Come cambia la Groenlandia per il cambiamento climatico

Come cambia la Groenlandia

In questo periodo siamo diventati tutti più attenti ai segnali che ci invia un pianeta che abbiamo maltrattato, noi e le precedenti generazioni. Facciamo più caso e siamo più consapevoli delle trasformazioni in atto nelle varie zone, soprattutto le più sensibili ai cambiamenti climatici come quelle desertiche e quelle polari. Non è quindi affatto sorprendente che un team internazionale di ricercatori si sia chiesto come cambia la Groenlandia. In particolare, la sua calotta di ghiaccio.



Come cambia la Groenlandia: lo studio

Lo studio si concentra su un problema più che mai attuale anche se spazia su dati che hanno fino ai 120.000 anni. È stato pubblicato su Nature Communications e nel team internazionale di ricercatori ci sono anche quelli dell’Università di Milano-Bicocca. Non è un’idea nuova quella di andare ad analizzare le variazioni di una calotta di ghiaccio da queste parti ma questa volta è stato applicato un approccio completamente nuovo per studiare quelle del margine orientale della calotta glaciale per rispondere alla domanda: come cambia la Groenlandia. Sono state analizzate le polveri presenti in una carota di ghiaccio estratta andando a capire cosa è successo negli anni al ghiaccio che ricopre questa landa.

Curioso vero? Andiamo a vedere meglio come questi ricercatori si sono mossi per arrivare ai risultati alla base della ricerca, intitolata “Ice core dustparticle sizes reveal past ice sheet extent in East Greenland“

La carota analizzata era profonda 584 metri, è stata prelevata profondità nella regione di Scoresby Sund. Questo nome non ci dice nulla ma è importante saperlo perché è una zona particolare della Groenlandia, periferica rispetto alla calotta e quindi molto sensibile alle oscillazioni del margine glaciale. È la zona perfetta dove fare questo tipo di studi e cavarne qualcosa.

Come cambia la Groenlandia: scoperte

Analizzando le polveri minerali provenienti dalle regioni proglaciali, sollevate e trasportate dal vento negli ultimi 120.000 anni, i ricercatori hanno avuto la possibilità di individuare le varie fasi di vita della calotta, quelle in cui ha avuto una estensione molto modesta e quelle in cui invece era molto grande. Se la calotta era quasi assente, il terreno era a contatto con l’aria quindi anche con i venti. Questo va a cambiare la composizione delle polveri che sono rimaste poi intrappolate nel ghiaccio prelevato e studiato.

Grazie alla precisa datazione della carota è stato possibile affermare che la calotta era in crescita durante l’inizio dell’ultima era glaciale e in progressivo ritiro durante la prima parte dell’interglaciale in cui viviamo, l’Olocene. La notizia è che al contrario di quanto si sospettava non si sono visti grandi cambiamenti durante l’ultimo periodo glaciale, nemmeno nei periodi caratterizzati da un riscaldamento climatico repentino.

Lo studio è stato interessante anche da altri punti di vista, per studiare ad esempio l’effetto che le polveri disperse nell’aria hanno sul clima e l’impatto che lo scioglimento delle calotte ha sull’innalzamento del livello del mare.

Groenlandia e calotte di ghiaccio

Ora che abbiamo compreso quanto possono essere preziose le calotte di ghiaccio, e le informazioni che portano con sé per centinaia di millenni, osserviamone da vicino le caratteristiche. Per definizione una calotta di ghiaccio o inlandsis, è una massa di ghiaccio continentale che copre il terreno di una vasta area geografica, estendendosi per più di 50.000 km².

Quella della Groenlandia è una delle due calotte rimaste sulla Terra, l’altra e nella zona antartica, ma un tempo ce n’erano parecchie di più. Oggi possiamo trovare anche delle “mini calotte” che tecnicamente vanno chiamate cappe di ghiaccio e sono masse di ghiaccio di dimensione inferiore che alimentano una serie di ghiacciai.

Quanti anni hanno le calotte? Sono relativamente giovani. Quella dell’Antartico si è formata a partire da una piccola cappa glaciale nel primo Oligocene e ha finito con l’occupare quasi tutta l’Antartide. La calotta glaciale della Groenlandia è comparsa nel tardo Pliocene ma si è sviluppata molto velocemente con la prima glaciazione continentale. Questa rapida crescita ci spiega il motivo per cui troviamo fossili ben conservati delle piante che una volta crescevano nell’attuale Groenlandia.

Come cambia la Groenlandia

Groenlandia e cambiamento climatico

Se andiamo a guardare le variazioni di temperatura in un arco di tempo molto vasto, possiamo notare il ruolo importante che giocano proprio le calotte, soprattutto per quel che concerne la temperatura degli oceani e, più in generale, del pianeta. Vediamo come mai. Quando la calotta si forma, rilascia una certa quantità di calore, detto calore latente. Quando una calotta invece si scioglie, preleva calore dagli oceani.

La Groenlandia per ora ha perso un po’ di massa, non così tanta a quanto emerge dallo studio citato, ma secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change (Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, IPCC), la perdita di massa delle calotte glaciali dell’Antartide e della Groenlandia ha comunque contribuito all’innalzamento del livello del mare, di circa 0,2 mm ogni anno, dal 1993 fino al 2003. Sembrerebbe un fenomeno in crescita e in accelerazione se si pensa all’innalzamento delle temperature.

Groenlandia: dove si trova

Per individuare la Groenlandia sulla cartina e tenerla d’occhio, vediamo meglio dove si trova. Nella lingua locale è soprannominata “Terra degli uomini” e in danese “Terra verde”, è un’isola collocata nell’estremo nord dell’oceano Atlantico tra il Canada a sud-ovest, l’Islanda a sud-est, l’Artide e il Mar Glaciale Artico a nord. Appartiene alla placca nordamericana dal punto di vista geografico ma dal punto di vista politico, costituisce una nazione in seno al Regno di Danimarca. Tolta l’Australia la si può ritenere l’isola più vasta del pianeta e allo stesso tempo anche lo stato meno densamente popolato.

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Pubblicato da Marta Abbà il 24 Ottobre 2019