Come eliminare il Fleotribo dell’olivo
Abbiamo a che fare con un coleottero che può arrivare a creare grossi danni agli alberi di ulivo se non viene eliminato in tempo e non viene fatta un po’ di prevenzione. Abbiamo a che fare infatti con il fleotribo dell’olivo, nome scientifico “Phloeotribus scarabaeoides”, classificato come insetto polifago dell’ordine dei Coleotteri, famiglia degli Scolitidi ma che comunemente viene anche chiamato punteruolo dell’olivo o tarlo dell’olivo, per via del tipo di danni che crea.
In Italia lo conosciamo bene perché è un tipo di insetto che ben si trova nelle aree in cui c’è un clima di tipo mediterraneo. Il rischio per chi coltiva gli olivi quindi è di risultare vittima di uno dei suoi attacchi che colpisce soprattutto il legno di alberi già un po’ deboli. La buona notizia è che ci sono diverse tecniche per tenere sotto controlla la situazione e anche per prevenire il suo arrivo.
Fleotribo dell’olivo: coleottero pericoloso
Da adulto il fleotribo dell’olivo ha tutte le sembianze di un coleottero molto piccolo, massimo 2 millimetri di lunghezza, e di colore tendenzialmente scuro, ma dotato di ali, dette elitre, che portano delle sfumature più chiare, di solite rossicce oppure brune. Non è finita, a rendere questo insetto piuttosto riluttante è la peluria che ha sul dorso.
Quando si riproduce depone delle uova che sono ancora più piccole dell’insetto stesso, quindi di massimo un millimetro, di colore chiaro, bianco o giallognolo. Quando nasce, nasce sotto forma di larva e prima di diventare adulto mantiene un colore chiaro e una forma arcuata e può essere lungo “addirittura” 3 millimetri e mezzo, resta chiaro anche quando raggiunge lo stadio di ninfa e pre ninfa, e misura in quel caso circa 2,5 millimetri.
Fleotribo dell’olivo: ciclo di vita
Abbiamo accennato ai diversi stadi di vita di questo coleottero pericoloso, vediamo meglio il suo ciclo durante l’evolversi delle stagioni. Alla fine dell’inverno, quando è adulto, spunta fuori dalle gallerie che ha scavato all’interno del legno dei rami e dei tronchi di cui si è già impossessato e riprende appieno la sua attività, partendo subito con il periodo di accoppiamento. In questa importante fase scava una galleria sotto la corteccia e si riproduce per poi scavare ancora un po’ e creare spazio per la deposizione delle uova. Sì, ci vuole spazio perché sebbene si tratti di uova piccolissime, ne depone un centinaio alla volta.
Quando si schiudono ne escono delle larve bianchicce che si vanno subito a nutrire del legno della pianta scavando in direzione perpendicolare rispetto alla galleria dove sono nate. Sembra banale ma questo non fa che indebolire ulteriormente la pianta già scavata.
Il passaggio attraverso tutti gli stadi di larva, ninfa e pre ninfa durano in tutto una cinquantina di giorni, poi il fleotrobo dell’olivo diventa adulto e viene allo scoperto uscendo dalla corteccia non perché arreso ma perché in cerca di un nuovo ramo o addirittura una nuova pianta da aggredire. Verso la fine di maggio o al più tardi a inizio giugno si assiste al primo sfarfallamento degli adulti.
Questo è il ciclo di vita di un coleottero ma dobbiamo tenere conto che durante l’anno si possono susseguire anche 3 o 4 generazioni, dipende dal clima. Ci saranno quindi degli adulti di seconda generazione, nati in tarda primavera che arrivano in tempo non solo per nutrirsi del legno dei rami ma anche per danneggiare le infiorescenze alla base. Non più innocuo si rivela l’adulto di terza generazione che viene alla luce a inizio autunno ed è in grado di attaccare anche le drupe in fase di maturazione che regolarmente seccano e cadono in modo precoce.
Fleotribo dell’olivo: danni
Conoscendo il comportamento di questo insetto ora siamo in grado anche di prevedere che tipo di danni esso possa causare agli alberi di olivo. E’ uno xilofago quindi si nutre di legno e lo fa andado a scavare le sue gallerie che usa per vivere e deporre uova. Scavo dopo scavo, i rami ovviamente finiscono per indebolirsi parecchio, possono seccarsi e in generale produrre meno drupe.
Di solito il fleotribo dell’olivo tende ad attaccare le piante che si mostrano già deboli oppure danneggiate per altri motivi che possono essere ad esempio un cancro del legno oppure una forte gelata non prevista. Arriva a dare spesso il colpo finale indebolendoli del tutto. Questa considerazione non ci deve portare ad escludere il fatto che possa attaccare anche delle piante giovani e in salute, soprattutto se sono situate vicino a delle piante già infestate.
Quando l’attacco è particolarmente aggressivo, il ramo o l’intera branca si possono disseccare compromettendo dunque la raccolta delle olive. Non è finita, questi sono solo di danni diretti, ci sono anche quelli indiretti perché le gallerie di un ramo attaccato da questo coleottero possono diventare punto di ingresso del batterio che causa la grave malattia della rogna dell’ulivo.
Fleotribo dell’olivo: prevenzione
Se il fleotribo dell’olivo preferisce attaccare gli alberi deboli o già malati, dobbiamo fare di tutto perché i nostri siano ben in salute per prevenire dei danni. In questo gioca un ruolo fondamentale una corretta potatura, solitamente da fare alla fine dell’inverno, prima della ripresa dell’attività trofica del parassita. Se troviamo dei rami attaccati dobbiamo rimuoverli e bruciarli ed è meglio fare lo stesso anche con i rami che notiamo essere troppo deboli.
Fleotribo dell’olivo: lotta biologica
Pur non essendo così terribile come la mosca olearia, il fleotribo dell’olivo è comunque un insetto da tenere lontano e possiamo farlo attraverso gli insetti antagonisti, ovvero degli insetti che si oppongono alla sua presenza. Ce ne sono almeno tre in natura, il coleottero (Thanasinus formicarius), il calcidoideo (Cheiropachy colòn) e il braconide (Dendroster protuberans).
Gli ultimi due ad esempio vivono e si nutrono a spese delle larve di fleotribo mentre il primo è proprio un predatore e si ciba sia delle uova e delle larve che degli adulti.
Fleotribo dell’olivo: i rami esca
Se l’attacco è molto potente, possiamo ricorrere ad un altro tipo di strategia utilizzando i rami esca. Si tratta di tecnica agronomica applicata in zone ad alta presenza di fleotribo in cui si usano i residui della potatura come esca, per fare in modo che l’insetto vi deponga le uova per poi farlo cadere in trappola allontanando il ramo esca dall’uliveto e bruciandolo.
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Pubblicato da Marta Abbà il 23 Luglio 2020