I funghi porcini sono una delle varietà di fungo più amate dagli italiani e… non solo. Anzi, è lecito affermare che chi ama i funghi non può non conoscere uno dei generi più noti in tutto il mondo, il Boletus, a cui a sua volta appartengono più specie, come il Boletus edulis, la più consumata.
Se a quanto sopra aggiungiamo il fatto che riconoscere i funghi porcini non è poi così difficile, grazie al loro cappello particolare, e al posizionamento tipicamente adiacente a faggi e castagni, ne deriva una facile spiegazione perché nel nostro Paese la passione nei confronti di questi funghi sia così alta.
Certo, occorre pur sempre agire con la massima prudenza. Il fatto che i funghi porcini siano facilmente riconoscibili non significa che non possano essere confusi con altre specie, anche tossiche e velenose. E proprio per questo, in fondo, la coltivazione dei funghi porcini potrebbe essere una ghiotta alternativa alla raccolta sui campi. Ma come si fa?
Come coltivare i funghi porcini
Diverse varietà di funghi si prestano piuttosto bene alla coltivazione in casa. E anche se le sfumature del loro sapore potrebbero essere differenti rispetto a quelle che si otterrebbero da un fungo che nasce e cresce nel suo habitat naturale, questo non significa che non vi possa essere grande soddisfazione nel coltivare e consumare i funghi porcini fatti in casa.
Ci sono, tuttavia, alcune accortezze che è bene introdurre già in questa mini guida introduttiva, e che ti consigliamo poi di approfondire in compagnia di qualche esperto del settore, se hai realmente intenzione di coltivare a casa i funghi porcini.
Tieni in particolar modo in considerazione il fatto che i funghi che appartengono al genere Boletus sono simbionti e che dunque crescono solamente se possono generare una buona sinergia con l’ambiente circostante e, soprattutto, con le piante ai cui piedi crescono.
Questo non significa che tu sia costretto a piantare un faggio o un castagno sotto casa (!), ma solamente essere pienamente consapevoli del perché il fungo porcino sceglie questi alberi per svilupparsi: dalle radici dell’albero ottengono infatti alcuni elementi molto importanti per la sua nascita e il suo sviluppo, come zuccheri e amidi. Di contro, le radici dell’albero usano il fungo come una sorta di “estensione” naturale, divenendo così più forti e resistente.
Come ricreare l’ambiente ideale per i funghi porcini
Abbiamo dunque compreso, dalle righe di cui sopra, che per poter ottenere un buon raccolto di funghi porcini è necessario creare lo stesso habitat in cui proliferano nei boschi. L’habitat ideale del fungo è quello di un ambiente con particolari condizioni di umidità, illuminazione e temperature, con il terreno che, in particolar modo, dovrebbe essere costituito da terriccio dove già in passato altri funghi porcini hanno avuto modo di svilupparsi. Con queste specifiche condizioni è possibile tentare la c.d. coltivazione micorizzata, ovvero trasferendo nel terreno le radici del fungo, e creando un rapporto di simbiosi con altre piante “superiori” nelle vicinanze (non solo i castagni), ma in maniera tale che il porcino possa ricevere dalla pianta il nutrimento necessario alla sua crescita.
Detto ciò, è dunque fondamentale individuare una zona di terreno in cui vi siano le condizioni favorevoli per la nascita e per la crescita del fungo, dove interrare le piante micorizzate e le spore di funghi porcini. Queste ultime vengono di norma fornite da aziende specializzate in questo settore, e che di norma sono in grado di fornire – qualora sia di tuo interesse – anche altre spore, come quelle del tartufo.
Ancora, prima di procedere con la coltura delle piante micorizzate bisognerà procedere con la valutazione attenta del terreno, mediante analisi chimiche e fisiche, e bisognerà altresì valutare con consapevolezza il clima e la temperatura della zona, con particolare riferimento all’esame dell’umidità: abbiamo infatti detto come sia fondamentale, per la crescita dei funghi porcini, che la zona sia discretamente umida, e che dunque vi possano essere delle piogge abbondanti o – comunque – delle irrigazioni frequenti.
Dopo quanto tempo si vedono i funghi porcini?
Concludiamo questa breve guida introduttiva alla coltivazione dei funghi porcini con una buona evidenza: per poter ottenere un risultato… bisogna armarsi di pazienza.
È proprio per questo motivo che è molto difficile che chi coltiva funghi porcini faccia solo questo! Più frequentemente, oltre che come investimento per un ritorno diretto economico, la coltivazione dei funghi porcini può essere impiegata anche come operazione di riforestazione, ovvero andando a interrare delle spore di porcino all’interno di un più ampio piano di creazione di aree verdi o di riforestazione.
Nei primi anni, grazie a queste iniziative, si creeranno quelle condizioni utili per poter far crescere il sottobosco e le piante più grandi. In seguito, la vegetazione che può attaccare le radici sarà eliminata per poter creare un habitat naturale per lo sviluppo dei porcini.
Si tenga conto che questo processo non è, evidentemente, brevissimo, ma può richiedere anche 3-4 anni per la sua conclusione. Ecco perché si tratta di un investimento piuttosto rischioso da svolgere in maniera “isolata”, ed ecco perché molto spesso la coltivazione dei funghi porcini va a inquadrarsi all’interno di un più ampio piano vegetativo.
Sempre in linea con le spiegazioni di cui sopra, di norma non si procederà mai alla creazione di un solo impianto di porcini, ma si cercherà di effettuare più coltivazioni, come quelle dei tartufi, di lavande, di altre essenze che possono apportare dei positivi impatti nella crescita del sottobosco.
Se non siete riusciti a trovarli nelle vostre escursioni ma avete una gran voglia di gustarli potete acquistarli secchi su Amazon, come ad esempio questi 3 pacchi di funghi porcini secchi della valtellina al prezzo di 28 euro spedizione inclusa