L’orticoltura è un toccasana per il corpo e per la mente. La maggior parte di coloro che si interessano a questa attività non lo fa con un interesse speculativo e nemmeno per risparmiare sull’acquisto degli ortaggi – anche se un risparmio è possibile – ma piuttosto per poterne ritrarre dei prodotti sani da consumare in famiglia. L’orto è anche un’ottima psicoterapia per chi ama la terra e un po’ di vita all’aperto, ed è anche una metafora della vita: la quantità e la bontà degli ortaggi dipendono infatti dalla cura dell’orticoltore, ben sapendo che le imprevedibili intemperie del clima – come i problemi nella vita – sono sempre dietro l’angolo e possono compromettere il raccolto.
Le brevi annotazioni che seguono sono pertanto dedicate a chi – avendone la possibilità – vuol trarre alimento e giovamento per sé e per la propria famiglia più che a coloro i quali intendano dedicarsi alla coltivazione orticola su vasta scala. Anche questi, tuttavia, troveranno notizie interessanti e consigli utili.
Situazione ed esposizione dell’orto. Il terreno deve essere riparato il più possibile dai venti dell’est e di tramontana. La miglior esposizione – specie quando si disponga di buona quantità d’acqua durante l’estate – è quella di mezzogiorno; il sole forte, con i suoi raggi ben diretti è di grandissimo beneficio all’orto, permettendo di ottenere gli ortaggi con la massima precocità compatibile in una data situazione e in dato clima. Ove non sia possibile avere un terreno bene esposto a sud, si potrà creare un orto anche in un terreno esposto a sud-ovest, sud-est, ovest o est, facendo sempre la scelta in modo da utilizzare il più possibile l’apporto del sole.
Va tenuto conto di taluni ortaggi che richiedono una data esposizione, come il rosmarino che, sotto i nostri climi regge male al solleone, e vuol quindi una situazione un po’ ombreggiata possibilmente vicino ai muri. Va inoltre notato che, ove si disponga di muri in direzione est-ovest, il terreno che li ha alle spalle può essere utilizzato per ottenere ortaggi più precoci perché quei muri riscaldati dal sole durante il giorno, rimandano anche nella notte un po’ di calore al terreno vicino. Per separare l’orto dal giardino – nel caso in cui lo si voglia – si possono usare siepi di tuje, di lauri cerasi e d’altri arbusti facili da mantenere a una determinata altezza, un’ottima scelta può essere quella di arbusti la cui foglia abbia un valore medicinale.
Il terreno. La miglior terra, com’è ovvio, è la cosiddetta terra da orto; cioè terra franca, non tenace ma non troppo sciolta, specialmente ricca di humus. La composizione ideale sarebbe la seguente: argilla (terra argillosa, creta) da 20 a 30 parti; sabbia silicea (sabbia dura, di fiume) da 5 a 10 parti; sabbia calcare da 5 a 10 parti; humus da 5 a 10 parti. L’argilla tende a dare al terreno compattezza e tenacità, e con ciò maggior freddezza, mentre la sabbia, specialmente se silicea, tende a dargli scioltezza; l’humus invece corregge sia l’eccesso di tenacità sia l’eccesso di scioltezza e, per la sua colorazione scura, permette al terreno di riscaldarsi più facilmente.
Non tutti gli ortaggi, naturalmente, crescono bene in tutte queste terre. I terreni forti, argillosi si adattano bene alla coltivazione dei cavoli, delle fave, delle barbabietole, mentre i terreni sciolti silicei si prestano piuttosto a dare piselli precoci, asparagi, patate, quelli calcari, a dare piselli, fagioli, lenticchie, ed i terreni umiferi, più ricchi in materiali nutritivi e umidità si prestano meglio alla produzione di ortaggi erbacei, come cardi, carciofi, spinaci, coste, insalate, ecc. Quando il terreno si presenta troppo compatto o troppo sciolto può essere emendato, il che si fa fornendogli l’elemento fisico che gli manca: sabbie silicee o calcari nei terreni argillosi, argilla o humus nei terreni sciolti. I terreni umiferi, specie se acidi, possono essere emendati con calcari.
Preparazione e vangatura. Le terre molto compatte vanno vangate o arate in autunno, senza infrangere le zolle, che verranno ridotte in polvere dal gelo. Poi fra gennaio e febbraio si fa la seconda lavorazione e si concima. Le terre di medio impasto invece si muovono verso la fine dell’inverno, più presto se tendono al forte. Seguire questa regola è importante perché permette di non dover ripetere il lavoro e di beneficiare al massimo della concimazione, che altrimenti andrebbe in parte persa.
Se si tratta di mettere in lavorazione un terreno precedentemente coltivato a prato, o non coltivato, è necessario un lavoro profondo di scasso a 40-50 cm, anche 60 cm se il sottofondo è cattivo. Va fatta attenzione e non mescolare i diversi strati del suolo, quello superficiale dovrà essere lasciato alla superficie e quello inferiore, sotto. In questo caso è bene subito dare una buona concimazione di fondo con letame, ma non troppo profondamente.
Concimazione. Attenersi al vecchio adagio: terre calde (sciolte) concimi freddi (bovini); terre fredde (compatte) concimi caldi (equini, ovini). In ogni caso è sempre importante che i concimi siano ben maturi. Gli ortaggi ‘mangiano’ molto e richiedono sostanze prontamente assimilabili in un periodo di tempo a volte brevissimo. La composizione dei concimi organici varia molto, ma mediamente il letame su 12 parti di principi attivi che contiene, ha 4 parti di azoto, 3 di fosforo e 5 di potassio. Confrontando questa proporzione con quella dei principi richiesti dagli ortaggi se ne osserva lo squilibrio dovuto alla mancanza di fosforo e di potassio in confronto all’azoto. Questo scompenso può essere corretto con l’aggiunta selettiva di elementi. Una quantità di letame adeguata va da due a quattro chili per metro quadrato per anno.
Acqua e irrigazioni. L’intensità della coltivazione orticola rende necessaria alle piante una grande quantità di acqua, ciò anche perché, trattandosi nella maggior parte dei casi di piante a rapido sviluppo, in terreni per lo più ben concimati, le radici non hanno grande profondità. È per questo che la disponibilità abbondante di acqua è uno dei capisaldi dell’orticoltura. È inconcepibile un orto nel quale non si disponga di acqua a discrezione. Va detto che la scelta dell’acqua ha una certa importanza anche dal punto di vista igienico, soprattutto perché molti ortaggi si consumano crudi. Una cisterna che raccoglie acqua piovana dai tetti serve assai bene – l’acqua piovana è la migliore per l’irrigazione – ma va conservata pulita.
Le ore più favorevoli per l’irrigazione, durante l’estate, sono quelle in cui è meno forte il sole; e specialmente la sera, quando il terreno è più secco. Di primavera è meglio bagnare durante il giorno; vi è meno arsura che d’estate e bagnando durante il giorno si ha l’acqua un po’ più calda che al mattino. D’inverno si può quasi dire che è meglio non bagnare, soprattutto fin che dura la possibilità di geli, ma le ore più adatte vanno dalle 10 a mezzogiorno.