e far cadere la corteccia più vecchia ma soprattutto eventuali uova di parassiti che si sono insidiate nelle fessure, pronte a schiudersi e a fare danni in primavera.
Come pulire gli alberi da frutto in inverno
Ci sono diversi modi per effettuare questo lavoro, o meglio, la tecnica è solo una ma c’è chi fa una passata frettolosa e chi invece ci impiega diversi giorni per disinfettare i propri alberi con la massima precisione. Direi che dobbiamo trovare noi la giusta misura dando però una ripulita decisiva al tronco e ai rami più grandi e magari tralasciare quelli piccoli. L’obiettivo è togliere le muffe e i funghi oltre che le uova di parassito. I funghi più insidiosi sono i chiodini che si formano alla base della pianta e vanno a danneggiare il legno. Se non si corre ai ripari la pianta può deperire velocemente a causa di questo tipo di attacchi. Altri nemici delle piante da frutto sono le edere e in generale le piante rampicanti perché possono attaccarsi al tronco portando anche dei parassiti e altri funghi.
Dopo la pulitura, è il momento di disinfettare i tronchi in modo che non restino nudi e indifesi. Possiamo usare la magica poltiglia bordolese spruzzandola sulla corteccia. Osserviamo con attenzione le nostre piante alla ricerca di ferite nella loro corteccia perché se ne troviamo, dobbiamo munirci di mastice e chiuderle. Un po’ come quelle umane, se restano aperte si possono infettare.
Oltre che in inverno, la poltiglia bordolese va passata una seconda volta nell’arco dell’anno, di solito quando le foglie iniziano a cadere, sempre per evitare attacchi di insetti e funghi. Se vogliamo fornire una protezione aggiuntiva alle nostre piante possiamo spennellarne i tronchi con poltiglia di argilla o di equiseto che favorisce anche la crescita.
Questa operazione è particolarmente consigliata soprattutto se abbiamo delle piante in posizioni non ottimali e quindi più deboli e a rischio. Esistono una serie di trattamenti biologici che possiamo mettere in campo per proteggere le nostre piante e non darle in pasto ai parassiti. Ne esistono anche che rinforzano e stimolano la crescita come il preparato a base di equiseto ed alghe brune oppure quello a base propoli ed alghe brune.
Quello con l’equiseto va utilizzato verso l’inizio dell’estate, l’altro verso marzo e in estate piena. Sia l’equiseto che la propoli devono essere utilizzati sotto forma di tintura madre, nella misura di 200 cc per hl, le alghe brune si potranno trovare sia in forma liquida che in polvere, in forma liquida utilizzeremo 250 cc per hl, in polvere 50 gr per hl.
Poltiglia brodolese: caratteristiche
Questa sostanza è una miscela preziosissima e che chi ha un giardino con alberi a cui badare, conosce bene. Tecnicamente viene definito un fungicida rameico di contatto, serve per prevenire ed ha la funzione di anticrittogamico. Serve in giardino ma anche nei campi. Per ottenerlo si deve neutralizzare il solfato rameico pentaidrato con idrossido di calcio perché il solfato di rame è per fitotossico.
Si può definire un rimedio antico, visto che lo usavano anche i romani diluendo in acqua rame e calcio.
Esistono diverse “ricette” ma quella classica richiede 100 litri di acqua, 2 kg di solfato di rame pentaidrato e 1,3 kg di calce in polvere. Al variare della purezza del solfato di rame le quantità possono cambiare e anche la calce può essere usata in dosi diverse. Se ne aumentiamo la quantità otteniamo una soluzione basica, se la diminuiamo invece una soluzione cosiddetta neutra e poi addirittura acida. Un altro importante parametro da controllare quando si prepara la poltiglia bordolese e la velocità di miscelazione, perché impatta dimensioni delle particelle in formazione.
Un utilizzo abbastanza classico e noto di questa sostanza riguarda la cura della vite. Viene scelta perché a differenza di altri trattamenti sistemici non è endoterapica quindi non entra nella circolazione della pianta e si sofferma in superficie, coprendola. Purtroppo contiene tanto rame che è un metallo molto dannoso per il terreno e ne lascia tracce abbondanti. Resta molto utilizzato, non solo per le viti, perché considerato comunque al momento meno dannoso di altri rimedi ma in futuro la speranza è quella di trovare dei rimedi biologici senza un rovescio della medaglia così grave.
Pubblicato da Marta Abbà il 29 Novembre 2019