Come produrre meno rifiuti alimentari
Ogni anno, un consumatore occidentale getta fino a 253 chili di cibo. Ciò significa che con i rifiuti alimentare di ogni sigola persona, si potrebbe ridurre drasticamente, se non addirittura eliminare, il problema della fame nel mondo. I rifiuti alimentari possono diventare una risorsa per la comunità globale, tanto che la Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite (FAO) ha pubblicato un intero dossier dedicato agli sprechi alimentari.
In sostanza, i consumatori del Nord America e dell’Europa, ogni anno, gettano via dai 209 ai 253 chilogrammi di cibo. Fate ben attenzione, la cifra è stimata per ogni singolo consumatore e non a famiglia! Ciò significa che considerando lo studio eseguito dalla USDA secondo il quale un americano medio mangia 4,7 chili di cibo al giorno, la quantità di rifiuti alimentari di ogni singolo consumatore, potrebbe sfamare un americano medio per un lasso di tempo pari a due mesi!
Tuttavia, la differenza più grande sta nel “quando” i rifiuti alimentari vengono prodotti. Nei paesi industrializzati la gran parte di rifiuti alimentare è prodotta direttamente dal consumatore e con la vendita al dettaglio. Anche nei paesi in via di sviluppo si producono rifiuti alimentari, ma qui la produzione avviene durante l’elaborazione del cibo. Gli alti standard per l’aspetto inducono il produttore a vendere cibo coltivato per il consumo umano come cibo per l’alimentazione animale. Per esempio, una patata dalla forma inconsueta, non può essere commercializzata per il consumo domestico e il produttore sarà costretto a fare una selezione durante il post-raccolto per destinare quell’alimento “non standardizzato” per la nutrizione di bestiame. Così si ha un ulteriore spreco di cibo.
Circa il 40% dei rifiuti totali è costituito da scarti alimentari. E’ per questo che risulta importante adottare delle misure comportamentali di maggior consapevolezza. Ridurre la produzione di rifiuti alimentari è una sfida che ci riguarda tutti. Uno studio condotto nel 2002, che ha analizzato il comportamento di numerose famiglie americane, ha visto che queste famiglie gettavanoi via circa il 14% del cibo che acquistavano. Anche se tale percentuale può sembrare bassa, tradotta in termini economici, significa gettare nella spazzatura oltre 600 dollari all’anno. Ridurre la produzione di rifiuti alimentari significa risparmiare soldi!
I rifiuti alimentari costituiscono una preoccupazione crescente. Basterà pensare che una stima effettuata nel 2010 ha visto che per il trasporto e la produzione di quel cibo che viene poi gettato via, sono impiagati annualmente 300 milioni di barili di petrolio; equivalenti a circa il 4% del petrolio totale. Detto ciò sono chiari i danni che i rifiuti alimentari arrecano all’ambiente e all’intera società. Ecco perché ognuno di noi deve impegnarsi per produrre meno rifiuti e per farlo potete seguire i nostri consigli:
- Coltivate autonomamente le vostre verdure. Sono molti gli ortaggi che potete coltivare anche in vaso
- Pianificate i vostri pasti della settimana, vedete ciò che già avete nel frigo, nel freezer e nella dispensa e adattate la lista della spesa così da consumare prima ciò che già avete in casa
- Imparate a conservare frutta e verdura correttamente, nell’ultimo cassone del frigo e soprattutto, imparate a consumarla prima che marcisca
- Fate visita al mercatino locale, acquistate cibo fresco… evitate di andare al supermercato solo per accumulare punti sulla vostra carta fedeltà!
- Al mercatino acquistate patate, fagiolini o carote, anche se hanno un aspetto meno convenzionale. Abbandonate gli standard visivi e affidatevi alla vera naturalità degli ortaggi. Per questo prediligete i contadini locali piuttosto che prodotti industriali, in tal modo eviterete anche i fastidiosi imballaggi in polistirene.
- Cercate di mangiare gli avanzi del pranzo a cena o provate a congelarli o ricucinarli con qualche simpatica ricetta
- Siate più consapevoli di ciò che mangiate!
Link Utili | Dossier FAO pdf
a cura di Anna De Simone
Photo Credits | vinchef.wordpress.com
Pubblicato da Anna De Simone il 13 Febbraio 2012